Edizioni Associate 2008
Prefazione di Romano Biancoli
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altri titoli dello stesso autore:
- Stelle Nere - Tutti i bambini sono stelle. Alcuni brillano. Altri no.
- 2012 - La Shoah nel Pianto di un Bambino
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Limitativo ogni commento a questi libri brevi ma ad alto peso specifico, già significativamente introdotti dallo Psicanalista Romano Biancoli.
Piacevoli da leggere e ancor più rileggere.
Viaggi nelle ferite aperte del nostro ieri.
Dove il tempo diventa illusione perchè tutto è già avvenuto e il futuro sarà solo ciò che già siamo stati.
Il passato ci imprigiona condannandoci ad "un'attrazione magnetica per il già vissuto. Le passioni si fissano e rendono illusorio il movimento in avanti che sembra retta e invece è circolo".
Evasione da questo carcere? Possibile forse, se traduciamo in poesia la prosa insostenibile delle nostre paure.
Futuro. Ma è solo il passato che conta, non viene a galla, è sempre presente. Quello che diciamo in questo momento è la risultanza di milioni di visioni, sogni libri incubi amori pianti quadri film mamma e papà.
Nonna uccideva i passeri con l’inganno. Li portava in tavola con sugo e polenta. Una polenta rossa d’inganno. Papà andava a caccia e quando feriva una lepre la finiva con le mani e anche lui, povero papà “ ai miei tempi sì che valevano i principi, oggi invece…” Papà io non uccido neanche una mosca, se entra apro la finestra perché la mosca vuole la luce e così esce dalla finestra più luminosa della stanza buia…tu avevi le mani insanguinate. Quella lepre non voleva morire, te lo credo, aveva sei cuccioli da allattare. A quelle anatre avevi rubato il volo. Erano così tristi che avevano piegato il capo.
La mamma tirava il collo alle galline perché le allevava per questo. Tremavano dalla paura prima durante e dopo la morte. Per altri dieci minuti.
Il maiale l’uccidevano che non dormiva la notte prima perché sapeva di morire il giorno dopo.
E cominciava a piangere alle cinque per diventare gocce di carne attaccata a un palo prima di sera.
Nonna uccideva i passeri con l’inganno. Li portava in tavola con sugo e polenta. Una polenta rossa d’inganno. Papà andava a caccia e quando feriva una lepre la finiva con le mani e anche lui, povero papà “ ai miei tempi sì che valevano i principi, oggi invece…” Papà io non uccido neanche una mosca, se entra apro la finestra perché la mosca vuole la luce e così esce dalla finestra più luminosa della stanza buia…tu avevi le mani insanguinate. Quella lepre non voleva morire, te lo credo, aveva sei cuccioli da allattare. A quelle anatre avevi rubato il volo. Erano così tristi che avevano piegato il capo.
La mamma tirava il collo alle galline perché le allevava per questo. Tremavano dalla paura prima durante e dopo la morte. Per altri dieci minuti.
Il maiale l’uccidevano che non dormiva la notte prima perché sapeva di morire il giorno dopo.
E cominciava a piangere alle cinque per diventare gocce di carne attaccata a un palo prima di sera.
Quella notte non dormiva più. L’ultima notte.
Quella notte non dormivo più. Quanto sangue.
Cosa darei per ridare vita ai passeri alle lepri alle anatre-alle galline al maiale e a tutti i morti ammazzati in guerra avevano la mia età per morire senza un perché ----------
cosa darei per ridare loro qualcosa.
cosa darei per ridare loro qualcosa.
(Domani ero)
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Sono nata in campagna dove il tempo si misura col sole la pioggia il grano l’odore dell’erba il canto dei grilli. La famiglia era numerosa: il nonno il papà lo zio il cugino Antonio. Poi le donne. Nonna zia Erminia mamma mia sorella Simonetta Non fu facile all’inizio capire chi erano mamma e papà perché era zia che mi accarezzava, mi puliva mi vestiva e papà lo vedevo solo la sera quando ero molto stanca. Ma non era un problema. Mi sentivo bene. Volevo bene a tutti e in quasi tutti c’erano anche mamma e papà.
I grandi che mi stavano attorno erano veramente grandi. Giganti. Spostavano con facilità oggetti enormi. Guardavano tutto e tutti dall’alto in basso. Li temevo e allo stesso tempo mi sentivo protetta. ….
