AUTORE Murakami Haruki 1997
EDITORE Einaudi 2007
TRADUZIONE Antonietta Pastore
Se esista davvero e che aspetto abbia, nessuno lo sa. Non si fa mai vedere, lo si sente solo cantare.
Si ferma sul ramo di un albero e si mette a stringere le viti del mondo, una dopo l’altra, con un rumore stridente.
Se smette, anche il mondo smette di funzionare, però non lo sa nessuno.
Tutti pensano che sia qualcosa di più grande, di più complicato e potente a far girare il mondo. Invece lo fa girare lui. Si sposta da un ramo all’altro e, man mano che procede, va stringendo le viti.
EDITORE Einaudi 2007
TRADUZIONE Antonietta Pastore
Se esista davvero e che aspetto abbia, nessuno lo sa. Non si fa mai vedere, lo si sente solo cantare.
Si ferma sul ramo di un albero e si mette a stringere le viti del mondo, una dopo l’altra, con un rumore stridente.
Se smette, anche il mondo smette di funzionare, però non lo sa nessuno.
Tutti pensano che sia qualcosa di più grande, di più complicato e potente a far girare il mondo. Invece lo fa girare lui. Si sposta da un ramo all’altro e, man mano che procede, va stringendo le viti.
xxx
Calarsi in un pozzo servendosi di una scala di corda era un’impresa molto più ardua di quanto avessi immaginato. Mi calai un gradino alla volta con estrema cautela. Ma per quanto scendessi, non arrivavo mai, sembrava che dovessi continuare in eterno….Quando ebbi contato fino a venti gradini improvvisamente fui preso dal terrore. Un terrore che mi folgorò come una scossa elettrica, lasciandomi pietrificato lì dov’ero. I miei muscoli si irrigidirono come il legno. Mi sentii inondare di sudore, le ginocchia presero a tremarmi. Com’era possibile che esistesse un pozzo così profondo in piena Tokyo? A due passi dalla casa dove abitavo? Tesi le orecchie col fiato sospeso. Nulla, non il minimo rumore. Neanche il verso delle cicale. L’unica cosa che si sentiva era il battito forsennato del mio cuore.
xxxxxxxxxxxxx
Ad anni di distanza da Tokyo Blues, ritroviamo Toru ormai ultratrentenne, sposato con Kumiko e alle prese con un’esistenza senza brividi e un matrimonio solo in apparenza languido, in realtà infiacchito da domande mai poste. Toru si è licenziato pochi mesi prima dallo studio legale in cui svolgeva il suo tirocinio, perché stanco delle frustrazioni del praticantato e ora trascina i suoi giorni fra lavori domestici ripetitivi e un vagabondaggio improduttivo, mentre la moglie manda avanti il bilancio collaborando nella redazione di una casa editrice. Un matrimonio apparentemente senza scossoni finché lei non lo molla dalla sera alla mattina senza dargli uno straccio di spiegazione. A Toru non resta che tirare la cinghia e occupare i tempi morti meditando sui propri fallimenti.
Leggere questo libro è un’impresa, non si può negarlo. Dopo 600 pagine si arriva alla fine senza nemmeno più ricordarsi come il tutto è iniziato, perché non è più così importante. Fondamentale è il percorso che ha aperto, proprio come succede nella vita vera.
Ma non è tempo perso: Murakami riesce a pensare, vedere e raccontare in modo diverso dagli altri scrittori, può favoleggiare sulle cose più fantasiose con una naturalezza che ci affascina. Qui ritroviamo le identiche atmosfere sospese del già citato Norwegian Wood e di Dance Dance Dance: realtà mescolate all’onirico, incontri appesi in un clima surreale oppure permeati d’atroce realismo, personaggi cupi e odiosi contrapposti ad altri delicati, eroici o di una solarità esplosiva. Il suo stile spontaneo e semplice torna ancora una volta a sedurci, sempre nitido di particolari visivi e olfattivi, quasi analizzasse minuziosamente le sue sensazioni attraverso la lente di un microscopio.
Più che leggere un libro ci sembra di assistere ad un film completo di colonna sonora poiché la musica non manca mai a fare da sfondo in tutti i suoi romanzi.
