Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

30.5.10

L'UNICA VOCE E' MIA




                                 Non è facile essere come sono:


                      erompere dalla materia impietrita                             
                                              e scivolare via con frullo d'ali
                             
                                                dalla feritoia dei sogni,
                               come uccello pazzo alla conquista di un volo,
                                           
                                           

                         fuori da quest’isola col faro acceso
                                        in attesa di naufraghi e aquiloni,

                                   solitarie caravelle che sfregiano l’orizzonte
                                              e l'avida distanza inghiotte in fretta;

                                       dove, oltre al mare, l'unica voce è mia:
                                                      quella con cui mi richiamo indietro.

                                                                                            mca

(TUTTI I DIRITTI RISERVATI).

27.5.10

INVENTALO UN ALTRO TEMPO

        poesia di Francesca Mannocchi:                                                     Gustav Klimt

Inventalo un altro tempo per noi
     che non sia il tempo passato 
                e che non sia il tempo che ci resta
inventa un tempo nuovo
        un tempo immobile
              un tempo che non scorra.
                           Inventa un giorno perfetto
                  l’ultimo giorno di sole prima dell’autunno
       una sera di settembre che fa nette le sfumature
         un risveglio in cui è tutto chiaro.
            Inventa il tempo di capire
  il tempo in cui la presunzione della ragione
           lasci spazio al vento che soffia e la porta via
                   la ragione di chi non ce l’ha.
            Inventa un tempo di cui vantarsi
        il tempo per salvarmi dalla realtà
il tempo di seppellire i sensi di colpa.
E lanciare un fiore su quello che resta
dei sensi di colpa
   tenere altri fiori nella mano
       e con la mano che mi resta
            stringere la tua di mano.
                 In un tempo che non passa.


.

26.5.10

VIAGGI NELLA TESTA



Il ricordo di un amore
  viaggia nella testa
   e non c'è una ragione
     quando cerchiamo quel che resta
è come un vento di passione
o una rosa rossa
  il ricordo di un amore
  ci cambia e non ci lascia.
Se avessi avuto almeno un'occasione
        adesso che so trovare le parole
            ma è il ricordo di un amore
                   a viaggiare nella testa.


http://www.youtube.com/watch?v=PTTMWQufrqo        
           Vento di Passione (Pino Daniele)
 
 
Il ricordo di un amore
  lascia in bocca il sale
     ed arriva dritto al cuore
        senza nemmeno avvisare,
       è in una lettera d'amore
è nel canto del mare
il ricordo di un amore
      ci parla e non ci passa.
     Se avessi avuto almeno un'occasione
    adesso che so capire le parole...
  ma il ricordo di un amore
continua a viaggiare nella testa. 


           Se tu non mi ami ,
                come posso amarmi io.

         Anche il cane è scappato.

Ogni tanto ritorna, alla sera,
ma in casa non entra.
Resta fuori accucciato
col muso tra le zampe.
Mentre sfaccendo nelle stanze vuote,
annusa l’aria e ascolta.

        Riconosce i rumori, ricorda?

Fiuta la tua immagine
che mi gira in testa.
Ma se lo chiamo,
se ne va sdegnato,
le orecchie basse,
deluso dalle mie carezze assenti.

                Passano i giorni e così invecchiamo.
                      Niente è più come prima.

                                                          mca



(TUTTI I DIRITTI RISERVATI)

hard times

21.5.10

PROFESSIONE REPORTER

CADUTO A BRACCIA APERTE,
COME FACEVAMO DA BAMBINI, GIOCANDO ALLA GUERRA.


BANG BANG!
IL BELLO STAVA PROPRIO NEL VENIRE COLPITI,
PER CROLLARE A TERRA IN CADUTA LIBERA.


FINGEVAMO LA MORTE CON LE BRACCIA A CROCE,
IMMOBILI, AD OCCHI CHIUSI, TRATTENENDO IL RESPIRO.
QUANDO CI SCOPPIAVANO I POLMONI SALTAVAMO SU, RIDENDO.


