Castello di Erice XII sec. |
Fortezza eretta dai Normanni sulla vetta del monte S. Giuliano - su tempio preesistente di eta' romana - tra il XII e il XIII secolo.
Divenne sede delle autorità normanne e, data l'importanza strategica del luogo, fu trasformato in un baluardo difensivo. Cinto dalle imponenti torri medioevali, adiacente ai magnifici giardini del "Balio" il castello fu dotato nel XVII secolo di una maestosa gradinata d'accesso; la facciata dell'edificio, sulla quale si aprono graziose bifore, e' caratterizzata da severe merlature ghibelline, e le mura del complesso fortificato seguono l'andamento naturale della rupe sulla quale esso sorge.
Re Ruggero II d'Altavilla |
Sulla porta d'ingresso, ad arco ogivale, campeggia una lapide calcarea raffigurante lo stemma di Carlo V. All'interno sono ancora visibili i locali adibiti a prigione.
Ineguagliabile il panorama che si abbraccia con lo sguardo dall'alto del castello: le isole Egadi, i monti di Sciacca, i graziosi borghi costieri, Trapani e le saline, e a volte, se l'aria e' tersa e luminosa, persino Ustica, Pantelleria e la costa africana.
Barbarossa aveva lasciato suo figlio Enrico in patria come reggente. Con un vero colpo da maestro, prima di partire, il Barbarossa era riuscito ad ottenere per il figlio la successione al grande e ricchissimo regno di Sicilia, che comprendeva tutta l’Italia meridionale, già colonizzata dal nobile popolo normanno, territorio che, unito all’impero occidentale degli Staufen, rendeva il signore di Germania il vero dominatore del mondo.
Allo stesso modo del padre, Enrico era un autentico Hohenstaufen: precoce, intelligente, duro, il perfetto continuatore della tradizione paterna.
Allo stesso modo del padre, Enrico era un autentico Hohenstaufen: precoce, intelligente, duro, il perfetto continuatore della tradizione paterna.
Matrimonio di Enrico VI con Costanza d'Altavilla |
Aveva infatti unito in matrimonio il proprio figlio Enrico con Costanza d’Altavilla, donna di oltre dieci anni più vecchia, figlia del Normanno Ruggero II re di Sicilia e dei dieci volte più ricca.
Quell’unione che fondeva il duro sangue degli Staufen con il genio e la raffinatezza dei Normanni, fruttava alla famiglia tedesca un impero dalle dimensioni e dalla potenza inimmaginabili.
Costanza fu costretta dal marito a seguirlo in Sicilia, dove continuò imperterrito la sua opera di devastazione e saccheggi, mentre Federico fu condotto a Foligno e affidato al Duca di Spoleto.
Desidero ringraziare tutti coloro che con scritti, foto e notizie, rendono possibile la stesura da parte mia di queste pagine che hanno l'unico, disinteressato proposito di destare, in chi eventualmente mi leggesse, curiosità per i luoghi l'arte e il sapere. mcaFonti:
Wikipedia
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Quell’unione che fondeva il duro sangue degli Staufen con il genio e la raffinatezza dei Normanni, fruttava alla famiglia tedesca un impero dalle dimensioni e dalla potenza inimmaginabili.
Enrico e Costanza si sposarono a Milano in Sant’Ambrogio, il 27 gennaio del 1186, quando Costanza aveva già trent’anni, piuttosto vecchia per un’epoca in cui si moriva mediamente a quaranta; era tuttavia erede universale di tutto il Regno d’Italia.
Come s’è detto il Barbarossa era partito per la terza crociata e ci aveva rimesso le penne nel 1190, quindi il Sacro Romano Impero e il regno Normanno di Sicilia si trovarono precocemente nelle mani di un Enrico poco più che adolescente.
I baroni normanni non lo accolsero bene. Avevano messo prima di lui le mani sulle ricchezze di quel lembo d’Italia, ma quelle terre le amavano, vi avevano creato un terreno fertile per lo sviluppo economico e delle idee. Ma Enrico non aveva interesse ad ascoltare, se ne infischiava dei baroni normanni che avevano curato il suo giardino e custodivano il suo tesoro. Usava la spada per mietere il grano, senza curarsi del benessere del campo.
Quella tra la normanna Costanza e lo svevo Enrico fu un'unione abbastanza male assortita: la freddezza che Costanza, donna matura, cresciuta in un monastero, colta, intelligente e fieramente legata alla sua terra, poteva provare per un marito di dodici anni più giovane, sposato per onor di Stato, lentamente negli anni si era trasformata in rancore. Enrico era un ragazzino intelligente, ma incolto e brutale. Era un panzer, aveva la forza dalla sua e non esitava a usarla con brutalità. A quel tempo nell’Italia meridionale sotto la dominazione dei Normanni, popolo disceso dalla penisola scandinava e dalla Danimarca, convivevano Bizantini, Italiani, Saraceni ed Ebrei; religioni e culture stavano le une accanto alle altre, si incontravano e si mescolavano.
