Montagne rugginose
per troppo sangue sorbito
stanno truci di guardia
alle porte del deserto.
L’orgoglio ancestrale di fiere genti
freme ancora
alla ricerca di nuove prede
da offrire alla memoria di nuove generazioni
allevate all’ombra di secolari tradizioni.
Cannoni arrugginiti di carri armati,
i nudi alberi
e carcasse brunite dal fuoco,
la sola vegetazione
dietro a cui giocano al jiahad
orfani di sogni,
saltellando sull’unica gamba
Lo sguardo febbrile negli occhi sensuali
Non va oltre la più vicina
mina antiuomo
di fabbricazione italiana.
Il piatto ordigno metallico su cui
hanno già conosciuto la pietas
della superiore civiltà occidentale:
non la morte compassionevole,
ma la sofferenza salvifica del mutilato.
Fabricio Guerrini
(UN FILO DI PAROLE)
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