Più passava il tempo e più mi convincevo che i grandi erano sempre stati grandi e che noi saremmo stati sempre piccoli. Il mondo era semplicemente fatto così.
Quando i pulcini diventavano grandi i dubbi mi tenevano sveglia.
“Ma noi - mi dicevo – siamo bambini, mica pulcini.” Antonio era d’accordo. Quello che pensavano di noi gli altri non mi interessava.
I grandi che mi stavano attorno erano veramente grandi. Giganti. Spostavano con facilità oggetti enormi. Guardavano tutto e tutti dall’alto in basso. Li temevo e allo stesso tempo mi sentivo protetta. ….
Più passava il tempo e più mi convincevo che i grandi erano sempre stati grandi e che noi saremmo stati sempre piccoli. Il mondo era semplicemente fatto così.
Quando i pulcini diventavano grandi i dubbi mi tenevano sveglia.
“Ma noi - mi dicevo – siamo bambini, mica pulcini.” Antonio era d’accordo. Quello che pensavano di noi gli altri non mi interessava.
(Stelle nere)
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Non perdere tempo! mi diceva sempre mio nonno.
Non perdo tempo nonno, nemmeno un pochino, ce l’ho tutto qui dentro a dettarmi il futuro.
Non perdo tempo nonno…
Così ricordo i tramonti in campagna, le tue bevute le mie risate.
Il grano maturo il tuo quarto bicchiere.
Rosso tramonto “perché quest’anno è piovuto poco”.
Mi mostravi il cielo di tutti i colori. Giallo attraverso un bicchiere di bianco. Rosso al di là di un merlot.
Non perdo tempo nonno nemmeno un pochino.
Vedo la terra da arare la brina sui campi. La nebbia sul fiume il ghiaccio sull’aia.
Il nonno è morto portandosi via tutto il tempo. Una giovinezza in divisa dentro a una guerra malata. Come tutte le guerre.
Una malattia curata male, così il male se l’è portato via.
Ha portato con sé un vestito le scarpe una corona fra le mani che non conosceva. Nuova.
Comprata per l’occasione.
Il cane voleva andare con lui ma non hanno voluto.
Volevo dargli una bottiglia di merlot ma mi hanno detto che non si poteva.
Dopo un po’ anche il suo odore se n’è andato. Non ha portato via altro.
Così, corrono da lontano per avere.
Io voglio solo la scacchiera per vedermi bambino
Non perdo tempo nonno, nemmeno un pochino, ce l’ho tutto qui dentro a dettarmi il futuro.
Non perdo tempo nonno…
Così ricordo i tramonti in campagna, le tue bevute le mie risate.
Il grano maturo il tuo quarto bicchiere.
Rosso tramonto “perché quest’anno è piovuto poco”.
Mi mostravi il cielo di tutti i colori. Giallo attraverso un bicchiere di bianco. Rosso al di là di un merlot.
Non perdo tempo nonno nemmeno un pochino.
Vedo la terra da arare la brina sui campi. La nebbia sul fiume il ghiaccio sull’aia.
Il nonno è morto portandosi via tutto il tempo. Una giovinezza in divisa dentro a una guerra malata. Come tutte le guerre.
Una malattia curata male, così il male se l’è portato via.
Ha portato con sé un vestito le scarpe una corona fra le mani che non conosceva. Nuova.
Comprata per l’occasione.
Il cane voleva andare con lui ma non hanno voluto.
Volevo dargli una bottiglia di merlot ma mi hanno detto che non si poteva.
Dopo un po’ anche il suo odore se n’è andato. Non ha portato via altro.
Così, corrono da lontano per avere.
Io voglio solo la scacchiera per vedermi bambino
davanti al nonno innamorato.
Fra noi il gioco della vita.
Fra noi il gioco della vita.
Il nonno mi faceva vincere attaccando con la torre. --------------
Voleva più bene a me che al suo Re.
Voglio solo la scacchiera. ////////------------------------------------------------------E.H.LANDSEER
(Domani ero)
/Voglio solo la scacchiera. ////////------------------------------------------------------E.H.LANDSEER
(Domani ero)
Ricordi nonno quando mi dicevi di guardare
il cielo che tocca il mare? Non si toccavano e
forse non si toccheranno mai.
Eppure passavamo ore a guardare quello che non c’è.
Passo ore a pensare a quello che non c’è.
Forse le cose più belle non ci sono. ….
