Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

22.9.11

La fotografia è la possibilità di racconto di una vicenda umana

"La fotografia è per me un mestiere, una maniera di vivere, il filtro attraverso il quale entro in relazione con il mondo e il mondo con me. Tentativo di comprendere e comprendersi. La ricerca, forse assurda, di istanti di senso e di forma nel caos della vita.
Ma dopo quarant'anni di mestiere e di riflessione sono arrivato alla convinzione che la massima ambizione per una fotografia sia di finire in un album di famiglia."




Feste religiose in Sicilia
Pasqua a Enna - 1962


Ferdinando Scianna è nato a Bagheria nel 1943. Fortunato fu per lui l'incontro con Leonardo Sciascia nel 1963 quando lo scrittore si recò a visitare la sua prima mostra fotografica che aveva per tema le feste popolari in Sicilia. Fra i due nacque immediatamente un'amicizia e Sciascia partecipò con prefazione e testi alla stesura del suo primo libro, Feste religiose in Sicilia, che gli fece vincere il premio Nadar nel 1966.




RACALMUTO 1964
Leonardo Sciascia

Profondamente legato alla Sicilia, che iniziò a fotografare da giovanissimo, in modi diversi e a volte conflittuali, Scianna ha una grande vivacità intelletuale, una passione di vivere sempre desta, e una divorante voglia di conoscere luoghi, persone e situazioni nuove.
E' questo il tratto significativo della sua personalità umana e professionale. A diciassette anni la fotografia è già quasi un'ossessione per lui. Nascono i primi intensissimi ritratti della gente di Bagheria, volti famigliari che compongono l'abituale scenario di vita che il giovane fotografo riprende in modo affettuoso e con  sorprendente "consapevole inconsapevolezza".
La fotografia è la possibilità di un racconto della vicenda umana, è una certa maniera di vedere le cose, di leggere, pensare e situarsi nei confronti del mondo.







Il libro ha un'eco straordinaria, sia per le immagini del giovane Ferdinando, sia perchè Sciascia sottolinea nella prefazione del libro la matrice materialistica della religiosità popolare siciliana. 
Sulla scia del successo del libro, Scianna lascia la Sicilia per Milano, dove viene assunto dalla rivista L'Europeo. Scianna impara a muoversi con velocità e ad affrontare giornalisticamente qualsiasi situazione.  

 Nel 1974 il giornale lo invia a Parigi, dove inizia a lavorare a tutto tondo, perfettamente inserito nella realtà francese, scrivendo articoli e occupandosi dei temi più diversi, dall'economia alla politica, al costume. E' proprio in quel periodo che egli stesso inizia a descriversi come il fotografo che scrive.
A Parigi conosce Henry Cartier-Bresson. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982 - come primo italiano -  nella prestigiosa agenzia Magnum Photos, di cui diventerà socio a tutti gli effetti nel 1989.



BEIRUT - LIBANO 1976
Combattente cristiano
Tornato a Milano, Scianna inizia a lavorare come fotografo indipendente, realizzando importanti reportage dall'estero e prendendo contemporaneamente contatto col mondo della moda grazie ai due stilisti emergenti Dolce e Gabbana, che gli affidano la realizzazione della loro campagna pubblicitaria nella sua familiare Sicilia, ritraendo la splendida modella Marpessa nei luoghi da lui già celebrati.
Fu un risultato di grande effetto che si discostava notevolmente dalla ritualità delle immagini patinate destinate alla moda e gli spalancò le porte della fotografia pubblicitaria.
"Non pretendo di cambiare il mondo con le fotografie. Mi ostino a credere, però che le cattive fotografie lo peggiorino.
A volte i reporter sono testimoni di momenti eccezionali, di grandi avvenimenti della storia. Tutto questo produce importanti documenti, qualche volta persino grandi fotografie. Se devo essere sincero però, i momenti che più mi piace ricordare sono quelli rari nei quali, magari sotto casa, la realtà sembrava miracolosamente organizzarsi in modo che io potessi coglierne un istante, significativo e irripetibile. "
Con il concittadino Giuseppe Tornatore,
in occasione del suo nuovo film Baarìa,
ha pubblicato nel 2009 il libro fotografico
Baaria Bagheria