MA TU NO, TU NON RIDI.
NON SALTI SU.
NON RESPIRI PIU’.
INCOLLATO A TERRA ABBRACCI IL MONDO, SENZA DIR NIENTE.
SOLO QUELLA CROCE CHE TI STA DISEGNANDO PUO' PARLARE PER TE.

mca
20-05-2010
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                    Egon Schiele
 
 
.

20.5.10

RICERCATI

picasso                                                                                  
          leger   

matisse                                                       braque                      
modigliani





18.5.10

SONO ANNI...

                       




















Sono anni               
che come una pagliuzza             
fra le stagioni
me ne vado senza meta

                                 Abbas Kiarostami

                          


dipinti :
*Nel verde
**Girasoli
***Cielo giallo
****Mare d'inverno
di Claudio Crastus

17.5.10

AFGHANISTAN


Montagne rugginose
per troppo sangue sorbito
stanno truci di guardia
alle porte del deserto.

L’orgoglio ancestrale di fiere genti
freme ancora
alla ricerca di nuove prede
da offrire alla memoria di nuove generazioni
allevate all’ombra di secolari tradizioni.                        

Cannoni arrugginiti di carri armati,
i nudi alberi
e carcasse brunite dal fuoco,
la sola vegetazione
dietro a cui giocano al jiahad
bambini vecchi,
orfani di sogni,
saltellando sull’unica gamba
rimasta integra.

Lo sguardo febbrile negli occhi sensuali
Non va oltre la più vicina
mina antiuomo
di fabbricazione italiana.

Il piatto ordigno metallico su cui
hanno già conosciuto la pietas
della superiore civiltà occidentale:
non la morte compassionevole,
ma la sofferenza salvifica del mutilato.     

Fabricio Guerrini
(UN FILO DI PAROLE)
 
 

.

16.5.10

SPERIAMO SI TRATTI DELLA SOLITA BUFALA

Ecco l’ultima eccezionale trovata al vaglio della direzione tecnica del comune:
"Il salotto dei milanesi forse verrà riscaldato."
Un vecchio progetto rimasto fino ad oggi accantonato (e  buone ragioni ci saranno pur state).    Prevederebbe un impianto di riscaldamento realizzato con serpentine che scorrano al di sotto della splendida pavimentazione in mosaico.
Il lavoro verrebbe effettuato in concomitanza di altri interventi di  make-up già previsti, e necessari, pare,  per avere una Galleria tirata a lucido prima delle prossime elezioni comunali. (E chi ci va più alle urne?)
La Galleria è considerata una sorta di salotto buono di rappresentanza (più per tramandata tradizione che per la fruizione di oggi),  il bel palcoscenico che cela un backstage impresentabile.

Da qui a dire che sia il salotto dei milanesi, ci corre. Il termine è ormai desueto e poi di quali milanesi si parlerebbe? I milanesi doc non la frequentano, la usano prevalentemente come arteria di collegamento pedonale fra il Duomo e La Scala. Le uniche direzioni consigliate agli sguardi erranti sono in alto o verso terra: e allora non si può non rimanere attoniti da tanta bellezza.
Dopo quello spettacolo, meglio non indugiare sulla zona intermedia. Se si entra un attimo da Ricordi, Feltrinelli e Rizzoli, subito dopo l'acquisto è meglio sgommare. C'è sempre una gran confusione e i prezzi sono inabbordabili. 
Forse si parla di altri milanesi, quelli  nullafacenti che vanno a sgranchirsi le gambe a due passi da palazzo Marino? La signora Moratti può essere che ci vada ad approvvigionare il proprio guardaroba, sempre ben fornito e molto chic, in quei pochi negozi griffati, improponibili alle altre milanesi "normali” (normali è da ritenersi come accezione sostitutiva di "comuni" , termine che in questo contesto, non so perchè, non mi va di usare).
L'unico vantaggio che ci potrei vedere, in un tale progetto, è che il primo cittadino e la sua ampia corte, non perderebbero preziosi minuti ad infilarsi sciarpa e guanti, cappotto o  pelliccia, quando dovessero andare a fare un po' di shopping o bersi  un cappuccino, perchè non servirebbero, sono lì a due passi, due di numero. 
Un trattamento mirato (ad personam  come si usa dire oggi) che però mi sento di giustificare:  vuoi mettere la comodità? e vuoi mettere il risparmio di tempo pubblico profumatamente retribuito?

