Un cacciatore in Bielorussia è rimasto ferito da un colpo partito accidentalmente dalla sua stessa arma.
L'incauto si era avvicinato a una volpe con l'intento di catturare a mani nude la preda da lui ferita, che si fingeva tatticamente morta.
La vicenda, romanzata dai giornalisti di mezza Europa, improvvisati animalisti, viene raccontata con toni esultanti, illustrando come l'astuto animale, nel divincolarsi per sfuggire al cacciatore, con uno scatto volpino abbia premuto il grilletto, colpendo il malcapitato ad una gamba e compiendo così una giusta vendetta.
Va bene tutto, ma adesso non bisogna esagerare: non si può infatti attribuire ad un animale, per quanto intelligente possa essere considerato, l'atto offensivo intenzionale, di appartenenza unicamente umana, perché il suo istinto è pur sempre limitato alla sola difesa. Gli incidenti venatori sono innumerevoli e tutti attribuibili all'imperizia di quegli improvvisati cacciatori che considerano l'uccisione degli animali un ameno diversivo.
Se per fortuna tante volte la casualità gioca a favore della selvaggina, mietendo vittime fra le fila dei cacciatori, ben loro stia, ma non si può scomodare, per la circostanza, un improbabile concetto di superiore giustizia, sconosciuto in natura.
Se l'uomo fosse un po' meno sciocco, le volpi non sembrerebbero così furbe.
mcaVulpes-vulpes |
*
Nessun commento:
Posta un commento