Hachette/Il sole24ore
(mca ringrazia)

*

18.9.11

LA PROVA


Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867Roma, 10 dicembre 1936) fu drammaturgo, scrittore e poeta, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934.
*
*
Da piccolo Luigi apprese la devozione alla Chiesa Cattolica grazie all'influenza che ebbe su lui una serva di famiglia, che lo avvicinò alle pratiche religiose, inculcandogli anche credenze superstiziose. Questo lo avvicinò ad esperienze di misticismo, che continuò a perseguire per tutta la sua esistenza.
Si allontanò tuttavia dalle pratiche religiose per l’inaspettata delusione ricevuta dal comportamento scorretto di un sacerdote, per cui non volle più avere a che fare con la Chiesa, praticando una religiosità totalmente discosta da quella ortodossa.

Pirandello studiò filologia romanza all'università di Roma e, in seguito a un diverbio col rettore, a Bonn,  dove ebbe l'opportunità di conoscere grandi maestri di filologia tedesca, fra cui Hermann Karl Usener e di avvicinarsi agli studi di Freud sulla psicanalisi, che gli furono utilissimi per la caratterizzazione dei suoi personaggi letterari.

Considerato il periodo in cui il racconto che segue fu scritto - dalla fine  dell'800 ai primi del '900 - 
pur in uno stile al sommo grado di purezza della lingua italiana utilizzata - che gli valse il Nobel -  possiamo riscontrare l'osservanza di tutti i dettami e delle regole in seguito raccomandate dai moderni maestri di scrittura per i racconti brevi : incipit che crei nel lettore curiosità tale da decidere di proseguire senza esitazioni nella lettura, l'uso di frasi brevi e punteggiatura essenziale, stile snello, articolato e umoristico per interessare alla lettura anche chi non fosse entusiasta dell'argomento trattato.
Non dimentichiamo che Pirandello ebbe egli stesso una cattedra di stilistica e può essere considerato il vero caposcuola e precursore della moderna scrittura italiana.

Nella fattispecie il racconto in oggetto è di piacevole lettura anche per chi fosse ateo, nonostante il nome di Dio venga fatto almeno una ventina di volte in cinque pagine.



Vi parrà strano che io ora stia per fare entrare un orso in chiesa. *Vi prego di lasciarmi fare perché non sono propriamente io. Per quanto stravagante e spregiudicato mi possa riconoscere, so il rispetto che si deve portare a una chiesa e una simile idea non mi sarebbe mai venuta in mente. Ma è venuta a due giovani chierici del convento di Tovel, andati in montagna a salutare i loro parenti prima di partire missionari in Cina.

