AUTORI Corrado Augias - Vito Mancuso
EDITORE Arnoldo Mondadori 2009
La verità è qualcosa di più dell’esattezza, perché riguarda il tutto della vita e concerne non solo l’intelletto, ma anche il cuore e le mani.
Ciò che contrassegna il valore ultimo di un uomo non è ciò che pensa ma ciò che fa.
Con l'intuizione artistica si arriva a comprendere più cose che con l'intelletto, perchè si comprendono dall'interno di sè.
C'è una domanda che la vita pone a ciascuno: al di là di quello che sai, al di là di quello che fai, chi sei tu?
Chi sei tu quando sei solo, quando sei nudo?
Qual'è la musica che ti abita?
Siamo qui per caso, destinati ad esistere per quel tanto che ci è dato per poi tornare nell'infinito nulla da cui siamo venuti?Non c'era niente prima, niente ci sarà poi, salvo, finchè dura, la memoria di chi ci avrà amato?
Ecco perchè è importante che il poco che possiamo fare, lo facciamo qui ed ora, al meglio che si può.
De Chirico - Mobili nella valle 1927
Di vera e propria “disputa”, come annunciato dal titolo, grazie all’alto livello culturale e umano dei due antagonisti, in realtà non si può parlare, riuscendo gli autori ad agganciare l’interesse del lettore senza bisogno di sconfinare nella rissa ideologica. Corrado Augias, scrittore, giornalista ed elegante conduttore televisivo, che non fa mistero del proprio inossidabile ateismo, e il teologo laico progressista Vito Mancuso si affrontano vis à vis in un’ideal tenzone, mantenendo il dialogo su toni pacati di rispettoso confronto, senza mai peccare d’intransigenza, traendo anzi, dalle diversità emergenti, notevoli spunti di approfondimento.
I due dialoganti sembrano arricchirsi vicendevolmente nel corso del dibattito, attingendo ognuno alle sorgenti culturali dell’altro. Partendo da presupposti antitetici i due autori procedono per un po' sui binari paralleli delle loro opposte tesi per ritrovarsi dopo percorsi articolati a convergere in una rassicurante identità di vedute. Seppure sia impensabile per entrambi discostarsi dalla propria posizione ideologica circa l'esistenza o meno di Dio, che non può essere una certezza ma solo un'intuizione che ciascuno deve riuscire a cogliere in sè, essi risultano quanto meno sintonizzati nel giudizio riguardante i principi fondamentali della spiritualità e dell'etica e concordi nella critica sull'eccessiva ingerenza dell'apparato ecclesiastico che ruota nei "dintorni" di Dio, pretendendo di farsi mediatore del rapporto fra i credenti e Dio stesso.
Interessanti interrogativi vengono allora posti sui grandi errori di partenza che inducono troppo spesso a identificare la religione con la Chiesa, o a considerare fede il tributare onori al clero e conformarsi acriticamente ai dogmi imposti. La religione è un bisogno nato con l’uomo miliardi d’anni fa, mentre la Chiesa, che di questo bisogno ha fatto il suo cardine portante, è nata solo 2000 anni fa, eppure pretende il monopolio della verità e la gestione totale dei dogmi.
Uccide lo spirito per seguire i suoi codici, cosicchè tante “pecorelle del gregge” si perdono ogni giorno per strada, pur non avendo smesso di credere in Dio, solo perché estromesse dalla Chiesa stessa, per colpa di legittime incredulità o di un peccato ritenuto indegno di redenzione. Ma non è forse l’adesione personale a Dio la cosa che la Chiesa dovrebbe avere più a cuore?
Uccide lo spirito per seguire i suoi codici, cosicchè tante “pecorelle del gregge” si perdono ogni giorno per strada, pur non avendo smesso di credere in Dio, solo perché estromesse dalla Chiesa stessa, per colpa di legittime incredulità o di un peccato ritenuto indegno di redenzione. Ma non è forse l’adesione personale a Dio la cosa che la Chiesa dovrebbe avere più a cuore?
