“C’erano quadri con i quali io e mia moglie volevamo vivere – racconta Beyeler nel suo libro autobiografico – anche se all’epoca non avevamo dove appenderli; stavano semplicemente appoggiati al muro, ma erano comunque là: un sentimento che faceva bene, molto meglio che avere dei soldi in banca.”
Questa è La passione per l’arte come la declina Ernst Beyeler, nella sua opera autobiografica data alle stampe nel 2005, uno dei leggendari mercanti d’arte del dopoguerra europeo, che di soldi in seguito ne ha fatti a palate.
Ma il loro primo acquisto importante era stato, nel 1950, Improvvisazione 10 di Kandinsky, il cui prezzo era allora di 4.500 dollari e fu da loro pagato a rate.
Alla sua morte, nel 2010 Ernst Beyeler ha lasciato un ingente patrimonio d’ opere d’arte, calcolato in oltre due miliardi di franchi svizzeri e una fondazione con sede a pochi chilometri da Basilea, in una stupenda struttura museale ideata da Renzo Piano, e aperta al pubblico dal 1997. Vi sono raccolte circa 200 opere che spaziano dal tardo Impressionismo al Cubismo, dall’Espressionismo all’Arte moderna.
Per coprire i grossi costi di gestione richiesti dalla Fondazione proprio in questi giorni al Nr. 8 di King Street a Londra, Christie’s batterà all’asta alcune opere recuperate dal “magazzino” della galleria e altre che hanno fatto parte della collezione privata dei coniugi Beyeler tra cui:
Le buste de Francoise - Picasso 1932 olio su tavola di legno |
- una monumentale tela di Nimphéas di Monet,
- un dipinto a olio di Picasso “ Le buste de Francoise” da solo valutato fra gli 8 e gli 11 milioni di euro.
- Le Vallon di Paul Gauguin anch’esso stimato intorno ai 7/9 milioni, e altri fra cui
- un prezioso acquerello di Paul Klee che teneva nella sua camera da letto proprio sopra il comodino.
Il gallerista aveva rapporti d’amicizia con tutti gli artisti di cui trattava le opere.
Il suo preferito pare fosse Picasso, per le cui opere non aveva esitato a vendere lavori di Warhol e Bacon.
Era riuscito ad incontrarlo nel 1957, quando lo stesso artista lo aveva invitato a visitare il suo atélier di Mougins, privilegio che raramente concedeva ai vari mercanti d’arte. Picasso gli disse di scegliere pure con calma tutte le opere che desiderava portarsi via, ma poi su 50 che lui scelse gliene lasciò solo 25, fra cui Le sauvetage che oggi spicca nelle sale della fondazione.
Museo della Fondazione Beyeler, Riehen. 1991-1997 - Renzo Piano |
"Si è di fronte ad un un museo introverso, sviluppato su un unico livello. Adagiata sul parco, la sua pianta trova le generatrici spaziali in robusti muri paralleli sui quali è impostata strutturalmente una copertura vetrata leggera e raffinata che ammorbidisce e “polverizza” la luce zenitale ridistribuendola negli ambienti espositivi, smorzandone le variazioni naturali appena percepibili dallo spazio interno del museo.
Lo spazio si presenta fluente, omogeneo, continuo, con tutti i terminali impiantistici occultati sapientemente. Restano in evidenza solo gli elementi della composizione architettonica: i muri lisci trattati ad intonaco, il pavimento ligneo e il soffitto luminoso.
Il risultato spaziale è un’armoniosa integrazione fra la logica espositiva per successione di sale, tipica dei musei del XIX secolo, e la fluidità contemporanea dello spazio allungato delle campate aperte prospetticamente “a cannocchiale” verso l’esterno. Evidente è la ricerca di continuità fra architettura e natura: i muri insieme alla leggerissima copertura proseguono nello spazio del parco a contatto con gli elementi naturali; il pavimento instaura un dialogo visivo con la vasca d’acqua del giardino posta allo stesso livello del piano di calpestio. Ad interrompere, appena, la forte continuità fra interno ed esterno delle navate restano solo grandi vetrate."
Gabriele Lelli, arch
per saperne di più http://www.architetturadipietra.it/wp/?p=1028(mca ringrazia)
Hildy e Ernst Beyeler, la coppia di galleristi che in quarant’anni hanno raccolto una collezione importante con 160 opere di artisti della statura di Cèzanne, Giacometti, Klee, Lèger, Matisse, Picasso, Rothko, per citarne solo alcuni.
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