Un orso, capirete, non entra in chiesa così per entrarci; voglio dire come se niente fosse. Vi entra per un vero e proprio miracolo, come l’immaginarono questi due giovani chierici. Certo, per crederci, bisognerebbe avere né più né meno della loro facile fede. Ma convengo che *niente è più difficile ad avere che simili cose facili. Per cui, se voi non l’avete, potete anche non crederci; e potete anche ridere, se volete, di quest’orso che entra in chiesa perché Dio gli ha dato incarico di mettere alla prova il coraggio dei due novelli missionari prima della loro partenza per la Cina.
Ecco intanto l’orso davanti alla chiesa che solleva con la zampa il pesante coltrone di cuoio alla porta. E ora, un po’ sperduto, ecco che s’introduce nell’ombra e tra le panche in doppia fila della navata di mezzo, si china a spiare e poi domanda con grazia alla prima beghina:
-          Scusi, la sagrestia?
E’ un orso che Dio ha voluto far degno di un Suo incarico, e non vuole sbagliare. Ma anche la beghina non vuole interrompere la sua preghiera, e, stizzita, *più col cenno della mano che con la voce indica di là, senza alzare la testa né levare gli occhi. Così non sa di aver risposto a un orso.
Altrimenti chissà che strilli.
L’orso non se n’ha a male; va di là e domanda al sagrestano:
-          Scusi, Dio?   
 Il sagrestano trasecola:
-          Come Dio?                                  
 E l’orso, stupito, apre le braccia:
-          Non sta qui di casa?
Quello non sa ancor credere ai suoi occhi, che esclama quasi in tono di domanda:
-          Ma tu sei un orso!
-          Orso, già, come mi vedi; non mi sto mica dando per altro.
-          Appunto, orso vuoi parlare con Dio?
Allora l’orso non può fare a meno di guadarlo con compassione:
-          Dovresti invece meravigliarti che sto parlando con te. Dio, per tua norma, parla con le bestie meglio che con gli uomini. Ma ora dimmi se conosci due giovani chierici che partono domani missionari in Cina.
-        Li conosco. Uno è di Tuenno e l’altro di Flavon.
-         Appunto, sai che sono andati in montagna a salutare i loro parenti e che debbono rientrare in convento prima di sera?
-         Lo so.
-         E chi vuoi che m’abbia dato tutte queste informazioni se non Dio? Ora sappi che Dio vuol sottometterli a una prova e ne ha dato incarico a me e a un orsacchiotto amico mio (potrei dir figlio,  ma non lo dico perché noi bestie non riconosciamo più per figli i nostri nati pervenuti a una cert' età). Non vorrei sbagliare. Desidererei una descrizione più precisa dei due chierici per non fare ad altri chierici innocenti *un’immeritata paura.