Perché sceglie di fare opera di conversione e proselitismo andando a cercare nuove anime in lidi sempre più remoti, piuttosto che tentare un riavvicinamento con chi la sta abbandonando?
La frattura tra Chiesa e mondo si sta ampliando notevolmente. Questo non significa però che chi non è credente abbia comportamenti meno etici di chi santifica le domeniche. Addirittura la moralità laica può sembrare superiore perchè agisce disinteressata a una ricompensa divina , ma spinta solo dalla generosità o dal senso del dovere verso i propri simili.
La frattura tra Chiesa e mondo si sta ampliando notevolmente. Questo non significa però che chi non è credente abbia comportamenti meno etici di chi santifica le domeniche. Addirittura la moralità laica può sembrare superiore perchè agisce disinteressata a una ricompensa divina , ma spinta solo dalla generosità o dal senso del dovere verso i propri simili.
Ci sarà una buona ragione se la maggior parte degli scienziati, uomini di cultura e di medicina, che dedicano la propria esistenza al bene dell’umanità, si dichiara atea o agnostica.
Il dubbio non dovrebbe essere ritenuto una colpa, visto che è la Chiesa stessa, con le sue evidenti contraddizioni e incongruenze dottrinali, la prima a produrre perplessità e disordine mentale nei credenti.
Nessuna religione che si rispetti dovrebbe oggettivamente ritenersi superiore alle altre e considerarsi detentrice della Verità assoluta. Nemmeno il Cattolicesimo nel quale, più della spiritualità, prevalgono l’osservanza dei riti e un’esteriorità quasi paganeggiante e che considera i peccati alla stregua di infrazioni al codice, riparabili con un’ammenda di tre ave marie, mentre la durezza di cuore e l’indifferenza verso il male causato agli altri non vengono diagnosticate nè tantomeno curate come malattie dell’anima.
Il dubbio non dovrebbe essere ritenuto una colpa, visto che è la Chiesa stessa, con le sue evidenti contraddizioni e incongruenze dottrinali, la prima a produrre perplessità e disordine mentale nei credenti.
Nessuna religione che si rispetti dovrebbe oggettivamente ritenersi superiore alle altre e considerarsi detentrice della Verità assoluta. Nemmeno il Cattolicesimo nel quale, più della spiritualità, prevalgono l’osservanza dei riti e un’esteriorità quasi paganeggiante e che considera i peccati alla stregua di infrazioni al codice, riparabili con un’ammenda di tre ave marie, mentre la durezza di cuore e l’indifferenza verso il male causato agli altri non vengono diagnosticate nè tantomeno curate come malattie dell’anima.
Altre domande s’impongono: il perché la Chiesa non voglia ammettere alcun principio d’autodeterminazione.
Perché si ostini a difendere la “vita” ad oltranza, anche se limitata a semplici contrazioni cardiache, magari stimolate elettricamente, intanto che sono andate perdute le facoltà intellettuali e spirituali comunemente definite come anima. E perché non si schieri coerentemente in modo altrettanto inflessibile contro la pena di morte.
Forse non può condannare ciò che ricorda tanto bene le migliaia di esecuzioni sulla pubblica piazza avvenute per ordine dalla “ Santa Inquisizione”? E’ possibile inoltre che la fecondazione assistita sia avversata per un suo possibile accostamento al concepimento senza peccato, esclusiva prerogativa della Madonna? Perché la Chiesa ammette differenze fra gli stessi peccatori? Ricordiamoci i recenti funerali di Pavarotti, Bovio e Saint Laurant, sontuosamente celebrati in chiesa malgrado ne mancassero i requisiti fondamentali, mentre per Welby, forse anche meno colpevole, non è stata fatta alcuna eccezione.
