Me ne vado vestita di freddo, con l’ombrello che sgocciola sull’impermeabile, cercando guadi fra le pozzanghere larghe.
Ferma al semaforo del Cordusio mi chiedo, come centinaia di altre volte, che senso abbia che, nel centro storico di una città come questa, viaggino tram lunghi come treni, lenti come bradipi, vuoti come chiese sconsacrate. Un mezzo si è fermato proprio al centro dell’incrocio e i passanti appena usciti dalla Metropolitana non riescono ad attraversare. Altri tram sono in fila lungo la Via Orefici, immobilizzati sulle rotaie senza poter proseguire. Un tassista rimasto intrappolato dirotta nervosamente l’auto con una virata che solleva un muro d’acqua fangosa. Faccio un rapido passo indietro e poco ci manca che m’arrivi una bella docciata. Se ne va a tutta birra, slittando sui binari scivolosi. Accidentaccio! Mi giro a guardarlo col riflesso condizionato di chi è convinto che la fisionomia delle persone sia corrispondente al modo d’agire e ne ricerca conferma sui loro volti. Ma è già distante e non c’è niente di più anonimo di un taxi bianco che si allontana sotto la pioggia. Altri tassisti sembrano subito volerlo imitare e avanzano fino a sbarrarsi reciprocamente la strada. S'illudono, mandondosi dei vaffa, di districarsi dall’ingorgo premendo furiosamente i palmi sui clacson.
Traffico bloccato dai tram al Cordusio |
Nemmeno un vigile all’orizzonte: stanno tutti rintanati come topi negli uffici comunali, intenti a rosicchiare la carta dei verbali contestati. Mi trincero in un’indifferenza totale, intanto il tram lentamente si toglie di mezzo mentre un altro sta già sopraggiungendo. I pedoni decidono di attraversare e invadono la strada, riversandosi sulle strisce come un fiume in piena. Non si fa in tempo a raggiungere il lato opposto che già il semaforo è scattato al rosso, già si sente, vicino alle gambe che s’affrettano, il calore dei motori impazienti. Maledetta giornata! L’umidità mi sta calando nelle ossa. Un brivido mi serpeggia lungo la spina dorsale. Io, questa umidità, la odio.
Chi è che diceva invece che la pioggia è più sana del sole, quando io me ne lagnavo? Qualcuno mica di Milano certo, mica stressato, magari nato in inverno - che quelli nati col freddo, sappiamo tutti, sopportano meglio le intemperie -, uno di quei fortunati abitanti di città che rimanangono civili anche sotto gli acquazzoni. Allungo il passo e sento addosso una vitalità nuova: l’aria è oggettivamente più respirabile, oserei dire quasi montana e finalmente mi posso concedere il lusso di inalare a pieni polmoni, senza il terrore di farmi invadere dai veleni. Ma sì… forse quella teoria la devo rivalutare: se vogliamo dirla tutta, stamattina, uscendo, ho anche trovato la mia macchina bella pulita e brillante, come appena uscita dall’autolavaggio.
In un primo momento mi stavo quasi spaventando, non vedendola al suo solito posto, come già accaduto con altre macchine quando mi sono state rubate (4 in 15 anni): invece c’era, irriconoscibile per l’assenza di quella patina grigiastra accumulata in un mese di city life.
Bè...pioggia, un grazie te lo devo proprio; mi hai fatto risparmiare un’ora di tempo e la spesa di ben dieci euro più mancia.
Grazie anche a chi riesce ad avere la visione del bicchiere mezzo pieno, e qualche sorso sa condividerlo con gli altri.
mca
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