Il Castel del Monte è situato su una collina della catena delle Murge occidentali è costruito direttamente su un banco roccioso, in molti punti affiorante, ed è universalmente noto per la sua forma ottagonale. Su ognuno degli otto spigoli si innestano otto torri della stessa forma.
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Trifora sulla parete nord |
La nascita dell'edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando Federico II Hohenstaufen ordina da Gubbio che vengano predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte oggi scomparsa. Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello, in quella data, era già giunta alle coperture.
Incerta è anche l'attribuzione ad un preciso architetto: alcuni riconducono l'opera a Riccardo da Lentini ma molti sostengono che ad ideare la costruzione fu lo stesso Federico II. Pare fu costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna. Probabilmente alla morte di Federico II nel 1250 l'edificio non era ancora terminato.
Tre sono i materiali da costruzione utilizzati nel castello; la loro combinazione e la loro distribuzione nell’edificio non sono casuali ed hanno un ruolo importante nella nostra percezione cromatica. Prima di tutto la pietra calcarea locale, bianca o rosata a seconda dei momenti del giorno e preponderante, interessando le strutture architettoniche nel loro insieme ed alcuni particolari decorativi; il marmo bianco o leggermente venato, oggi superstite nelle preziose finestre del primo piano e nella decorazione delle sale, ma che in origine doveva costituire gran parte dell’arredo del castello; infine la breccia corallina, nota di colore usata nella decorazione delle sale al piano terra e nelle rifiniture di porte e finestre, interne ed esterne, oltre che nel portale principale; un effetto prezioso e vivace reso da un conglomerato di terra rossa e calcare cementati con argilla ancora reperibile in cave presenti nel territorio circostante.
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Il cielo visto dall'apertura ottogonale del cortile |
Grandissimo interesse riveste il corredo scultoreo che, sebbene fortemente depauperato, fornisce una significativa testimonianza dell'originario apparato decorativo, caratterizzato anche dall'ampia gamma cromatica dei materiali impiegati: tessere musive, piastrelle maiolicate, paste vitree e dipinti murali, di cui fra la fine del ‘700 ed i primi dell'800 alcuni scrittori e storici locali videro le tracce, descrivendole nelle loro opere.
Non ha restituito alcuna testimonianza, invece, la vasca ottagonale posta al centro del cortile, citata da alcuni studiosi del secolo scorso.
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Mensole figurate nella torre 3 del Falconiere |
Castel del Monte fu progettato come fortezza militare o più probabilmente come residenza di caccia per Federico. Non fu mai abitato e raramente adibito a feste; ma nel 1246 vi si ricordano le nozze di Violante, figlia naturale di Federico e Bianca Lancia.
E' stato iscritto sulla lista dei patrimoni dell'umanità per la perfezione delle sue forme e per l'armoniosa unione di elementi culturali nordeuropei, islamici e dell'antichità classica, tipico esempio di architettura militare del medioevo.
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Mensola retta da talemone |
Prima di morire Costanza d’Altavilla era dunque riuscita a far incoronare il piccolo Federico II Re del Regno di Sicilia, affidandolo alla custodia di Papa Innocenzo.
Federico era nato già pretendente di molte corone. Quella imperiale però non era ereditaria. Tuttavia Federico era un valido candidato al titolo di re di Germania, che assumeva in sè anche le corone d'Italia e di Borgogna. Questi titoli assicuravano diritti e prestigio, ma non davano da soli un potere effettivo. Conferivano potere solo se si era forti, sostenuti da influenti alleanze e al comando di potenti guarnigioni, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere i diritti regi sui vari feudatari e sui Comuni italiani. Non così per la corona di Sicilia, supportata da un apparato amministrativo ben strutturato a garantire che la volontà del sovrano venisse applicata.
L'unione del regno di Germania e di Sicilia non era comunque vista di buon occhio dal papa che si sarebbe ritrovato accerchiato da un’unica grande potenza. La massima "Divide et impera" è certamente stata la strategia più usata dai Papi di Roma.
Contraddicendo il suo mandato di tutela il papa Innocenzo favorì per sua convenienza personale l’elezione illegittima di Ottone ad imperatore.
