LA VENDETTA DEI VENETI
L'ultima novità è che la regione Veneto ha previsto un piano di abbattimento delle volpi ritenute colpevoli dell'erosione degli argini dei corsi d'acqua recentemente straripati.
Ancora una volta l'uomo incolpa la natura di disastri di cui sa benissimo d'essere l'unico responsabile.
VENETO LA SCOPERTA IN PROVINCIA DI PADOVA DOPO GLI ALLAGAMENTI. «CREANO GALLERIE E INDEBOLISCONO LE SPONDE DEI FIUMI»
Alluvione, gli argini erosi dalle volpi. Piano per abbatterle.
Ora anche le volpi ci si mettono a far danni sugli argini dei fiumi veneti, così da indebolirli favorendo gli straripamenti. Succede nel comune di Saletto, area della Bassa Padovana, dove scorre il fiume Frassine. Un corso d' acqua che nasce dalle Dolomiti e lungo il suo cammino cambia nome: Agno, Guà e Frassine. Quindi, affluisce nel canale Gorzone, che finisce nel Brenta. Quello delle volpi (e forse anche dei tassi) che scavano le tane a distanza ravvicinata è un problema, al momento circoscritto. Più grave, infatti, in Veneto, è la situazione relativa all' invasione delle nutrie («Sfuggite agli allevamenti impiantati negli anni Settanta, quando andavano di moda le pellicce di castorino», fa notare Fabrizio Stelluto, portavoce dei Consorzi di Bonifica) che erodono la terra, facendo crollare improvvisamente gli argini. «Il rischio volpi si è evidenziato in questi giorni - spiega Barbara Degani, presidente della Provincia di Padova - quando gli uomini del Genio Civile, dopo l' alluvione, ripulendo le campagne attorno al Frassine, si sono accorti della presenza di tracce riconducibili alle tane di questi animali selvatici il cui habitat - aggiunge - si trova solitamente in luoghi boscosi e a una certa altitudine. È presumibile, dunque, che le volpi, nelle nostre campagne, siano arrivate scendendo dai Colli Euganei e Berici». Comunque sia, gli animali hanno trovato il modo di erodere il terreno nei pressi degli argini, determinando un ulteriore elemento di squilibrio. Adriano Scapolo, comandante della Polizia provinciale di Padova, che ha seguito da vicino la questione, osserva: «All' epoca in cui l' agricoltura era un' attività fiorente, pensavano i contadini a falciare l' erba e a tenere puliti gli argini. In altre parole, non venivano create le condizioni favorevoli. Adesso, invece, le volpi riescono ad avventurarsi fino a pochi metri dalle rive. E poiché scavano gallerie con più uscite, riducono gli argini a un groviera». La situazione è tale che sono state ottenute deroghe per eseguire interventi anche in zone di ripopolamento e di cattura. Fino all' abbattimento degli animali. «Il lavoro più incisivo - racconta Scapolo - è comunque quello degli interventi sulle tane, in modo da contenere la presenza delle volpi stesse. Al riguardo, abbiamo stilato un Protocollo d' intesa con le associazioni ambientaliste, affinché venga fatto un monitoraggio (che prevede anche la cattura) rispettoso e compatibile». Marisa Fumagalli
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