Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue:
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, - heureux comme avec une femme.
Rimbaud Mars 1870
. Andrò per sentieri nelle azzurre sere d’estate,
stroppicciando l'erba tenera, punzecchiato dal grano:trasognato sentirò la freschezza ai miei piedi.
Lascerò che il vento m'inondi il capo nudo,
senza parlare, a nulla pensando:
ma un amore infinito invaderà il mio cuore,
e, vagabondo nella natura, lontano arriverò, tanto lontano,
contento come assieme a una donna.
Rimbaud Marzo 1870
(traduzione di mca)
Mi domando perchè lei abbia trodotto "hereux" con un più modesto "contento", così come credo che abbia una ragione ed un senso la sequenza: lascerò, non parlerò, non penserò...dà un ritmo più attivo rispetto a "senza parlare".etc ...
RispondiEliminaSpero non prenda male queste mie osservazioni critiche.Sono ormai un suo fedele lettore.
Amedeo Trutti-Amedei di Liscabona
Felicità? Sì, ne ho sentito parlare...
RispondiEliminaGentile lettore, grazie della Sua perseveranza, virtù eccezionalmente rara, che nessuno quanto me è in grado di apprezzare.
Che dirle? Questa sublime poesia ha avuto nel tempo i suoi traduttori ufficiali, che però non si sono mai discostati dallo stesso clichè.
Questa mia non è di sicuro una traduzione letteraria, ma è proprio nell'originalità che potrebbe consistere un seppur modesto merito.
La invito ad un'amichevole sfida : mi mandi una sua traduzione ideale di questi versi e sarò contenta di pubblicarla di seguito alla mia.
Ma non la copi su internet, se no non vale.
Gentile blogger,
RispondiEliminain fondo dovevo aspettarmela, la sua sfida: già dalla sua foto avevo fantasticato su un’austera ma appassionata professoressa di lettere – forse preside? – amante delle sfide letterarie e forse anche di quelle che la vita impone.
Non ho mai tradotto nulla, ma ho accettato di giocare con lei. Premetto: né prima, né dopo ho sbirciato su internet eventuali traduzioni, ciò che segue è farina del mio sacco, talvolta in pieno accordo con lei. Il mio ulteriore disaccordo con la sua traduzione sta nella parola “arriverò”. Il poeta non arriva, viaggia, s’ingloba nella Natura, nel Cosmo, ha come un’illuminazione, un’estasi, un orgasmo, ecco perché parla di “ come con una donna”. Contento è davvero troppo poco davanti a tutto ciò. In questa poesia Rimbaud è Budha.
Amedeo Trutti-Amedei di Liscabona
Andrò per sentieri, nelle azzurre sere d’estate
punzecchiato dal grano, a calpestare l’esile erba:
trasognato, ne coglierò dai piedi la freschezza.
Lascerò il vento irrorare il mio capo nudo.
Non parlerò, non penserò a nulla:
Ma l’amore infinito colmerà
la mia anima
E andrò lontano, molto lontano, come un
zingaro,
nella profonda Natura, - felice come fossi con
una donna
Ammiro la sua sportività, che mi ha fatto apprezzare maggiormente lo sforzo letterario da lei compiuto.
RispondiEliminaIo però continuo a preferire testardamente la mia versione. Scusi se mi permetto, anche se non sono professoressa e tanto meno preside, ma nei pochi versi lei ripete due volte le parole "andrò" e "come" inoltre il verbo irrorare richiederebbe un complemento in più che qui manca, "il mio capo nudo" è un'espressione un po' goffa come forma poetica, in più l'uso reiterato che fa lei del tempo futuro dà alla poesia un andamento un po' piatto, spento, monocorde. Insito inoltre che quel "felice" non mi pare adeguato al contesto, in quanto di Rembaud si conoscono i gusti biblici e quindi mi sento di interpretare la sua come una contentezza calma, serena, priva di pensieri grevi, del tipo che può scaturire da una piacevole, amorosa amicizia con una donna più che da una grande passione, portatrice di felicità ma insieme di dolorosi tormenti.