A tratti la nostra vita tira avanti a ritmo lento, con lunghe soste, come il viaggio a bordo di un accelerato; ci si annoia, si pensa, si conclude poco, ma è necessario, facciamo scorte per la vita vera, quella che in altri momenti corre come un treno ad alta velocità e non si riesce più a capire dove ci si trovi o dove si stia andando. Tutto sfreccia via davanti a noi senza che abbiamo il tempo di accorgerci, vedere, valutare bene o afferrare le opportunità prima che sfuggano.
La storia è scandita con continui ritmi alternati, occasioni perse o afferrate al volo, decisioni e indecisioni, speranze e dubbi, spiragli di luce e pozzi bui. C’è confusione ed equivoco continui sulla realtà che sembra sogno e il sogno che può apparire più vero della realtà stessa.
L’inizio si è già tramutato in passato quando si è giunti in fondo ad un’esperienza; non ci si ricorda nemmeno più bene come ci si sia infilati in un’avventura, quali decisioni siano state prese, quali eventi siano capitati per sbaglio o per coincidenza, quali le occasioni che ci siamo lasciati scivolare via dalle mani e quali abbiamo invece afferrato senza sospettarne le conseguenze.
Murakami è un autore controverso. Non ci sono mezze misure: o lo si ama o non lo si sopporta proprio.
La sua caratteristica è di saper stemperare il grigiore, la ripetitività, l’inconcludenza che ha la vita nella sua routine, con eventi straordinari, fatti rivelatori, incontri inaspettati, sconfinamenti involontari nell’occulto e nell’erotismo, con una consequenzialità imprevedibile, senza per questo cadere nell’inverosimiglianza. Quante cose capitano nella nostra vita a cui non siamo in grado di dare una spiegazione razionale? Esperienze che possono sembrare poco plausibili volendole ascrivere alla logica corrente o inquadrare da un punto di vista essenzialmente pragmatico?
Le sue storie sono metafore di viaggi che può compiere la nostra mente scavando nell’inconscio, di cose che ci accadono senza che ci sia una ragione apparente a giustificarle. Potremmo accettarle più facilmente se riuscissimo a guardarle con occhio laico e possibilista.
La realtà può risultare deformata in certi momenti; ciò che non abbiamo più ci appare come un vivido sogno strappato via dalle mani del nulla. Quel che ancora non abbiamo avuto si confonde in una prospettiva sospesa e incerta fra decisione e indecisione se fare qualcosa oppure no. Fino all’ultimo non sappiamo quale realtà sceglieremo e, fintanto che non avremo scelto, sarà come avere virtualmente tutto a nostra disposizione.
Anche dopo avvenimenti dolorosi e deludenti , il mondo insensibile riprende ad essere quello di sempre, e allora, per ricominciare, bisogna lasciar cadere la parte di noi danneggiata, come la lucertola fa con la coda.
Per apprezzare Murakami è indispensabile riconoscere che ci sono troppe domande nella nostra vita che non avranno mai risposte e troppe risposte che creano nuove domande; che ci sono cose inevitabili che non vorremmo mai dover scegliere, eppure dobbiamo. Per questo forse acconsentiamo a rimanercene a lungo in stand-by, riflettendo e leccandoci le ferite aperte, aspettando che il tempo passi e si porti via il dolore, senza ragionare del fatto che questa vita è la sola che c’è dato vivere, non potremo averne un’altra in cambio qando ci accorgeremo di non averla vissuta abbastanza intensamente.
Leggere questo libro è un’impresa, non si può negarlo. Dopo 600 pagine si arriva alla fine senza nemmeno più ricordarsi come il tutto è iniziato, perché non è più così importante. Fondamentale è il percorso che ha aperto, proprio come succede nella vita vera.