Il sapere germogliava, con risultati straordinari in ogni campo della cultura, della scienza e dell’arte. Enrico arrivò in Sicilia come chi entri in casa con gli stivali infangati e si sieda sbattendo i piedi sul tavolo. Di lui non si può certo dire che fosse un politico raffinato.
I baroni normanni non lo accolsero bene. Avevano messo prima di lui le mani sulle ricchezze di quel lembo d’Italia, ma quelle terre le amavano, vi avevano creato un terreno fertile per lo sviluppo economico e delle idee. Ma Enrico non aveva interesse ad ascoltare, se ne infischiava dei baroni normanni che avevano curato il suo giardino e custodivano il suo tesoro. Usava la spada per mietere il grano, senza curarsi del benessere del campo.
Enrico venne incoronato Re di Sicilia nel Duomo di Palermo a Natale del 1194, otto anni dopo il matrimonio a Milano con Costanza.
Contemporaneamente la Regina stava partorendo a Jesi il loro primogenito e unico erede. Considerata la sua età, per quei tempi avanzata, onde mettere a tacere qualsiasi dubbio sulla legittimità di quella nascita, ella volle partorire sulla pubblica piazza, al riparo solo di una tenda, con tutta il popolo a fare da testimone. Fu così che il 26 dicembre del 1194, quasi per un miracolo della natura, venne alla luce il nipote del Barbarossa. Costanza, che era stata costretta a sposare Enrico, accompagnarlo nelle sue scorribande, ad appoggiarne le scelte non condivise, riponeva grandi speranze in questo bambino. Avrebbe voluto chiamarlo come lei, Costantino, per farne il degno successore non soltanto degli Staufen ma anche il degno discendente del popolo normanno. Ma al momento del battesimo, che si celebrò ad Assisi, presso la stessa fonte battesimale del Santo Francesco, gli venne imposto il nome di Federico.
Egli fu nell’aspetto, nel portamento e nella fredda intelligenza, un autentico Staufen, ma se riuscì ad essere ricordato come lo Stupor Mundi fu grazie a quell’impronta normanna che ebbe dalla madre.
Egli fu nell’aspetto, nel portamento e nella fredda intelligenza, un autentico Staufen, ma se riuscì ad essere ricordato come lo Stupor Mundi fu grazie a quell’impronta normanna che ebbe dalla madre.
Costanza fu costretta dal marito a seguirlo in Sicilia, dove continuò imperterrito la sua opera di devastazione e saccheggi, mentre Federico fu condotto a Foligno e affidato al Duca di Spoleto.
Nel frattempo un lungo convoglio prese il via da Palermo per recare in Germania un immenso tesoro destinato alle casse dell’impero e grazie al quale Enrico ottenne di far designare il figlio suo incontestato successore al trono.
Appena in tempo, perché tre anni dopo fu colpito dalla malaria mentre si preparava a partire per una crociata. Morì a Messina tra atroci tormenti nel 1197. Aveva appena trentadue anni.
Nell’età medievale la vita era breve, spesso brevissima, si moriva per cause violente o malattie fulminanti, anche fra nobili che non soffrivano la fame e si circondavano di persone adibite al loro servizio e alla loro protezione.
Era sconosciuta la giustizia sociale, il più forte aveva diritto di vita e di morte sul più debole.
Non stupisce che le persone ponessero speranze, aspettative e sogni in un aldilà in cui si garantiva rivalsa, benessere e vita eterna .
La religione concedeva la speranza che i sacrifici fatti, le ingiustizie subite sarebbero state tenute come contabilità su un libro divino e pareggiate con la giusta punizione per i malvagi e il trionfo dei giusti.
Questo bisogno concesse alla religione un enorme potere ricattatorio anche sui grandi, come Re e Imperatori, sul capo dei quali la corona veniva posata proprio dal papa in persona. A quell’epoca papa e imperatore erano come il sole e la luna. Il sole riscalda la terra rendendola viva, la luna risplende quando il sole è assente, ma soltanto di luce riflessa. In sintesi il sole-papato e la luna-impero illuminano entrambi la terra, ma, senza il sole, la luna non darebbe luce.