Forse non può condannare ciò che ricorda tanto bene le migliaia di esecuzioni sulla pubblica piazza avvenute per ordine dalla “ Santa Inquisizione”? E’ possibile inoltre che la fecondazione assistita sia avversata per un suo possibile accostamento al concepimento senza peccato, esclusiva prerogativa della Madonna? Perché la Chiesa ammette differenze fra gli stessi peccatori? Ricordiamoci i recenti funerali di Pavarotti, Bovio e Saint Laurant, sontuosamente celebrati in chiesa malgrado ne mancassero i requisiti fondamentali, mentre per Welby, forse anche meno colpevole, non è stata fatta alcuna eccezione.
Perché la dottrina e i dogmi si fondano principalmente su un testo definito sacro ma contemporaneamente messo per metà all’indice, rendendo così incerti i criteri e le interpretazioni su cui comunque poggiano i suoi comandamenti?
La casta sacerdotale vuole assumere il controllo sulle coscienze, facendo muro contro ricerca e scoperte scientifiche per non veder crollare il barcollante edificio di dogmi e superstizioni su cui si regge e per paura del risvegliarsi di domande imbarazzanti da parte dei fedeli, che nei valori del Cattolicesimo non trovano più una morale civile allineata con i tempi.
Tutte domande che esigerebbero ormai una risposta chiara.
Tutte domande che esigerebbero ormai una risposta chiara.
Ma la Chiesa cattolica dimostra, con la sua chiusura, di essere un'istituzione statica, di non aver fatto molti passi avanti rispetto ai secoli oscuri in cui non si esitava a torturare e uccidere coloro che osavano non conformarsi ai dogmi di un’ideologia poco confortata da opportune prove, se non addirittura in contrasto con i precisi insegnamenti del Vangelo.
Sono qui citati gli esempi di grandi intellettuali e scienziati, perseguitati, condannati e finanche giustiziati per essersi opposti all’oscurantismo cattolico, come Giordano Bruno, Serveto, Vittoria Colonna, Galilei e tanti altri. Forse che il quinto comandamento non vieta di uccidere? E quanti ministri della Chiesa, dopo avere ucciso, sono stati addirittura nominati “santi”?
Fossero ancora in auge certi metodi repressivi abitualmente usati dalla Chiesa per reprimere i dissidenti, quali rischi correrebbe il conciliante prof. Mancuso, coautore di questo testo, che mette in evidenza una tolleranza e onestà intellettuale tanto al di fuori dei canoni, specchio di una coscienza limpida e illuminata, di cui è priva buona parte dell’istituzione ecclesiastica? Affiorano in lui un senso di carità e umanità spesso latenti negli atteggiamenti di chiusura ufficiali del clero, impegnato principalmente a difendere una posizione di potere, che mal s’accorda con la spiritualità e la cura delle anime.
Fossero ancora in auge certi metodi repressivi abitualmente usati dalla Chiesa per reprimere i dissidenti, quali rischi correrebbe il conciliante prof. Mancuso, coautore di questo testo, che mette in evidenza una tolleranza e onestà intellettuale tanto al di fuori dei canoni, specchio di una coscienza limpida e illuminata, di cui è priva buona parte dell’istituzione ecclesiastica? Affiorano in lui un senso di carità e umanità spesso latenti negli atteggiamenti di chiusura ufficiali del clero, impegnato principalmente a difendere una posizione di potere, che mal s’accorda con la spiritualità e la cura delle anime.
La “disputa “ conduce all’inevitabile pareggio e alla conclusione che a dimostrare l’esistenza di Dio non si arriva col ragionamento. L’incredulità ha le sue legittime e profonde radici e il dubbio va dunque considerato altrettanto religioso della cieca fede.
Per chi volesse consolarsi resta sempre l’appiglio già precedentemente fornitoci dallo scienziato cattolico Antonino Zichichi col suo libro “Perché credo in colui che ha fatto il mondo” secondo cui se è difficilmente dimostrabile l'esistenza di Dio , altrettanto indimostrabile è la sua inesistenza.
Un testo interessante, a prescindere da quale siano i punti di partenza o di arrivo personali, uno studio morale per coloro che non si accontentano semplicemente di “credere” o “non credere”.
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