TRILOGIA DELLA CITTA' DI K
Kristof Agota - ed. Einaudi
Agota Kristof (1935) è ungherese.
Nel 1956, all'intervento dell' Armata Rossa per soffocare la rivoluzione scoppiata dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria, la Kristof, appena ventenne, senza nemmeno un addio alla famiglia, fugge dapprima in Austria, e in seguito, scortata dagli spalloni, varca i confini della Svizzera con il proprio compagno e una bambina di pochi mesi.
Trascorre un lungo periodo come clandestina, senza conoscere una parola di Francese, culturalmente isolata e perseguitata dalla paura di essere denunciata all’Ufficio immigrazione elvetico, di venire arrestata e separata da sua figlia.
Oggi è naturalizzata svizzera, vive a Neuchatel, dove scrive i suoi libri proprio nella lingua in cui non era in grado d'esprimersi prima dell'integrazione, durante gli anni cupi dell'isolamento, lingua che ha poi studiato, iscrivendosi a un corso serale per stranieri. La trasmigrazione linguistica, con le difficoltà ad essa connesse, sembra stare proprio alla radice della sua prosa sintetica, lapidaria, fulminea, ed avere contribuito all'originalità di uno stile che ha reso la sua scrittura un modello nuovo nel panorama letterario.
Raggiunse il successo internazionale nel 1987, con la pubblicazione di Le Grand Cahier , eletto Livre Européen, che, assieme a La Preuve e Le Troisieme Mensonge, andrà a confluire nella Trilogia della città di K, oggi stampato in oltre trenta paesi.
La scrittrice non ha fatto mai più ritorno al suo paese d'origine.
Questo è un libro che legge il diavolo nei suoi rari momenti di pausa: legge e si piega in due dal ridere, ride finchè non sente i crampi alla pancia.
Un libro in tre cantiche, tutte e tre intitolate " inferno".
- La depravazione è sopravvivenza e il bene è fallimento - come sembra dimostrato dal principio su cui si è basato l'intero processo evolutivo della razza umana. La terra è solo una colonia penale per tutti i dannati che hanno il torto di nascere.
- E' l'incubo degli uomini e delle donne davanti all'ineluttabilità del tradimento, della corruzione, della follia, della malvagità, dell'ingiustizia, l'inutilità di qualsiasi supplica, il gelo invincibile e lo sconforto infinito dinnanzi al trionfo continuo del male, senza che nessun dio vi si opponga mai.
Se non rimarrete stravolti da questa storia, vorrà dire che avete collaborato a scriverla.
- Sono frecce al curaro sparate a raffica. Ovunque vi nasconderete, riusciranno a raggiungervi e, se non vi faranno schiattare, allora è segno che siete immortali.
Se darete inizio alla lettura e vi lascerete tirar dentro al racconto, agghiacciante o sublime che possiate trovarlo, "lasciate ogni speranza o voi che entrate..."
Scrivendo, Agota Kristof si pone a una distanza stellare dalle vicende narrate.
Non sperate mai in un contatto, neanche fortuito: lei è più lontana di dio stesso.
E voi quaggiù, leggendo, sarete soli con voi stessi. mca
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La vita è di una inutilità totale, è nonsenso, sofferenza infinita,
invenzione di un Non-Dio
dotato di una malvagità che supera l'immaginazione
Questo è un libro che legge il diavolo nei suoi rari momenti di pausa: legge e si piega in due dal ridere, ride finchè non sente i crampi alla pancia.
Un libro in tre cantiche, tutte e tre intitolate " inferno".
- La depravazione è sopravvivenza e il bene è fallimento - come sembra dimostrato dal principio su cui si è basato l'intero processo evolutivo della razza umana. La terra è solo una colonia penale per tutti i dannati che hanno il torto di nascere.
- E' l'incubo degli uomini e delle donne davanti all'ineluttabilità del tradimento, della corruzione, della follia, della malvagità, dell'ingiustizia, l'inutilità di qualsiasi supplica, il gelo invincibile e lo sconforto infinito dinnanzi al trionfo continuo del male, senza che nessun dio vi si opponga mai.
Se non rimarrete stravolti da questa storia, vorrà dire che avete collaborato a scriverla.
- Sono frecce al curaro sparate a raffica. Ovunque vi nasconderete, riusciranno a raggiungervi e, se non vi faranno schiattare, allora è segno che siete immortali.
Se darete inizio alla lettura e vi lascerete tirar dentro al racconto, agghiacciante o sublime che possiate trovarlo, "lasciate ogni speranza o voi che entrate..."
Scrivendo, Agota Kristof si pone a una distanza stellare dalle vicende narrate.
Non sperate mai in un contatto, neanche fortuito: lei è più lontana di dio stesso.
E voi quaggiù, leggendo, sarete soli con voi stessi. mca
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