Insisto: felicità è una parola impegnativa e io la uso sempre con molta parsimonia, centellinandola come tutte le cose intense.
Per onestà ammetto che la mia traduzione non è stata fatta dalla sera alla mattina, come la sua, probabilmente, ma ha richiesto riflessione, sintonia ed empatia col poeta. Rembaud non ha avuto molta felicità nella sua vita, che è stata piuttosto un inferno: disincantato dal mondo, ha smesso presto di scrivere, si è dato al traffico d'armi ed è morto troppo giovane fra mille sofferenze. Ho cercato nel mio piccolo di vedere le cose innanzitutto con il suo sguardo non ancora "maledetto" e poi di aggiungerci la mia musica.
La ringrazio, gentile amico, per il piacevole e divertente confronto e rimanga nella certezza che non mi sottrarrò ad eventuali sue gradite repliche.
Come giustamente dice lei, ognuno ha la sua musica e la sua è ben diversa dalla mia e, probabilmente, non solo la musica.
RispondiEliminaLa ringrazio per avermi fatto conoscere una stupenda poesia.
Conto che me ne faccia conoscere altre, anche senza traduzione. In generale penso che tradurre poesie significhi tradirle, violentarle, proprio perche la loro musica è nelle parole e nel linguaggio specifico in cui sono scritte.
Amedeo Trutti-Amedei di Liscabona
Non siamo tutti poliglotti.
RispondiEliminaLa traduzione è al servizio di chi ama la poesia e non ha la fortuna di conosce la lingua in cui è stata scritta. Personalmente gradisco molto la traccia data dal traduttore, che mi consente di accedere ad uno scritto che altrimenti mi resterebbe oscuro, poi ognuno, come dice lei, ci può mettere la propria musica. Pensi all'Iliade e all'Odissea che tutti avviciniamo a scuola pur non sapendo di greco e ciò grazie all'opera di traduzione. Sono storiche le dispute fra studenti su chi abbia fornito la versione migliore: se Pindemonte, Calzecchi, Privitera o Monti.
Ognuno col proprio stile e le proprie intuizioni
ha dato il suo contributo alla cultura.
A proposito di traduzioni vi segnalo questo articolo di M. Cunningham recentemente pubblicato dal supplemento domenicale del Sole24ore.
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-06-13/cattedrale-fuoco-140800.shtml?uuid=AYZCLHyB
si legge tra l'altro "...ho imparato, dal lavoro con i traduttori nel corso degli anni, che il romanzo originale è, in un certo senso, esso stesso una traduzione. Naturalmente non è una traduzione in un'altra lingua, ma è una traduzione dalle immagini che l'autore ha in testa a ciò che è effettivamente capace di mettere giù su carta."
Mi sembra un contributo calzante con la vostra polemica (che ho seguito con interesse) e che valga la pena leggere per intero.
Luca
Grazie, Luca
RispondiEliminametto il link sul post di oggi per chi volesse approfondire l'argomento.
Concludo con una frase da me udita molto tempo fa e che mi è rimasta impressa, pronunciata da un artigiano, un uomo in apparenza semplice, con cui giustificava le divergenze di giudizio su un lavoro da lui eseguito: OGNI TESTA E' UN MONDO.
Gentile Luca,
RispondiEliminaè interessante il contributo che propone, qualcosa di filosoficamente platonico, il mondo delle idee a confronto con le ombre della caverna. Tuttavia qui si parla di poesia, dove, oltre alla sostanza ed alle immagini, bisogna tener conto del ritmo, della melodia e del colore, appunto la musica cui ha fatto riferimento la signora Aschieri. E qui entra in gioco la specificità della lingua. Credo che sia ben difficile dare ad una traduzione in tedesco di una poesia di Lorca la stessa densità ammaliatrice dell'originale spagnolo.
Certo, per la conoscenza, le traduziwoni anche delle poesie sono necessarie, ma restano, a mio vedere, una arida imitazione dell'originale.
Amedeo Trutti-Amedei di Liscabona