Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

29.9.10

L.O.V.E.


IN C... ALLA FINANZA
*


 Maurizio Cattelan - L.O.V.E. - (2010) scultura in marmo di Carrara di 11 metri, allestita in faccia al palazzo della Borsa, è stata creata appositamente per Milano "contro tutte le ideologie". (ph.by mca)


L'opera, come la migliore arte contemporanea che sappia produrre discussione e dibattito ideologico, è intenzionalmente provocatoria, mette in discussione le certezze del nostro tempo, offrendosi come uno specchio, seppur incrinato, del nostro presente.
Dato il vespaio di polemiche sollevato, il Comune di Milano, preso in contropiede,  ha già disposto che la scultura disdicevole venga prontamente rimossa da Piazza Affari il prossimo 3 ottobre.
Si tratterebbe senza equivoci di un provvedimento insopportabilmente reazionario rimuovere l'opera dal suo contesto originale:  anche interpretando l'opera come un insulto, la finanza di questi tempi se lo sarebbe pienamente meritato.         
Speriamo che  qualche autorità, in vena di bagarre, all'ultimo momento si opponga ai benpensanti (Sgarbi, ma dove sei?); oppure potremmo auspicare qualche azione di resistenza passiva da parte di citoyens progressisti e battaglieri.  
Speranza ovviamente remota, considerato che la piazza, seppur bella, non gode di  frequentazione  o transito da parte di giovani avanguardie artistiche:  non è un sito da cui si passi per caso, lì ci si va solo per i danè.              
mca
.*mca
*

28.9.10

AUTUNNO

*

Fa sera presto ormai.

Guardo il buio di fuori, 
calato come un grido.
Quando l’ultimo arco di luce
nel cielo sarà sbiadito
e diverrà gelo il tepore del giorno, 
Winslow Homer
la notte si punteggerà di stelle
saccheggiate alle altre stagioni.
Bussa alle finestre l’autunno.
Domani le prime foglie ingiallite
sembreranno frutta tra i rami.
In montagna torneranno le volpi,
furtive in cerca di prede,
fuggiranno tra i colpi di fucile
seminando impronte nel bianco.
Toccherà levare dall'armadio i piumoni ,
e alzare il riscaldamento,
portar su Brandy dalla cantina
e andarcene a letto con le galline.

Un altro inverno senza di te...
No ti prego, non farmelo fare.  

mca

*

(TUTTI I DIRITTI RISERVATI)

 *
*

27.9.10

TACI, NON ODO PAROLE CHE DICI UMANE

..


AFORISMI SUL SILENZIO

Perchè a nessuno viene mai il dubbio che il silenzio possa anche essere un'occasione da non perdere?  ( mca)

A molte donne tutto sommato gli uomini silenziosi non dispiacciono poi così tanto: le illudono che stiano pensando.  (mca)

Meglio tacere correndo il rischio di passare per stupidi che parlare e dissipare ogni dubbio. (A. Lincoln)

*
*

25.9.10

MILANO, "CAPITALE MONDIALE DELLA MODA"



Milano è una delle città d'Italia dove le donne (non sempre per colpa loro) girano peggio vestite,

tuttavia: ""questo settembre il calendario di Milano Moda Donna sarà ricchissimo, dal primo all'ultimo giorno, con una calcolata alternanza tra grandi nomi e stilisti emergenti, e sfilate davanti al pubblico delle grandi occasioni.



un appuntamento che serve sicuramente a rilanciare il made in Italy e soprattutto a portare il mondo della moda al centro dell'attenzione per l'importante ruolo di motore economico e culturale per il nostro paese.""



mca

21.9.10

PENSO A TE QUANDO


Image by Marco Carreras

            
                   Io penso a te quando dal seno del mare
                      il sole sorge e i suoi raggi dardeggia;
                                io penso a te quando al chiarore lunare
                                  l'onda serena biancheggia.
                                        Io penso a te quando sale la polvere
                                           lungo il lontano sentiero,
                                                e nella notte oscura, quando al passeggero
                                                   sul ponte il cuore balza di paura."