La scena è qui rappresentata con una certa malizia che certo i due chierici, nell’immaginarla, non ci misero. Ma che Dio parli con le bestie meglio che con gli uomini non mi pare che si possa mettere in dubbio, se si considera che le bestie (quando non siano però in qualche rapporto con gli uomini) sono sempre sicure di quello che fanno, meglio che se lo sapessero; non perché sia bene, non perché sia male (ché queste sono malinconie soltanto degli uomini) ma perché seguono obbedienti la loro natura, cioè il mezzo di cui Dio si serve per parlare con loro. Gli uomini all’incontro* petulanti e presuntuosi, per voler troppo intendere pensando con la loro testa, alla fine non intendono più nulla; di nulla sono mai certi; e a questi diretti e precisi rapporti di Dio con le bestie restano del tutto estranei. Dico di più: non li sospettano nemmeno.
*
Il fatto è che sul tramonto, tornandosene al convento, quando lasciarono il sentiero della montagna per prendere la via che conduce alla vallata, i due giovani chierici si videro questa via impedita da un orso e un orsacchiotto.
Era primavera avanzata; non più tempo dunque che i lupi e gli orsi scendono affamati dai monti. I due giovani chierici avevano camminato finora lieti in mezzo ai lavorati* già alti che promettevano un abbondante raccolto e con la vista rallegrata dalla freschezza di tutto quel verde nuovo che, indorato dal sole declinante*, dilagava con delizia nell’aperta vallata.
Impauriti, si fermarono. Erano, come devono essere i chierici, disarmati. Solo quello di Tuenno aveva un rozzo bastone raccolto per strada, discendendo dalla montagna. Inutile affrontare con esso le due bestie.
*
D’istinto, per prima cosa, si voltarono a guardare indietro in cerca d’aiuto o di scampo. Ma avevano lasciato poco più * soltanto una ragazzina che con un frusto badava a tre porcellini.
La videro che s’era anch’essa voltata a guardare verso la vallata, ma senza il minimo segno di spavento, cantava agitando mollemente quel suo frusto. Era chiaro che non vedeva i due orsi, i due orsi che pure erano lì bene in vista. Come non li vedeva? Stupiti dell’indifferenza di quella ragazzina ebbero per un attimo il dubbio che, o che quei due orsi fossero una loro allucinazione, o che lei già li conoscesse come orsi del luogo addomesticati e innocui; perché non era in alcun modo ammissibile che non li vedesse: quello più grosso, ritto là a guardia della strada, enorme controluce e tutto nero, e l’altro più piccolo che veniva pian piano  accostando dondolante sulle corte zampe e che ora, ecco, si metteva a girare intorno al chierico di Flavon e a mano a mano girando l’annusava da tutte le parti.
*
Il povero giovane aveva alzato le braccia come in segno di resa o per salvarsi le mani e, non sapendo che altro fare, se lo guardava girare attorno, con tutta l’anima sospesa. Poi, a un certo punto, lanciando uno sguardo di sfuggita al compagno e vedendosi pallido in lui come in uno specchio*, chissà perché si fece tutto rosso e gli sorrise.
*
Fu il miracolo.
*
Anche il compagno, senza saper perché, gli sorrise. E subito i due orsi, alla vista di quello scambio di sorrisi, come se a loro volta anch’essi si fossero lanciato un cenno, senz’altro tranquillamente se n’andarono verso il fondo della vallata.
*
La prova per essi era fatta e i loro compito assolto.
*
Ma i due chierici non avevano ancor capito nulla. Tanto vero che lì per lì, vedendo andar via così tranquillamente i due orsi, restarono per un buon tratto incerti a seguire con gli occhi quell’improvvisa e inattesa ritirata, e poiché essa per la naturale goffaggine delle due bestie non poteva non apparir loro ridicola, tornando a guardarsi tra loro,  non trovarono da far di meglio che scaricare tutta la paura che s’erano presa in una fragorosa risata. Cosa che certamente non avrebbero fatto se avessero subito capito che quei due orsi erano mandati da Dio per mettere il loro coraggio alla prova e che perciò ridere di loro così sguaiatamente era lo stesso che ridersi di Dio. Se mai una supposizione di questo genere fosse passata loro per la testa, piuttosto che a Dio per la paura che s’erano presa, avrebbero pensato al diavolo, che all’uno e all’altro aveva voluto farla mandando quei due orsi.
*
Capirono che invece era stato proprio Dio e non il diavolo allorché videro i due orsi voltarsi alla loro risata, fieramente irritati. Certo in quel momento i due orsi attesero che Dio, sdegnato da tanta incomprensione, comandasse loro di tornare indietro e punire i due sconsigliati, mangiandoseli. Confesso che io, se fossi stato dio, un dio piccolo, avrei fatto così.
*
Ma Dio grande aveva già tutto compreso e perdonato. Quel primo sorriso, per quanto involontario, dei due giovani chierici, ma certo nato dalla vergogna di aver tanta paura, loro che, dovendo fare i missionari in Cina s’erano imposti di non averne, quel primo sorriso era bastato a Dio, proprio perché nato così, inconsapevolmente, nella paura; e aveva perciò comandato ai due orsi di ritirarsi. Quanto alla seconda risata così sguaiata era naturale che i due giovani credessero di rivolgerla al diavolo che aveva voluto far loro paura, e non a Lui che aveva voluto mettere il loro coraggio alla prova. E questo, perché nessuno meglio di Dio può sapere per continua esperienza che tante azioni, *che agli uomini per il loro corto vedere paiono cattive, le fa proprio Lui, per i suoi alti fini segreti, e gli uomini credono invece scioccamente che sia il diavolo.
*
Luigi Pirandello                                       
da Novelle per un anno - La prova

Cinque raccolte pubblicate tra il 1928 e il 1937 comprendono novelle risalenti agli anni tra il 1896 e il 1937: quadri siciliani, volti femminili, figure di emarginati popolano questi racconti, nei quali Pirandello porta a compimento la sua indagine introspettiva.



dal racconto La Prova notare in particolare queste regole sottintese:

*Vi prego di lasciarmi fare uso del dialogo confidenziale come escamotage indirizzato a coinvolgere più direttamente il lettore

*niente è più difficile ad avere che simili cose facili: ironia usata con nobili intenti didascalici oltre che stilistici

*più col cenno della mano che con la voce  mirabile sintesi dell'azione con un'efficacia quasi visiva

l'uso alternativo di aggettivi e nomi con l'intento di impreziosire una descrizione che in termini più correnti potrebbe risultare banale; questi termini sono il prodotto mirato di una riflessione e della conoscenza linguistica dello scrittore e non fronzoli ridicoli e ridondanti di cui si fa spesso uso oggi come scappatoia.
es: *lavorati è usato in alternativa a colture o seminato
*un’immeritata paura  qui usato al posto del prevedibile termine inutile

