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Sirmione, /
Oh, quale mai felicità più bella,
Oh, quale mai felicità più bella,
che dopo lungo e faticoso errare,
stanchi tornare al focolar paterno,
e d’ansie scevri e liberi del peso
d’aspri pensieri in sul bramato letto
stender le membra in placida quiete?
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Di tanti affanni il solo premio è questo.
Salve a te dunque, Sirmion leggiadra,
che ormai ti godi il tuo signor;
e godete voi pur del lago onde lidie
e, con quanto scrosciar di risa è in voi,
tutte ridete.
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Catullo
(Liberamente tradotto da mca)
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