Immediatamente dopo la morte di Enrico, Costanza, per salvare il suo regno e suo figlio si rivolse al papa sottomettendosi e chiedendo la sua protezione. Il piccolo Federico di quattro anni fu così portato a Palermo e incoronato Re di Sicilia. Fu l’ultimo atto compiuto da Costanza che morì qualche mese dopo. Nel testamento lasciò al papa la tutela del piccolo Federico in cambio di una cospicua rendita annuale.
Nell’età medievale la vita era breve, spesso brevissima, si moriva per cause violente o malattie fulminanti, anche fra nobili che non soffrivano la fame e si circondavano di persone adibite al loro servizio e alla loro protezione.
Era sconosciuta la giustizia sociale, il più forte aveva diritto di vita e di morte sul più debole.
Non stupisce che le persone ponessero speranze, aspettative e sogni in un aldilà in cui si garantiva rivalsa, benessere e vita eterna .
La religione concedeva la speranza che i sacrifici fatti, le ingiustizie subite sarebbero state tenute come contabilità su un libro divino e pareggiate con la giusta punizione per i malvagi e il trionfo dei giusti.
Questo bisogno concesse alla religione un enorme potere ricattatorio anche sui grandi, come Re e Imperatori, sul capo dei quali la corona veniva posata proprio dal papa in persona. A quell’epoca papa e imperatore erano come il sole e la luna. Il sole riscalda la terra rendendola viva, la luna risplende quando il sole è assente, ma soltanto di luce riflessa. In sintesi il sole-papato e la luna-impero illuminano entrambi la terra, ma, senza il sole, la luna non darebbe luce.
Immediatamente dopo la morte di Enrico, Costanza, per salvare il suo regno e suo figlio si rivolse al papa sottomettendosi e chiedendo la sua protezione. Il piccolo Federico di quattro anni fu così portato a Palermo e incoronato Re di Sicilia. Fu l’ultimo atto compiuto da Costanza che morì qualche mese dopo. Nel testamento lasciò al papa la tutela del piccolo Federico in cambio di una cospicua rendita annuale.
Duomo di Palermo |
E' un grandioso complesso architettonico costruito in diverse fasi, sorto sull'area di una prima basilica che i Saraceni avevano trasformato in moschea. Eretto nel 1185, ha subito nei secoli vari rimaneggiamenti, fino alla fine del 1700. Sono riconoscibili, infatti, numerosi stili.
La cattedrale è fiancheggiata da quattro torri d'epoca normanna e sovrastata da una cupola. La parte absidale stretta fra le torricelle è quella più originale del XII secolo, mentre la parte più manomessa è il fianco sinistro, dove si apre un bel portale gaginesco degli inizi del Cinquecento.
Disegna nello spazio una croce latina sormontata da una cupola di disegno neoclassico, nel punto in cui la navata centrale si incrocia con il transetto.
Il fianco destro della costruzione, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico-catalano è stato costruito intorno al 1465.
A sud è collegata al Palazzo Arcivescovile con due grandi arcate ogivali su cui s'innalza la torre campanaria con l’orologio.
Dal lato sinistro della cattedrale s'accede alla cripta con le volte a crociera sostenute da colonne di granito: questo luogo di grande suggestione ospita le tombe e i sarcofagi d'età romana.
In questa cattedrale, sintesi di storia e di arte dell'ultimo millennio, furono incoronati e poi sepolti i sovrani normanni di cui stiamo parlando.
La cattedrale è fiancheggiata da quattro torri d'epoca normanna e sovrastata da una cupola. La parte absidale stretta fra le torricelle è quella più originale del XII secolo, mentre la parte più manomessa è il fianco sinistro, dove si apre un bel portale gaginesco degli inizi del Cinquecento.
Disegna nello spazio una croce latina sormontata da una cupola di disegno neoclassico, nel punto in cui la navata centrale si incrocia con il transetto.
Il fianco destro della costruzione, con le caratteristiche torrette avanzate e l'ampio portico in stile gotico-catalano è stato costruito intorno al 1465.
Duomo di Palermo - Cripta |
Dal lato sinistro della cattedrale s'accede alla cripta con le volte a crociera sostenute da colonne di granito: questo luogo di grande suggestione ospita le tombe e i sarcofagi d'età romana.
In questa cattedrale, sintesi di storia e di arte dell'ultimo millennio, furono incoronati e poi sepolti i sovrani normanni di cui stiamo parlando.
Desidero ringraziare tutti coloro che con scritti, foto e notizie, rendono possibile la stesura da parte mia di queste pagine che hanno l'unico, disinteressato proposito di destare, in chi eventualmente mi leggesse, curiosità per i luoghi l'arte e il sapere. mca
Wikipedia
Alessandro Cecchi Paone - Federico II Falco della Pace
Vari Siti Turistici e Regionali del Meridione d'Italia *
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