* accentato non è qui un errore di stampa ma l'antico modo di scrivere questo avverbio (l'accento è stato in seguito eliminato dalle regole grammaticali in quanto superfluo, dato che la parola non ha omonimie e non è suscettibile di cambiare il senso della frase se male interpretata.
Attenzione perchè l'uso dell'ortografia impeccabile è sottovalutato da molti aspiranti scrittori che spesso cadono in errori di accentazione - es:qui e qua l'accento non va, ma su lì e là ci va, mentre non ci va su va. ndr :-) -

*all’incontro:  vecchio termine che significa all'incontrario

*vedendosi pallido in lui come in uno specchio : segnalo questa frase perchè si mediti sull' alta incisività che compensa preziosamente la narrazione semplificata dell' avvenimento.
*che agli uomini per il loro corto vedere paiono cattive  idem
mca
Fonte bibl. Wikipedia
(mca ringrazia)

17.9.11

made in Switzerland


Gli artisti svizzeri stanno andando forte, ultimamente,  anche se si sente parlare poco di loro.
Pipilotti Rist in particolare vive il suo momento d'oro: Biennale di Venezia, Hayward Gallery di Londra, Kunsthalle di Brema e poi Rotterdam, Zurigo e ancora Londra e New York; le sue opere sono quotate dai 3.500 a 350.000 euro.

Un’altra artista svizzera emergente:
Pipilotti Rist, è nata a San Gallo nel 1962,
 vive e lavora a Zurigo.
Il suo nome vuole rendere omaggio a Pippi Calzelunghe
l’eroina del libro di Astrid Lindgren

(un assaggio della video istallazione alla biennale 2011)
*
 Quest’anno alla Biennale  si proiettano le sue immagini in movimento su tre riproduzioni di vedute veneziane. Fantasmagoria di luci e di colori in lotta per costruire un mondo più umano.

Con la telecamera, il computer e qualche effetto speciale, racconta storie che ipnotizzano, mette in scena trionfi di fiori e piante, acqua scrosciante, donne nude con particolari anatomici che in altri contesti sarebbero imbarazzanti, ma nelle sue opere diventano sorprendentemente poetici.
Influenzata dalla sua miopia, che la costringe a guardare tutto da molto vicino, filma i corpi, fra i quali il suo, da una distanza millimetrica trasformando in paesaggio geografico carne, peli, capelli e lentiggini.

Homo sapiens sapiens, 2005
Selfless in the bath of lava, 1994
Cercando di rompere gli schemi tradizionali per portare l’arte nella vita di tutti i giorni, colora il mondo con tinte cariche, colori elettrici.
Vuole dimostrare che si possono inventare nuove regole, giocando con il formato e la definizione delle immagini.

Nel 1986, col primo video realizzato a Basilea mentre era ancora studentessa,  I'm not a girl who misses much, già fissava la linea espressiva che
 avrebbe seguito negli anni a venire.



Vestita di nero col seno esposto, danza con una frenesia innaturale, ripetendo ossessivamente, le parole che danno il titolo all'opera, il primo verso di una canzone dei Beatles Happiness is a warm gun.


In un altro video Ever is over all che le fruttò un premio alla Biennale del 1997, le immagini si sovrappongono. Da un lato un campo di fiori esotici giganteschi, dall'altro una donna che passeggia per le strade di Zurigo, fracassando elegantemente i finestrini delle macchine parcheggiate con un attrezzo a forma di fiore sotto lo sguardo quasi compiacente di una vigilessa.

Sarebbe interessante capire quanto sia di sprone agli artisti elvetici la ribellione sociale  nei confronti dell'organizzata, pacifica e superperbenista madre Svizzera.

Gravity my friend
installazione al Fact di Liverpool 2007

















                                    
I could'nt agree with you more, 1999

*
*














Le sue videoinstallazioni, che invadono spesso intere sale dei musei, avvolgendo lo spettatore, sono divertenti e sensuali, psichedeliche e irriverenti.
Gioca con il formato e la definizione delle immagini, con accelerazioni e rallentamenti improvvisi, esplorando temi impegnativi: nascita, morte, famiglia, amore, corpo e natura.