Non dimentichiamoci che il papa aveva dalla sua una potente arma, efficace più di qualsiasi esercito e che all'occorrenza veniva sfoderata: la scomunica, di cui non esitava mai a servirsi per esautorare i sovrani quando non sottostavano più alle sue regole. Con la scomunica il papa praticamente scioglieva i sudditi dal giuramento di obbedienza verso l’imperatore, che veniva così a trovarsi immediatamente esautorato.
Intanto la situazione politica sia in Germania che in Sicilia aveva iniziato a soffrire di un rapido deterioramento a vantaggio delle vecchie classi feudali e il piccolo Federico rimase praticamente abbandonato dai suoi tutori trascorrendo un’infanzia difficile, per strada, a diretto contatto con ogni cultura ed etnia, autodidatta e praticamente allevato dalle famiglie palermitane che si presero cura di lui fintanto che l’ordine non fu ristabilito.
Nel 1209 Federico, ancora adolescente, fu fatto strategicamente sposare a Costanza d’Aragona, di dieci anni più grande di lui, che pochi anni dopo gli diede il figlio Enrico. La storia sembra di nuovo ripetersi.
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Cortile ottogonale visto dalla sala VI |
Ogni parete del cortile, nuda e alta tanto da far sembrare di trovarsi sul fondo di un grande pozzo, termina in alto con un'arcata cieca a sesto acuto. L'alleggerimento delle masse murarie è dato dalle porte e finestre che vi si aprono, di varia forma e distribuite secondo una gerarchia di percorsi all'interno.
Vi si affaccia a piano terra un portale di breccia corallina, assai simile a quello che si potrebbe trovare in un'abbazia cistercense.
La tradizione vuole che in origine al centro del cortile si trovasse una vasca di marmo anch'essa ottogonale e che l'architetto del castello vi sia annegato. In realtà di essa non risulta traccia, come i recenti restauri hanno appurato. Parte del cortile poggia infatti direttamente sulla roccia, mentre la zona centrale è occupata da una cisterna sotterranea.
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Sala del Trono al piano superiore |
La struttura e la distribuzione degli ambienti ricalca quella del piano terra, ma esprime maggiore raffinatezza nei particolari decorativi e nell'architettura d'insieme. In origine le pareti di queste sale dovevano essere rivestite interamente da grandi lastre marmoree.
L'asportazione dei rivestimenti dalle pareti fu solo un capitolo della triste storia di espoliazioni perpetrate ai danni di Castel del Monte nel corso dei secoli, soprattutto nel Settecento.
Alcune sale presentano enormi camini, con alte cappe coniche ancora parzialmente conservate, a cui era affidato il riscaldamento degli ambienti.
La sala del trono è posta sul lato est dell'edificio, orientata verso Andria. Si affaccia sul cortile con un'ampia porta finestra a forma di bifora.
Caratteristica di queste grandi finestre è di essere rialzate da gradini e fiancheggiate da sedili. Un sedile di marmo corre anche lungo le pareti di ogni sala.
La tradizione vuole che l'esposizione in direzione di Andria sia stata appositamente voluta per segnare il ruolo di questa città, cui Federico aveva conferito il titolo di fidelis e nel duomo della quale erano state sepolte due mogli dell'imperatore, Jolanda di Brienne e Isabella d'Inghilterra.
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Chiave di volta della sala VII raffigurante
fauno dalle grandi orecchie |
Al pari di molti altri sovrani del suo tempo, e coerentemente con le consuetudini e le prerogative proprie degli imperatori di ogni epoca, Federico II fu un grande conquistatore di cuori femminili, oltre che padre e nonno di una discendenza numerosa. Disgraziatamente, nonostante il suo impegno, la dinastia sveva non ebbe il tempo di andare oltre la seconda generazione, a causa delle ben note, sfavorevoli circostanze culminate con la morte del giovane Corradino nel 1268. Bisogna tuttavia tener conto che molto spesso il matrimonio fra case regnanti era nelle migliori delle ipotesi un contratto vantaggioso a suggello di alleanze politiche studiate a tavolino. Il coinvolgimento sentimentale coincideva solo raramente. La storia di Federico ci tramanda tre matrimoni e dunque tre linee di discendenza legittime con altrettanti figli e nipoti, nonché diverse altre unioni illegittime, allietate dalla nascita di numerosi figli, il più noto dei quali è senza dubbio lo sfortunato Manfredi “ biondo, bello e di gentile aspetto”, come lo immortalò Dante nel Paradiso, re di Sicilia alla morte del padre nel 1258. Manfredi, insieme a Costanza e Violante era figlio di Bianca Lancia, forse la donna più amata da Federico e forse da lui sposata in extremis per legittimarne la discendenza. La loro relazione sopravvisse a tre matrimoni e ad un numero imprecisato di incontri rubati.