Ho sempre pensato che il concetto di salotto buono in cui fare accomodare i visitatori, consentendo di tenere tutte le altre porte chiuse, equivalga alla logica di facciata tipicamente borghese che per esempio vuole a milano, per deplorevole contrasto e stupido vanto,  l'albero di natale più bello e più alto d’Europa, non importa se è un abete centenario sradicato senza pietà dai boschi tirolesi e trasportato sui TIR dolorosamente smembrato, per essere poi riassemblato e decorato con preziosi cristalli Swarovsky di orribile gusto kitsch! Un triste cadavere rivestito di lustrini che finirà nell'inceneritore non appena concluse le feste. Viene da piangere solamete a pensarci.
.
“ Scusi, signora Letizia, lo so che la mia opinione non è richiesta, ma nel caso la città si dovesse trovare con improbabili surplus di  cassa, potrei segnalare diverse alternative su  come impiegare il denaro dei suoi Contribuenti, con esiti di maggiore soddisfazione per i milanesi tutti.
Recepito che le faccia schifo lo spettacolo della pletora di extracomunitari e clandestini/ delinquenti riversata nelle nostre strade, chiedo: se lo fa mai un giretto per le altre vie della sua città? Ah sì, forse... mentre se ne sta blandamente adagiata sui sedili della sua auto blu guidata dallo chauffeur, che avrà di sicuro la sensibilità di evitare buche e sconnessi, per non traumatizzarle i delicati lombi e le nobili vertebre.
Allora, vediamo... ha per caso mai provato a farsi una passeggiata a piedi quando piove, e gli unici cittadini che sembrano contenti sono quelli  a bordo dei SUV? Vabbè.

Il salotto di milano bello e impossibile
(Image by Fil.ippo)

.
La Galleria è ottagonale, per chi non lo ricordasse, aperta su quattro lati; anche negli inverni più rigidi, essendo tutti intabarrati, non si patisce il freddo, poichè oltre al calore umano, l'ambiente si giova delle emissioni tiepide che defluiscono dalle porte lasciate spalancate dai negozianti per stemperare il soffoco prodotto dagli impianti di riscaldamento interni ai palazzi, che viaggiano sempre a pieno regime, (non rispettando certo i 20 gradi raccomandati - e poi ci si lamenta dell’inquinamento).
Che cosa se ne vuole fare dunque, del salotto di milano, una sauna forse? La gente dovrà togliersi il cappotto per atto di solidarietà verso il primo cittadino o restare coperta e sudare rischiando di prendersi una bronchite per gli sbalzi di temperatura?

Personalmente è solo per recarmi alla libreria Rizzoli che ci passo, trattandosi del tragitto più breve per chi proviene come me dalla via Torino, e non ha tempo da perdere. Trovo scocciante districarmi nell’affollamento provocato dai perdigiorno che girovagano senza meta, guardandosi attorno con aria  malintenzionata, di chi invece procede indaffarato e insofferente, zigzagando fra i turisti disorientati o  cercando di far breccia sulle barriere di studenti che, sfrattati dalla gelmini, pellegrinano come cani sciolti fra megastore e fastfood, con pochi soldi in saccoccia e un mucchio di parolacce strette nell’epiglottide.

Ma per favore non parliamo più di salotto dei milanesi, che quelli se ne stanno da tutt'altra parte, occupati a produrre, mentre in Comune si disserta oziosamente su nuovi sprechi; il salotto se lo ritrovano a casa propria la sera, quando ci rientrano esausti per i disagi e le frustrazioni che la vita meneghina generosamente elargisce.”

Notizia sconcertante, ma speriamo si tratti dell'ennesima bufala.