                                                                                                              WOLFGANG GOETHE

.
.

18.9.10

ABC ...D COME DIGNITA'


A

B


"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

      Una domanda rivolta a tutti e quindi anche lei è invitato, gentile on.Gianfranco Fini, perchè avendo recentemente citato l'art. 3 della Costituzione italiana in difesa della dignità femminile, ha ancora maggiore diritto di darci la sua opinione rispetto a un concetto astratto e controverso, rispondendo ad una precisa domanda circostanziata.
La domanda in questione è questa:  riferendosi esclusivamente all'apparenza esteriore, una delle due signore qui sopra ha meno dignità dell'altra?   
E se sì, quale delle due ne avrebbe di meno?


C
Nessuno si sogna di mettere in discussione la dignità di chi è ideatore, finanziatore ed interprete di spettacoli intellettualmente osceni che quotidianamente ci vengono propinati .
E di quella di coloro che ne compongono la fitta audience .

Con il termine dignità, si usa riferirsi al sentimento che proviene dal considerare importante il proprio valore morale, intellettuale e la propria onorabilità, e di ritenere importante tutelarne la salvaguardia e la conservazione.


Per i modi della sua formazione e le sue caratteristiche intrinseche, questo sentimento si avvicina a quello di autostima, ovvero di considerazione di sé, delle proprie capacità e della propria identità. Pertanto il concetto di dignità dipende anche dal percorso che ciascuno sceglie di compiere, sviluppando il proprio "io".

Ugualmente si riconosce dignità alle alte cariche dello Stato, politiche od ecclesiastiche, richiedendo che chi le ricopre ne conservi le alte caratteristiche. (Wikipedia)

Forse si dovrebbe fare ordine nei nostri cassetti prima di attaccare e rendersi persecutori di chi non è allineato con le nostre convinzioni.
mca
.
.

15.9.10

E CHE SFIDA SIA!


 Dal medesimo soggetto d' ispirazione (una vecchia lettera ritrovata in fondo a un cassetto) ecco due suggerimenti poetici scritti in simultanea, attingendo liberamente alla fonte.
Costruiti utilizzando note comuni seppure con variazioni diverse, seguendo ciascuno il proprio stile e la propria identità distintiva oltre a una personale musica interiore, danno origine, quasi senza volerlo, a una piccola sfida letteraria ...E allora che sfida sia!




SPRAZZO DI VERDE SULLA MONTAGNA

Non è più il gioco che cerco,
non più l’eccezione,
non le grandiose immagini inebrianti
e rutilanti, che penetrano la mente
e travolgono i sensi.
Si è capovolto il mio mondo di luci e colori,
ed è emerso un gelido vuoto inatteso
e un buio profondo, là dove
c’erano stati carnevale e sogni senza confini.
Vorrei essere stato meno ciarlatano e meno giocoliere
al tempo che mi regalava ore spensierate.
Ora sogno un forte appiglio, un porto sicuro,
che mi faccia sperare e lasciare alle spalle
questi ultimi anni turbolenti, che pensavo felici,
ma che nell’anima hanno seminato
un vago senso d’incompiuto
ed un gran bisogno di calma e certezze.
Ora guardo quello spiazzo di verde sulla montagna
e ti penso.