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Federico II e Bianca Lancia |
La prima moglie, Costanza d’Aragona, fu scelta come abbiamo già detto dal papa Innocenzo. Il matrimonio fu celebrato a Palermo nel 1208, quando lo sposo non era ancora quindicenne e ben dieci anni lo separavano da quella donna che era già stata regina d’Ungheria. Da quell’unione pochi anni dopo nacque Enrico, suo primo erede legittimo, che sarebbe poi diventato re di Germania, ma che comunque risultava secondogenito a Enzo, nato da una certa Adelaide di Urslingen probabile figlia di Corrado di Urslingen, conte di Assisi e duca di Spoleto. La sua relazione con l'imperatore si sviluppò alla fine degli anni dieci del Duecento. Si conobbero quando Federico tornò in Germania, poco dopo il suo matrimonio con Costanza d'Aragona, presso il castello di Haguenau, nel basso Reno, l'odierna Alsazia. Adelaide faceva da damigella e i due si invaghirono.
Alla morte di Costanza avvenuta nel 1222 erano già nati molti altri figli fuori dalle righe, fra cui Federico d’Antiochia e Riccardo conte di Chieti, alle cui madri non si è riusciti a dare un nome e tre figlie femmine, Selvaggia, Margherita e Violante, quest’ultima figlia di Bianca Lancia.
Dovendo salvare l’ufficialità, nel 1225 venne celebrato a Brindisi il matrimonio con Iolanda di Brienne. Secondo alcuni storici l'unione con Federico fu soprattutto un accordo diplomatico, fortemente voluto fra gli altri dal papa Onorio III, poiché Jolanda portava in dote il titolo di regina di Gerusalemme, titolo che pur se meramente onorifico era molto prestigioso per un imperatore del Sacro Romano Impero. Federico quindi divenne re di Gerusalemme, una prima volta contraendo matrimonio con Jolanda, quindi - morta Jolanda - ne mantenne il titolo, prima con la reggenza per la minorità del figlio Corrado (1228) e poi autoproclamandosi re nel 1229.
Jolanda morì appena sedicenne durante il travaglio dovuto al parto di Corrado. Venne sepolta nella cripta sottostante la Cattedrale di Andria.
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Statua di Federico II - Napoli Palazzo Reale |
Nel 1235 fu il turno di Isabella d’Inghilterra, morta anch’essa di parto sei anni dopo. C’era poco da stare allegri in un periodo in cui la vita delle donne era insidiata tanto da cause naturali, quanto dall’atteggiamento dispotico dei consorti (qualcosa è cambiato oggi?) che per gelosia erano capaci di tenerle relegate come in un harem. Voci insistenti hanno sostenuto per lungo tempo che dietro l’esperienza coniugale delle tre mogli dell’imperatore, due delle quali morte di parto, ci fosse lo zampino di numerosi maltrattamenti se non addirittura dell’avvelenamento. Benché possano sembrare illazioni eccessive, è bene ricordare che Federico riservò un simile trattamento anche alla sua amata Bianca Lancia, madre di Manfredi, il prediletto fra i suoi figli. Sebbene all’indomani della morte della sua terza moglie Isabella, lui le avesse intestato numerose terre e possedimenti, si tramanda anche delle furibonde ire imperiali, scatenate dalla cieca gelosia, che lo inducevano a sospettare continui tradimenti da parte di lei.
Bianca Lancia, partorito Manfredi in regime di semi-prigionia, spedì il neonato al marito e su di un vassoio gli fece recapitare anche uno dei propri seni tagliato in segno della sua devozione e fedeltà assolute.
oh tempora oh mores!
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Se la storia della famiglia Hoenstaufen vi avvince, continuate a seguirla in altre vicende prossimamente qui.