Immagini: ALTRE QUISQUIGLIE DA SISTEMARE A MILANO:
Darsena dei Navigli
Rotonda della Besana (1713-1725)

11.5.10

ILLUMINATA




Sei tu il meraviglioso risvolto,
il tutto che sta dietro al niente,
la mia valle illuminata.
La tua voce me la portano gli uccelli
con gli echi garruli dei loro voli concentrici,
liberi e folli d’infinito.
In qualsiasi forma ti ripresenti,
scende la commozione
ad ogni segno del tuo passaggio,
senza rimbalzi di ricordo se non
la tua presenza vissuta lontano,
solo con parole.     

           mca             

(TUTTI I DIRITTI RISERVATI)





8.5.10

LA PRIMA BELLA COSA

LA PRIMA COSA BELLA

Regia: Paolo Virzì
Interpreti:
Stefania Sandrelli
Micaela Ramazzotti
Valerio Mastandrea
Claudia Pandolfi
Aurora Frasca e Giacomo Bibbiani


Paolo Virzì ancora una volta ci racconta i punti deboli della bella famiglia italiana, alzando il sipario sui tipici segni di riconoscimento di quell’italianità DOC che tanti disastri produce, quella che per primi ci sentiamo pronti a dileggiare, ravvisandola negli altri, ma di cui portiamo le stigmate da Nord a Sud, per l’intero Stivale.
Qui siamo a Livorno, ridente cittadina della progredita Toscana, culla del Rinascimento, della civiltà e della bellezza italica.
Nonostante il prosperare delle controcorrenti culturali degli anni ‘70, nemmeno da quelle parti, se eri donna, scampavi all’atavico maschilismo, l’insana gelosia e il bisogno di dominio che fanno sentire in pace col proprio orgoglio ogni maschio verace, salvo tu non stessi comodamente al riparo di un’irreparabile bruttezza, con buona pace dei sensi per tutti.

Ma la donna che Virzì mette in questione è più che bella, è incantevole (tant’è vero che se l’è sposata), ha la fragranza luminosa e inconsapevole del fiore che dice “guardami!”, ed ogni uomo vorrebbe cogliere.

E’ l’ingenua moglie di un tipo mediocre come tanti, dalla vita tranquilla; ma la sua proclamazione a reginetta di beltà in un gioco estivo di piazza, smuove in lui immotivate paure e supposizioni di corna, che lo faranno reagire con quella violenza preventiva che scatena i drammi familiari tanto diffusi ancor’oggi sull’italico suolo.
Scenate e botte da orbi metteranno in fuga la giovane moglie e i figli, che diverranno ostaggi del conflitto familiare e vittime di un mal’interpretato amore parentale, così efficace nel minare l’innocenza e la serenità che l’infanzia meriterebbe di avere assicurati.
N’esce malmesso il figlio maschio, erede della mentalità paterna, vittima dei propri pregiudizi che lo tengono incarcerato in un compiaciuto autolesionismo, che fa d’annuncio a tragiche soluzioni.
La bellezza che dovrebbe rappresentare una fortuna almeno per chi l’ha in dote, nel film sembra essere la causa dell’infelicità di tutti, forse perché s’accompagna alla bellezza “dentro”, un’arma non certificata, da cui i più non sanno come “difendersi”.
Nemmeno il tempo, che tutto risana, in questo caso si dimostra galantuomo.
Dopo drammi infiniti, sacrifici, delusioni, solitudine e malattia, la pora-donna con cosa si riscatterà?
Con la morte (ovvìììa!), che tutto trasfigura, santifica e sterilizza, anche le coscienze più ipocrite e guaste!
Se un funerale può trasformarsi in festa e tutto finisce a tarallucci e vino, non sarà per caso la morte la prima cosa bella che possa capitare dopo la nascita? Virzì non ce lo dice espressamente, ma chi ha orecchi per intendere, intenda, e intanto: canta che ti passa!