16.9.11

TIMIDEZZA

                               Immagine di Gino Lom
                               tutti i diritti riservati (mca ringrazia)
                               www.fotocommunity.it

     
      Volevo dartelo il mio amore
         su un foglio di giornale
            alla maniera povera,
               come si offre una caldarrosta,
                     ma temevo tu notassi solo la carta,
                         non il gesto né il suo contenuto,
                            per questo son rimasto sulla soglia
                                con le mani dietro la schiena
                                      a stringere il cartoccio.


                                               Umberto Crocetti


*

12.9.11

piedra de mi negro camino

                  
                                   La cicatriz de mi abandono

                    aulla como perro solitario

                                   hacia aquella que hoy eres

                         distante luna y nunca mas

                piedra de mi negro camino.


                                                      Alejandro Jodorowsky



                                                                 Immagine di Matteo Melis (mca ringrazia)
                                                                              www.fotocommunity.it



                                                           La cicatrice del mio abbandono

                                                 ulula come cane solitario

                                                           verso quella che sei oggi

                                                                      distante luna e mai più

                                                           pietra del mio nero cammino


                                                                         (trad. Antonio Bertoli)

*

6.9.11

QUESTA E' LA VERA ARTE, SIGNORI

SENZA TITOLO...






E' scoppiata la notizia bomba, Italiani



Per la prima volta viene è stato tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio.

A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli, ma anche a 1109 loro familiari, compresi (per volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxoris.
Ebbene solo nel 2010, deputati e loro parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro.
Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. 488.000 mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familiari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3. 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati.
"Abbiamo chiesto - dice la Bernardini - quanti e quali importi siano stati spesi nell'ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitaria” come ad esempio balneoterapia, terapia shiatsu, massaggio sportivo ed elettro-scultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".

Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo - spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare un’ assicurazione integrativa’. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo già diritto all'assistenza che tutti i cittadini italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, e farsi un'assicurazione privata. Non si capisce perché questa 'mutua integrativa’ la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".
  Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti.
Ma non finisce qui...
Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'unanimità e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.
STIPENDIO Euro 19.150,00 al mese
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente si tratta di parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa fino a Euro 6.455,00) tutti esentasse naturalmente. 
TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis                                                      
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubblico impiego).
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al minuto !!

Se non è vera arte questa...
  










4.9.11

ELEFANTI ADDIO

Raffiche di kalashnikov echeggiano nella Valle del Grande Rift in pieno giorno.
Prima succedeva solo di notte.
Questa volta è una femmina.
Una matriarca di quasi trent’anni, lo si giudica dal corpo, dall’usura delle unghie.
Le zanne invece, divelte a colpi d’ascia, sono già in viaggio, nascoste sotto un carico di carbone diretto a Mombasa, dove verranno poi imbarcate verso la Somalia e l’insaziabile mercato cinese.
La notte risuonerà di strida di iene, di ruggiti di leoni, di ululati di sciacallo che si contendono le grandi spoglie.
Domani i resti dilaniati formicoleranno di milioni di larve, e fra una settimana solo pelle putrefatta e ossa sconnesse  rimarranno di questa regina della savana.
Amen

Antonio Arajo Ojeda (diritti riservati)
Memorias de Africa - www.fotocommunity.it


Poi ci saranno coloro che entreranno negli eleganti negozi di Pechino, Bangkok e Tokio per scegliere in una vetrina illuminata un superfluo oggetto d’avorio di cui si potrebbe benissimo fare a meno. Questi raffinati signori associano al loro acquisto  l’orrore e il terrore che sono il vero prezzo della loro ignoranza?  Sanno di essere colpevoli di questa morte più dello stesso bracconiere che ha premuto il grilletto?