Non ti preoccupare nonno, ho tutto. Libri, carta per scrivere, pensieri da aggiustare, ricordi che mi tengono compagnia. Ho il tempo per costruirmi un passato. E poi ogni tanto piove.
Di giorno non succede niente.Difficilmente domani accadrà qualcosa. E’ quanto mi son detto ieri. Faccio finta di vivere.
(Stelle Nere)
Sì sei elegante sei dimagrita
perché ti vuoi cambiare siamo in ritardo ti ho detto che sei elegante
va bene cambiati telefono che arriveremo con dieci minuti di ritardo
anche ora sei elegante ti prego non cambiare ancora d’abito dobbiamo partire
anche questo ti sta molto bene
sono passati venti minuti da quando ho chiamato per dire di un ritardo di dieci minuti ora basta chiamo che non ci andiamo perché ti senti male
siamo in macchina con il terzo vestito quello che le sta peggio
a cena un disastro
questo dice stupidaggini quell’altro mangia come un maiale questa quella quell’altro
va bene lasciali stare mica ce li dobbiamo portare a casa e poi scusa sono i miei clienti lo studio va avanti per loro
non dovevi dire questi sono ragionamenti stupidi all’ingegnere e poi al massimo erano ragionamenti che non condividevi.
Sono ragionamenti che non condivido ecco cosa dovevi dire ragionamenti che non condivido.
…e poi se devo essere sincero l’ingegnere aveva ragione non mi interessa che tu pensi che gente così non possa aver ragione l’ingegnere aveva ragione.
Sì sì buonanotte no domani non chiamare allo studio già l’idea mi dà i brividi.
Sono maleducato? Scusa verso le cinque va bene.
(Stelle nere)
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Com’è la sua attività onirica?
Silenzio
Lei sogna?
Ma gli perdoni tutto al tuo analista perché il tuo analista lavora per darti futuro di volta in volta a mezz’ora per volta
perché tu stai attento a non dire le cose importanti nella seconda mezz’ora
ma sei contento perché le cose importanti hai imparato a dirle nella prima mezz’ora
paghi un’ora qualche telefonata e te ne vai così non vedi l’altro.
Ma tu quei soldi glieli hai dati volentieri
vuoi dargliene degli altri perché l’analisi funziona così
devi pagare volentieri
non so perché ma funziona così.
E io pago.
Volentieri.
Pago per vedere il mio passato che non volevo vedere.
A mezz’ora per volta.
(Domani ero)
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Ho sognato il mio papà che uccideva sua moglie perché aveva trattato male i suoi figli. Subito dopo ci siamo rimessi a tavola e per la prima volta abbiamo mangiato tranquilli perché anche se uno faceva briciole beveva vino rovesciava qualcosa non mangiava proprio tutto quello che c’era nel piatto non doveva giustificarsi con nessuno non doveva scusarsi con nessuno non doveva pensare se non mangio tutto cosa devo dire.
Ma quando il pranzo è finito mia madre era sulla porta a comandare il resto della giornata.
Meglio così ho pensato
così il mio papà non deve andare in prigione.
Al risveglio ero sudato con gli occhi bagnati e le orecchie piene degli urli dei secondini che urlavano come mia madre.
….
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Ho sognato il mio cane prima della puntura per morire.
Ho rivisto i suoi occhi che mi guardavano prima del buio. -------------
Aveva sempre capito tutto e ora capiva che doveva morire.
Ho ucciso il mio cane per non farlo soffrire di un male che si mangiava le ossa così il mio cane non camminava più.
Poco male perché gli avrei portato da mangiare ma quel male non voleva solo le ossa si mangiava anche i salti del mio cane che non saltava più. Il dottore disse che era meglio così e fece la puntura al mio cane.
Quello sguardo è con me
Da dieci anni è con me.
Non voleva la puntura forse perché gli andava bene di vivere così.
Forse gli andava bene vivere.
Ma io avevo deciso la puntura perché non volevo continuare così.
Ho fatto bene? Non lo saprò mai.
Ma quello sguardo non mi lascia più //////////////////////////////Magritte 1948
da dieci anni non mi lascia più.
Bene, cosa ne pensa, che lettura da di questo sogno?
Lei non si accontentava delle ossa, si mangiava anche i salti che non saltavo più. Una notte mi dissi che era meglio così e feci la puntura al mio cane.
Devo andare a un convegno quindi ci vedremo fra tre forse quattro settimane. Magari con altri sogni.
(Domani ero)
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