Il film è sorretto da una Stefania Sandrelli strepitosa, finalmente convinta del proprio ruolo e non preoccupata di dover nascondere rughe o cuscinetti; e dai due piccoli attori che, magnifici interpreti nei panni dei bambini contesi e sballottati, si muovono nella storiaccia con consumata scioltezza.
Azzeccato anche Mastandrea, nella parte del figlio ferito nei sentimenti e rinserrato nel suo vittimismo distruttivo.

Un risultato non perfetto a mio avviso, a causa della regia impostata un “tantino” sopra le righe, quasi esondante a tratti nella parodia, per quella carenza di giusta misura che ha contagiato lo stile del cinema italiano, quasi che l’esagerazione possa fare da garanzia affinché il messaggio arrivi alle teste dure e ai cuori chiusi degli spettatori, ma, tutto considerato, un buon lavoro, maturo e pieno di giuste intenzioni.

E' la prima cosa bella, e spicca alla grande su molti altri film italiani visti nella passata stagione, di cui non si è ritenuto necessario parlare.

Voto 7,5

.

4.5.10

UNA PORTA SOCCHIUSA


Il cane nero
credeva in una possibilità
di salvezza.
Attendeva che lasciassi socchiusa la porta
evitando di guardarmi,
con contegno, con molto contegno.
(Se anche noi – pensai –
riuscissimo a supplicare guardando altrove,
fossimo capaci di tappezzare la nostra miseria
con dignitosa carta da parati!…)
Non voleva che assistessi, il cane nero,
non voleva sacrificare il pudore
della sua carcassa bastarda,
sofferente e vecchia,
alla mia benevolenza.
Conosceva forse gli uomini?
L’alto prezzo della loro magnanimità?
Un cane nero e saggio, composto,                                               
a cui negai salvezza
non avendomi offerto lo spettacolo
della sua disfatta.

Fabrizio Soler
(Opera Zero)

.

3.5.10

oh mare nero, mare nero, mare ne..

CATASTROFI    INNATURALI

nella foto: reazioni di marmotte molto ammodo


immagine by
Edoardo Mottarella



altre reazioni..

.

ioni.

2.5.10

SEMPRE QUELLA



Sfogliare calendari appesi al vuoto, 
girando pagine su pagine, 
tutte bianche, tutte pesanti.
.
E la data non cambia mai coi giorni:
è sempre quella della tua assenza

mca 
  
(TUTTI I DIRITTI RISERVATI)                                                       




Large image:
Bob Kessel about
Georges De La Tour 


1.5.10

Speriamo che la morte ci colga vivi

Disastri quotidiani!
Come scrive Dostoewskij nelle sue Memorie dal sottosuolo, l’uomo ama inventare, creare, costruire, questo è indubbio, ma com’è che ama anche appassionatamente la distruzione e il caos?
Non sarà perché istintivamente teme di raggiungere lo scopo e completare l’edificio? Magari quell’edificio gli piace da lontano, ma non da vicino, gli piace crearlo ma non viverci…l’uomo è creatura frivola e disordinata e forse, come il giocatore di scacchi, ama soltanto il processo del raggiungimento del fine, e non il fine in sé.

E, chissà (non si può garantire), forse tutto il fine a cui tende l’umanità sulla terra consiste solo in questa continuità del processo di raggiungimento: in altre parole, nella funzione e non nel suo risultato; tutto il piacere risiederebbe dunque nella sola sfida della conquista e non nella soddisfazione dell’aver ottenuto. Così, a forza di scherzare col fuoco, siamo prigionieri del nostro stesso progresso e il pianeta è una bomba con la miccia già accesa.
Gradualmente, quelle che in principio potevano considerarsi conquiste, alla lunga si stanno ritorcendo contro di noi come erinni furiose e vendicative.
Siamo alla costante ricerca di fonti sempre più economiche di approvvigionamen-to per  poter dilatare i nostri consumi già spaventosi, preferendo ampliare la voragine degli sprechi piuttosto che ridurre la domanda di ciò che è superfluo, se non inutile.  E basta!



 NO NUCLEARE
      NO OGM            





 



NO GLOBAL

Mark Kostaby


Forza ragazzi, datevi da fare!


Lettori fissi