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Coglie nel segno il regista, presentandoci una storia, forse d’amore sì, ma utilizzando finalmente il linguaggio della gente comune, i quartieri anonimi e un po' tetri della New York suburbana ed evitando, dove non indispensabile, il lusso e lo sfavillio artificiosi tanto cari ai registi d’oltre oceano, che cercano di seppellire nelle immagini patinate il mancato approfondimento delle tematiche.
Leonard è un ultratrentenne non particolarmente bello o interessante, non ha lavori in corso né progetti in cantiere; tira avanti sul sentiero pianeggiante della propria esistenza, percorrendo in lungo e in largo il quartiere ebraico di Brighton Beach a Brooklin, reggendo sulle spalle, al posto del classico zainetto, il sacco della lavanderia con la roba pulita da riconsegnare ai clienti. E’ il suo piccolo contributo all’impresa famigliare, un tirare a campare da cui non può esonerarsi.
Triste e demotivato, ha perso un sogno Leonard, da quando il suo fidanzamento è stato mandato a monte da un'incompatibilità genetica evidenziata dalle analisi prematrimoniali. E ancora non ha finito di pagare le conseguenze pratiche e psicologiche di un fallito suicidio.
Dimesso dall'ospedale, da poco ha ripreso possesso della sua cameretta nella casa paterna, riportandola al primordiale disordine di quando era ragazzo. E' controllato a vista e a orecchio da genitori accorati che condividono il suo dramma, sempre presenti e fin troppo disponibili a dirigere la sua esistenza.
Leonard è un ultratrentenne non particolarmente bello o interessante, non ha lavori in corso né progetti in cantiere; tira avanti sul sentiero pianeggiante della propria esistenza, percorrendo in lungo e in largo il quartiere ebraico di Brighton Beach a Brooklin, reggendo sulle spalle, al posto del classico zainetto, il sacco della lavanderia con la roba pulita da riconsegnare ai clienti. E’ il suo piccolo contributo all’impresa famigliare, un tirare a campare da cui non può esonerarsi.
Triste e demotivato, ha perso un sogno Leonard, da quando il suo fidanzamento è stato mandato a monte da un'incompatibilità genetica evidenziata dalle analisi prematrimoniali. E ancora non ha finito di pagare le conseguenze pratiche e psicologiche di un fallito suicidio.
Dimesso dall'ospedale, da poco ha ripreso possesso della sua cameretta nella casa paterna, riportandola al primordiale disordine di quando era ragazzo. E' controllato a vista e a orecchio da genitori accorati che condividono il suo dramma, sempre presenti e fin troppo disponibili a dirigere la sua esistenza.
Da segnalare un'Isabella Rossellini un po' imbolsita, ormai lontana dalle pagine satinate di Vogue, perfettamente calata nel personaggio-icona della madre ebrea iperprotettiva e un po'assillante, già portato in letteratura da autori come Yehoshua, Philiph Roth e innumerevoli altri.
Leonard è circondato quindi d' affetto e attenzioni, come usano verso i figli le buone famiglie Yiddish, senza mai ricevere un rimprovero palese, mai una lamentela, soltanto sostegno e incoraggiamenti, cosa che paradossalmente lo rende ancora più fragile e insicuro.
Dà un po’ l’impressione dell’imbranato, questo gentile Leonard, che non ce la fa a riemergere con le sue forze dal pozzo nero della depressione e, ancor meno, a portare a termine i suoi propositi di suicidio. Non essendo riuscito ad affogarsi nel proprio sangue tagliandosi le vene, ora è fortemente tentato di riprovarci affogandosi in mare, attratto com'è dall'acqua, quasi rappresenti per lui un ritorno al silenzio e all’inconsapevolezza dell’utero materno, per poi, sempre all’ultimo momento, ripensarci. Gli manca il coraggio di morire come quello di vivere.
Nessun sussulto per Leonard da questa morte apparente, finchè non succede che gli capiti di conoscere nello stesso giorno due ragazze, entrambe bellissime.
Una è Sandra, l’equilibrata, disponibile e rassicurante figlia del nuovo socio in affari dei suoi genitori, che potrebbe essere per lui una moglie ideale e si lascia indurre a frequentare senza eccessivo coinvolgimento.
L’altra è Michelle, la bionda del piano di sopra, solare, enigmatica e incasinata da non credere: Leonard s’intrippa al primo sguardo, sente che potrebbe cambiargli la vita. Lei è invece solo a caccia di un complice che le tenga bordone e faccia da stampella alla sua situazione sentimentale scombinata. Da questo equivoco nascono sguardi verticali lanciati dalle finestre sul cortile con spettacolo di spogliarello da cardiopalmo, appuntamenti notturni sul terrazzo e adrenalina rivitalizzante per il cuore in frantumi di Leonard, che inizia a ricomporsi a poco a poco come un puzzle.