I bracconieri del Kenia sono armati dai mercanti somali, importatori di armi illegali, che restano impuniti. Sono spesso spinti dalla tentazione di un guadagno che è pari al ricavato di un ipotetico lavoro retribuito di quindici anni, e sanno bene che, se per caso cadessero nelle mani della legge, fatto raro, sarebbero probabilmente subito rilasciati. Il valore dell’avorio gonfiato dalla domanda di mercato è tale, paragonto alle condanne irrisorie, che vale sempre la pena di correre il rischio.
750 dollari al chilo

Recentemente a Zanzibar è stato sequestrato l’equivalente di 520 elefanti. In aprile la dogana tahilandese aveva scoperto 240 zanne , 122 in Vietnam, 84 intercettate a Nairobi e oltre 700 già dirette in Cina.

La legislazione applicabile ai crimini contro animali selvatici in Kenia è da tempo obsoleta. Data ancora degli anni ’70, quando la caccia grossa era ancora permessa, gli elefanti abbondavano, i negozi che vendevano oggetti d’avorio ai turisti comunissimi da trovare e la popolazione non aveva raggiunto ancora gli attuali livelli di disoccupazione.
Soprattutto la presenza cinese in Africa non era così dominante, anzi praticamente non esisteva.

La rapida escalation dell’economia cinese, dove gli oggetti in avorio intagliato rappresentano uno status symbol, unitamente all’influenza economica cinese in Africa, sono direttamente responsabili del tragico e irreversibile declino delle popolazioni faunistiche nel continente nero. Il bracconaggio ha raggiunto livelli senza precedenti e il 90% dei bracconieri arrestati a Nairobi è cinese.  La domanda per l’oro bianco risulta insaziabile e i Rangers locali, ancora armati con fucili antiquati, devono far fronte a un nemico risoluto e munito di armi moderne.
Solamente il Kenia perde ogni anno molte centinaia di elefanti e rinoceronti. I primi a sparire sono stati i grandi maschi e ora è il turno delle matriarche, che rappresentano il nucleo e la memoria del branco.
Vent’anni fa il commercio dell’avorio era stato messo al bando, ma poi il divieto non si è più rinnovato grazie all’avvenuta ripopolazione, ma in questi ultimi cinque anni è ricominciata l’ecatombe. La stage dilaga: se questo traffico internazionale criminale non verrà fermato al più presto e una nuova legge approvata in tempi celeri, il destino dell’elefante sarà quello di diventare un mammuth di ultima generazione.

(Tratto da un articolo di Kuki Gallmann)

Notturno africano di Roberto Rubiliani  tutti i diritti riservati
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Kuki Gallmann, nata in Italia, arrivò in Kenia nel 72 col marito Paolo e il figlio Emanuele che morirono dopo pochi anni in un incidente. Per onorare la loro memoria Kuki  fondò la Gallmann Memorial Foundation, che promuove la coesistenza fra uomini e natura. Si batte in prima linea contro il bracconaggio e ha ricevuto, per questo impegno, diverse onorificenze internazionali.



Ha pubblicato cinque romanzi editi da Mondadori tra cui l’autobiografico “ Sognavo l’Africa” da cui è stato tratto un film con Kim Basinger. Vi si narrano i tragici fatti della morte del marito in un incidente d'auto e quella del figlio adolescente in seguito al morso di uno dei serpenti velenosi allevati in una teca nel Ranch.  ****



mca ringrazia:
Kuki Gallmann
Antonio Arajo Ojeda
Roberto Rubiliani

3.9.11

La fotografia è una mannaia


La fotografia è una mannaia che coglie nell’eternità l’istante che l’ha abbagliata.
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Parole di Henri Cartier-Bresson,  nato a Chanteloup in Bassa Normandia nel 1908.
Da molti è considerato il padre del fotogiornalismo. Appassionato di pittura e affascinato dalle idee dei surrealisti, studiò con André Lothe.  Fu uno scatto di Martin Munkacsi a convincerlo che la fotografia gli era congeniale. 