FABRICIO LUIZ GUERRINI  

                
LETTERA 
.
Nel silenzioso pomeriggio estivo
tempestato di accecanti bagliori,
fra un palpitare di foglie,
fisso dalla finestra
il verde spiazzo sulla montagna di fronte,
e ti scrivo.
.
Chissà se aspetti ancora le mie lettere:
siamo cresciuti, io e te.
Vorrei già strappare il foglio e cancellarti,
restarmene immobile, lontana,
dimenticarmi l’infanzia,
e le cupe smorfie del disincanto.
.
Il mio universo acerbo di colori e di luci
s’è capovolto ormai.
È un cono d’ombra il mio rifugio.
Finiti il carnevale e i sogni,
resta un irrequieto pensare.
.
Non più al gioco o all’eccezione
invoco di strapparmi
ai grigi artigli della noia.
.
Da un angolo remoto del mondo
mi giunge quel richiamo fatale
per cui non esiste biglietto;
e come un puledro fremo e scalpito,
e prendo a calci le porte della mia prigione.
.
Se fossi stata meno ciarlatana
e giocoliera col tempo
che regalava ore felici,
troverei oggi  una mano
su cui posare la mia fronte stanca,
che mi allontani dal senso d’incompiuto.
.
Ruggisco come lontano il mare,
affannato a lucidare i soliti sassi.
Dalla finestra aperta oltre le foglie
mi fissa lo spiazzo verde sulla montagna.
Ti ho scritto perchè, scusami,
solo pensarti oggi non bastava.


mca
.
,

12.9.10

Barrios, Favelas, Slums



JR Art
Favela Morro da Providencia
Rio de Janeiro 2008
(ph. JR/AgenceVu'/Blobcg)

JR è un fotografo francese che lavora in diverse parti del mondo percorse da tensioni sociali, religiose e culturali. E’ conosciuto per i ritratti di persone di cui realizza gigantografie che incolla negli spazi pubblici. Il suo lavoro, performativo e situazionista, trasforma le fotografie in manifesti e utilizza le strade come vere e proprie gallerie fotografiche all’aperto, combinando arte e azione per catturare l’attenzione di chi solitamente non visita i musei.

L’obiettivo del fotografo ritrae gli abitanti di luoghi diversi attraversati da conflitti – banlieue parigine, Medio Oriente, slums africani, asiatici e sudamericani - distorcendone l’immagine stereotipata generalmente trasmessa dai media, per riflettere con ironia sulla loro identità e capacità di rappresentarsi, enfatizzandone i lati più espressivi e facendoli vibrare fino alla caricatura.


JR Art
Favela Morro da Providencia
Rio de Janeiro 2008
(ph. JR/AgenceVu'/Blobcg)
Circa un quarto della popolazione di Rio (dieci milione di abitanti) vive nelle favelas. Rispetto ad altre città del Brasile, le favelas di Rio sono situate non ai margini dell’area abitata ma nel centro della città; quasi ogni quartiere infatti ha una propria favela, spesso di antica fondazione (Morro de Providencia risale ai primi del Novecento).
Nel corso degli anni si sono susseguite una serie di politiche e strategie governative per risolvere la condizione di degrado che in genere caratterizza tali insediamenti informali; a partire dai violenti processi di demolizione e decentramento nei primi anni Sessanta, passando per le prime esperienze di Mutirao negli anni Ottanta, fino agli anni Novanta con più democratici interventi di integrazione, affiancati da sempre più frequenti ricerche ed esercitazioni di architetti, artisti ed università internazionali.
Una città pluralistica come Rio de Janeiro non può infatti essere considerata semplicemente come una zona divisa in due: le strade e le colline, la città legale e le favelas, la città dei ricchi e quella dei poveri. La molteplicità di questa metropoli non può accettare una semplificazione così eccessiva, richiede grande impegno a chi la voglia avvicinare e studiare seriamente. Nonostante la varietà e la quantità dei suoi problemi, per Rio, diversamente da altre megalopoli quali Nairobi, Caracas o Johannesburg, il compito potrebbe rivelarsi meno gravoso.
Si paragoni ad esempio la questione dell’emarginazione dei poveri e dei migranti nelle città degli Stati Uniti a quella degli abitanti delle favelas di Rio. Secondo l’antropologa Alba Zaluar, l’emergenza delle bande giovanili nei quartieri poveri degli Stati Uniti alla fine degli anni Venti, coincide con la nascita delle prime scuole di samba, dei gruppi del carnevale e delle squadre di calcio nei quartieri più colpiti dalla povertà di rio de Janeiro. A suo modo di vedere le differenze fra le due realtà sono ovvie: in America le bande esprimevano le proprie rivalità attraverso atti di violenza, un riflesso della segregazione razziale e della sovrapposizione di background etnico e questioni razziali e territoriali. L’etica carioca invece ha creato altre forme per esprimere la differenza fra i vari gruppi; anche se non ha eliminato completamente la violenza, a Rio la rivalità tra i quartieri poveri e le favelas ha avuto come esito le sfilate e i concorsi del carnevale e le competizioni sportive fra squadre locali. Questo dimostra l’importanza di queste feste come forma di confronto ma anche di convivialità, di spinta verso l’interazione, il senso di appartenenza, il mescolarsi e il dividersi come sorta di antidoto alla violenza, sempre presente, ma contenuta o trascesa nella festa.
il sogno di diventare un artista famoso o un idolo sportivo ha dato impulso alle ambizioni delle persone che vivono nelle zone di Rio sotto molti aspetti emarginate, ma mai veramente diventate i ghetti razziali o etnici che esistono negli Stati Uniti. Questo è il principio fondamentale del modo di vivere carioca, principio che deve essere mantenuto in ogni progetto economico, sociale o culturale.............