Ma la fine del tunnel è ancora lontana : Leonard, che ha continuato ad incontrarsi anche con Sandra, quasi senza rendersene conto, si troverà invischiato in un doppio triangolo amoroso in cui la posizione di ognuno è di amare chi non lo ricambia.
Bravissimi tutti gli attori, ma i veri protagonisti sono anche qui la letargia morale, il consumismo dei sentimenti e la mancanza di scrupolo nell'alimentare e sfruttare il coivolgimento di chi stiamo usando solo per tirarci fuori dalla melma.
Leonard è circondato quindi d' affetto e attenzioni, come usano verso i figli le buone famiglie Yiddish, senza mai ricevere un rimprovero palese, mai una lamentela, soltanto sostegno e incoraggiamenti, cosa che paradossalmente lo rende ancora più fragile e insicuro.
Dà un po’ l’impressione dell’imbranato, questo gentile Leonard, che non ce la fa a riemergere con le sue forze dal pozzo nero della depressione e, ancor meno, a portare a termine i suoi propositi di suicidio. Non essendo riuscito ad affogarsi nel proprio sangue tagliandosi le vene, ora è fortemente tentato di riprovarci affogandosi in mare, attratto com'è dall'acqua, quasi rappresenti per lui un ritorno al silenzio e all’inconsapevolezza dell’utero materno, per poi, sempre all’ultimo momento, ripensarci. Gli manca il coraggio di morire come quello di vivere.
Nessun sussulto per Leonard da questa morte apparente, finchè non succede che gli capiti di conoscere nello stesso giorno due ragazze, entrambe bellissime.
Una è Sandra, l’equilibrata, disponibile e rassicurante figlia del nuovo socio in affari dei suoi genitori, che potrebbe essere per lui una moglie ideale e si lascia indurre a frequentare senza eccessivo coinvolgimento.
L’altra è Michelle, la bionda del piano di sopra, solare, enigmatica e incasinata da non credere: Leonard s’intrippa al primo sguardo, sente che potrebbe cambiargli la vita. Lei è invece solo a caccia di un complice che le tenga bordone e faccia da stampella alla sua situazione sentimentale scombinata. Da questo equivoco nascono sguardi verticali lanciati dalle finestre sul cortile con spettacolo di spogliarello da cardiopalmo, appuntamenti notturni sul terrazzo e adrenalina rivitalizzante per il cuore in frantumi di Leonard, che inizia a ricomporsi a poco a poco come un puzzle.
Ma la fine del tunnel è ancora lontana : Leonard, che ha continuato ad incontrarsi anche con Sandra, quasi senza rendersene conto, si troverà invischiato in un doppio triangolo amoroso in cui la posizione di ognuno è di amare chi non lo ricambia.
Bravissimi tutti gli attori, ma i veri protagonisti sono anche qui la letargia morale, il consumismo dei sentimenti e la mancanza di scrupolo nell'alimentare e sfruttare il coivolgimento di chi stiamo usando solo per tirarci fuori dalla melma.
Ho assistito alla proiezione in compagnia del mio amico Luciano Joo, grande cultore di cinema, che temo a tratti abbia sfiorato l’abbioccamento. Malgrado le reazioni in sala non siano state del tutto favorevoli, in special modo quelle da parte del pubblico femminile, ormai assuefatto al politically correct, penso sia un film da non poter liquidare in poche parole. Non lo ritengo semplice nè tanto meno semplicistico.
Stilisticamente è perfetto nel suo proposito di darci la visione della doppiezza, del compromesso, dei ripieghi che tante volte barattiamo per scelte, delle dinamiche che mettiamo in atto usando gli altri per salvare noi stessi. Ci segnala la mediocrità pietosa, deprecabile, perfino un po’ squallida, nella quale malgrado tutto finiamo spesso per cadere e da cui ci assolviamo sempre con mille giustificazioni; le piccole viltà che finiscono per contaminare anche le storie più belle e la facilità con cui prendiamo a calci i valori che abitualmente difendiamo non appena viene messo in gioco il nostro tornaconto.
Il regista James Gray, dimostra di saper pescare nelle acque torbide dell'animo umano e poter raccontare una storia rimuovendo la patina untuosa della bassezza per mostrare il ridicolo a cui ignoriamo di esporci con il nostro egoismo, mai eccedendo nei dialoghi e mantenendo itoni sommessi, senza impiegare tinte forti o tranciare giudizi moralistici. Che sia questo a far abbioccare gli uomini e insorgere le donne? Bello.
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voto al film 8 1/2