Ma non è tempo perso: Murakami riesce a pensare, vedere e raccontare in modo diverso dagli altri scrittori, può favoleggiare sulle cose più fantasiose con una naturalezza che ci affascina. Qui ritroviamo le identiche atmosfere sospese del già citato Norwegian Wood e di Dance Dance Dance: realtà mescolate all’onirico, incontri appesi in un clima surreale oppure permeati d’atroce realismo, personaggi cupi e odiosi contrapposti ad altri delicati, eroici o di una solarità esplosiva. Il suo stile spontaneo e semplice torna ancora una volta a sedurci, sempre nitido di particolari visivi e olfattivi, quasi analizzasse minuziosamente le sue sensazioni attraverso la lente di un microscopio.
Più che leggere un libro ci sembra di assistere ad un film completo di colonna sonora poiché la musica non manca mai a fare da sfondo in tutti i suoi romanzi.
A tratti la nostra vita tira avanti a ritmo lento, con lunghe soste, come il viaggio a bordo di un accelerato; ci si annoia, si pensa, si conclude poco, ma è necessario, facciamo scorte per la vita vera, quella che in altri momenti corre come un treno ad alta velocità e non si riesce più a capire dove ci si trovi o dove si stia andando. Tutto sfreccia via davanti a noi senza che abbiamo il tempo di accorgerci, vedere, valutare bene o afferrare le opportunità prima che sfuggano.
La storia è scandita con continui ritmi alternati, occasioni perse o afferrate al volo, decisioni e indecisioni, speranze e dubbi, spiragli di luce e pozzi bui. C’è confusione ed equivoco continui sulla realtà che sembra sogno e il sogno che può apparire più vero della realtà stessa.
L’inizio si è già tramutato in passato quando si è giunti in fondo ad un’esperienza; non ci si ricorda nemmeno più bene come ci si sia infilati in un’avventura, quali decisioni siano state prese, quali eventi siano capitati per sbaglio o per coincidenza, quali le occasioni che ci siamo lasciati scivolare via dalle mani e quali abbiamo invece afferrato senza sospettarne le conseguenze.
Murakami è un autore controverso. Non ci sono mezze misure: o lo si ama o non lo si sopporta proprio.
La sua caratteristica è di saper stemperare il grigiore, la ripetitività, l’inconcludenza che ha la vita nella sua routine, con eventi straordinari, fatti rivelatori, incontri inaspettati, sconfinamenti involontari nell’occulto e nell’erotismo, con una consequenzialità imprevedibile, senza per questo cadere nell’inverosimiglianza. Quante cose capitano nella nostra vita a cui non siamo in grado di dare una spiegazione razionale? Esperienze che possono sembrare poco plausibili volendole ascrivere alla logica corrente o inquadrare da un punto di vista essenzialmente pragmatico?
Le sue storie sono metafore di viaggi che può compiere la nostra mente scavando nell’inconscio, di cose che ci accadono senza che ci sia una ragione apparente a giustificarle. Potremmo accettarle più facilmente se riuscissimo a guardarle con occhio laico e possibilista.
La realtà può risultare deformata in certi momenti; ciò che non abbiamo più ci appare come un vivido sogno strappato via dalle mani del nulla. Quel che ancora non abbiamo avuto si confonde in una prospettiva sospesa e incerta fra decisione e indecisione se fare qualcosa oppure no. Fino all’ultimo non sappiamo quale realtà sceglieremo e, fintanto che non avremo scelto, sarà come avere virtualmente tutto a nostra disposizione.
Anche dopo avvenimenti dolorosi e deludenti , il mondo insensibile riprende ad essere quello di sempre, e allora, per ricominciare, bisogna lasciar cadere la parte di noi danneggiata, come la lucertola fa con la coda.
Per apprezzare Murakami è indispensabile riconoscere che ci sono troppe domande nella nostra vita che non avranno mai risposte e troppe risposte che creano nuove domande; che ci sono cose inevitabili che non vorremmo mai dover scegliere, eppure dobbiamo. Per questo forse acconsentiamo a rimanercene a lungo in stand-by, riflettendo e leccandoci le ferite aperte, aspettando che il tempo passi e si porti via il dolore, senza ragionare del fatto che questa vita è la sola che c’è dato vivere, non potremo averne un’altra in cambio qando ci accorgeremo di non averla vissuta abbastanza intensamente.
xxxxx
xxxx