Fonte: Lotus international N. 143 di settembre 2010 “ Favelas, learning from”
saggio estratto dal volume Favela-Bairro: Rewriting the history of Rio 1993/2000 an urban upgrading initiative for Rio de Janeiro by Luiz Paulo Conde and Sergio Mugalhaes - Viver Cidades
(mca ringrazia)

JR Art
Favela Morro da Providencia
Rio de Janeiro 2008
(ph. JR/AgenceVu'/Blobcg)
.
.

8.9.10

POESIA ILLEGITTIMA


Quella sera che ho fatto l’amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po’ mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera
ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.


Vivian Lamarque

(mca ringrazia)

ORLANDO PHOTOGRAPHY
.
.

7.9.10

sakineh

Doveroso innalzare voci e bandiere per ottenere l'abolizione di pene abominevoli quali la pubblica fustigazione e la morte per lapidazione: altro non sono che la spia dell' umana barbarie.
Questo genere di condanne, seppure inflitte a punizione di reati ritenuti gravi nei contesti in cui vengono applicate  - adulterio e concorso in omicidio  (da noi considerate quisquiglie per cui  non si fa più un plissè) - suscita giusto orrore nella scrupolosa coscienza degli occidentali.
Si muovono capi di stato, giornalisti, premières dames, il supremo capo della cristianità, fino all'ultimo uomo della strada; tutti manifestano pubblica ribellione verso pratiche così primitive e sanguinarie, retaggio comunque di religioni improntate su un dio violento e vendicativo. Ma è una partecipazione farisiaca, che manda un odore nauseante, molto più dell'indifferenza stessa.  
E' l'effetto provocato dalla risonanza mediatica che, come nient'altro al mondo, riesce ad impattare le coscienze dei mediocri, focalizzando  l'attenzione di tutti su di un soggetto a turno e passando sotto silenzio il destino di altri milioni di esseri umani che, senza aver fatto mai nulla di male, vengono quotidianamente torturati e uccisi da fame e sete, malattie, ingiustizie sociali, calamità e guerre,  una realtà a cui ci siamo assuefatti e davanti a cui abbiamo assunto un atteggiamento rassegnato e impassibile.
E' però indicativo dell' ipocrisia dominante il fatto che tutti si sentano oggi  in dovere di rivolgere appelli e paternali all'Iran e nessuno muova mai un dito per tutte le migliaia di pene di morte che vengono ancora largamente applicate nei paesi con cui intratteniamo rapporti di convenienza economica e che ci fa comodo chiamare "amici".   
                                                                                                              mca


Shirin Neshat

***
Sguardo

,
..
Sul vetro incrinato,
aveva il ragno tessuto una tela.
Sul vetro,
il diamante dei tuoi occhi
tracciò una riga.
.
In frantumi, il vetro
ruppe il silenzio degli alberi.

