AUTORE Charles Bukowski
EDITORE Guanda
ANNO 2006
Argomenti sintetici e spesso ripetitivi, scrittura stringata e sbrigativa, dialoghi scarni all’eccesso, frasi epigrafiche prive di costruzione sintattica: malgrado le scorciatoie stilistiche alla Bukowski, non si capisce in che modo ci sia riuscito, a scrivere queste 300 pagine autobiografiche, visto che, da come la racconta, si trovava per metà tempo in preda agli eccessi alcolici e per l’altra metà occupato a disperderne i fumi o a spassarsela in compagnia di qualche donna, e a volte anche più d’una. Le donne di questo racconto (un centinaio?) sono ben tratteggiate, quasi scolpite ognuna nella sua unicità fisica e caratteriale, ma la descrizione delle loro performances erotiche e sessuali appare un po’ meccanica, monocorde e probabilmente attinta ad una quantità limitata di soggetti. Resta quindi il dubbio che molti dei numeri descritti in questo libro non siano altro che un prodotto di pura fantasia, funzionale alle esigenze autocelebrative di un uomo che si considerava perdente su altri fronti ed ha abusato di un filone molto gradito al pubblico come scorciatoia verso il successo. Che dire? Astenendosi da commenti ipocriti o moralistici il romanzo si legge d’un fiato, attanaglia, è icastico e coinvolgente, stilisticamente originale e lascia il segno. Un’altra zampata possente di quell’orso misogino del buon Hank Chinaski che, pazzo delle donne, non ne amava nessuna.
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