Marton (Martin)  Munkácsi
Motociclista a Budapest - 1923

Marton Munkácsi
"Sono state queste foto a dar fuoco alle polveri,
a farmi venir voglia di guardare la realtà
 attraverso l'obiettivo."
(Cartier-Bresson)
Marton   Munkácsi
woman with umbrella - NY
Marton Munkácsi

Non è stato ancora dimenticato l’artista ungherese Martin Munkacsi, pioniere della fotografia moderna e fonte di ispirazione per Henri Cartier-Bresson.
Fotografie che festeggiano il dinamismo, la velocità e l'energia della vita moderna. Dai suoi esordi come fotografo sportivo in Ungheria, passando per il fotogiornalismo innovativo a Berlino, fino al suo lavoro per la rivista di moda cult Bazaar di Harpers - da cui fu assunto nel 1934 - Munkacsi ha abbagliato il pubblico per il suo approccio audacemente sperimentale.


Nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica una Leica 35mm con lente 50mm che l'accompagnerà per molti anni nei suoi viaggi in Costa d’Avorio, Messico, Spagna, Italia e Stati Uniti, dove iniziò ad interessarsi anche di Cinema lavorando come assistente alla regia da Paul Strand.

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Truman Capote - Louisiana 1947
Al ritorno in Francia lavorò nuovamente come assistente alla regia di Jean Renoir.
Fatto prigioniero dai Tedeschi nel 1940, riuscì ad evadere nel ’43, aderendo subito alla Resistenza,
e realizzando nel contempo numerosi ritratti di artisti e scrittori.
Nel 1947 fondò l’agenzia Magnum Photos insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert .

J.P.Sartre - Pont des Arts, Parigi 1946



Inizierà quindi innumerevoli viaggi in cui farà molteplici reportage che gli daranno fama mondiale. Nel 1952 rientrato in Europa dopo lunghi viaggi in India, Cina e Indonesia,  sarà il primo fotografo occidentale ad essere ammesso in Unione Sovietica.

Nel 1970 fu aperta al Grand Palais  la sua mostra personale
En France. Nel 1981 venne  insignito del Gran Premio Nazionale per la Fotografia Francese.

Nel 1985 fece dono al Comune di Tricarico, città natale del poeta Rocco Scotellaro, di 26 fotografie che oggi costituiscono il primo e fondamentale nucleo di opere che saranno esposte nel museo delle arti figurative di quella cittadina.


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Cartier-Bresson è morto nel 2004  nella sua casa di famiglia in Provenza all’età di 95 anni. Aveva fatto in tempo a creare con la moglie Martine e la figlia Mélanie la Fondazione omonima che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti che venne riconosciuta di pubblica utilità dal governo francese.


Il poeta americano Ezra Pound - 1971

"Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale."


 India 1966 - Gujarat, Ahmedabad
donne che stendono i sahri al sole


"Per significare il mondo, bisogna sentirsi coinvolto in ciò che si inquadra nel mirino.
Questo atteggiamento esige concentrazione, sensibilità, senso geometrico. E’ attraverso un’economia di mezzi e soprattutto l’abnegazione di sé che si raggiunge la semplicità espressiva."
dietro la gare Saint Lazare - Parigi 1932 - (Magnum Photos)
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Immagine-icona di Cartier Bresson

"Fotografare è riconoscere in una frazione di secondo e nello stesso istante  un evento e il rigoroso assetto delle forme, percepite con lo sguardo, che esprimono e significano tale evento. E’ porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere."

Messico 1934





  
"La tecnica è importante solo se riesci a controllarla al fine di comunicare quello che vedi.
La tua personale tecnica devi trovarla e adattarla all’unico fine di rendere la tua visione evidente sulla pellicola. Ma solo il risultato conta, e la prova conclusiva è data dalla stampa fotografica, altrimenti non ci sarà limite agli scatti che, secondo i fotografi si avvicinerebbero a ciò che stavano per afferrare e che non è altro che la memoria nell'occhio della nostalgia.

Il tempo corre e fluisce e solo la nostra morte riesce ad afferrarlo.  La fotografia è una mannaia che coglie nell'eternità l'istante che l'ha abbagliata."
(Henri Cartier-Bresson)







Fonte e foto:
 Hachette/sole24ore
(mca ringrazia)

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