Restarono solo i tuoi occhi
e la luna:
nel mio sguardo cucirono,
insieme,
il loro sguardo.
..
testo poetico di
 
Nadèr Naderpùr

 libera traduzione di Gina Labriola


.

5.9.10

IO LO ODIO LO "SPORT"...


MARK KOSTABY


...CON LE SUE REGOLE DEL GIOCO, E TUTTI QUEI PORCI INTERESSI CHE GLI RUOTANO ATTORNO

Il termine sport ha una lunga storia, traendo origine addirittura dal termine latino deportare che tra i suoi significati aveva anche quello di uscire fuori porta, per dedicarsi ad attività sportive.


La diffusione della pratica diportiva in quasi tutte le società del mondo contemporaneo è il segno dell'importanza che lo sport ha assunto in quelle realtà da un punto di vista sociale, economico e politico. Lo sport è parte integrante della cultura di una società e si sviluppa in simbiosi con i cambiamenti che la contraddistinguono. Si pensi solamente al bagaglio di tradizioni che le discipline diportive tradizionali apportano alle culture delle nazioni in cui sono praticate o agli stretti legami che intercorrono tra il diporto e i media.


La pratica sportiva è diffusa soprattutto presso quelle realtà sociali che, culturalmente ed economicamente, possono usufruire dei mezzi necessari a praticarla.


Una concezione, largamente diffusa soprattutto nei paesi con maggiori tradizioni sportive, è che lo sport debba essere considerato un mezzo di trasmissione di valori universali e una scuola di vita che insegni a lottare per ottenere una giusta ricompensa e che aiuti alla socializzazione ed al rispetto tra compagni ed avversari.
Ma vi sono anche opposte posizioni che vedono nell'agonismo, ormai indissolubilmente legato all'elemento economico, un' esasperata contrapposizione individuale, un pericoloso segnale che potrebbe tendere a far risaltare lo spirito competitivo come naturale parametro di rapporto fra gli esseri umani.


Si ravvisano nell'antagonismo esasperato e nella ricerca del successo con qualunque mezzo un traviamento dei valori e del rispetto della vita e dell'umana compassione; inoltre il diporto è in molti casi solo uno "specchietto per allodole" utilizzato da governi autoritari per distrarre, imbonire, plasmare le menti oltre che i corpi. Non si perda di vista il raccapricciante utilizzo del diporto e delle stesse Olimpiadi che venne effettuato da Hitler sia a fini propagandistici, sia a fini formativi.

Fonte: Wikipedia
Si ringrazia

2.9.10

LA STRADA DEL MARE


                                       Imbocco la strada del mare e sei nell’aria...

            Sei nella fascia blu dell’orizzonte                                    
                                    che appare improvvisa e alta,
                                come fosse un cielo


                                           Nell’essenza del gelsomino
                                                 avvinghiato ai cancelli,
                                                              che scatena groppi di nostalgia

                                    Nel vento che mi fa irritare:                                         
                                           con dita dispettose
                                                        mi scompiglia i capelli e mi solleva la gonna

                                        Sei nello schianto di quella pigna
                           che solo per poco mi ha mancato
                                    e va rotolando in mille scaglie, quasi scappando

                                                Sei nel fumo dell'ulivo arso,
                                                          che irrita gli occhi e li fa bruciare,
                                                                    narrando d’altri ulivi, lontani

                                                     Nell’isola coi suoi lumini,
                                           che osservo di sera al buio,
                     e a stelle spente, fusa nel nero, continua a dirmi che esisti

                                       Io sono in questa pagina,
                                                          traboccante di colori e note,
                               e tu vorresti silenziosa e bianca.  
                                                                                                  mca

                                                                             

  (TUTTI I DIRITTI RISERVATI)

Lettori fissi