Raffaello Sanzio 1517-18 - Firenze, Galleria degli Uffizi (tavola) |
Veramente impossibile accusare questo film di faziosità o irriverenza. Anche nel caso Moretti risultasse antipatico, come a me per esempio, per nebulose motivazioni che ancora non ho esplorato nel mio subconscio, il film è di grande intelligenza e libertà, privo di tesi precostituite, se escludiamo quella abituale di soddisfare le sue esigenze narcisistiche, ben attento invece a non assecondare le aspettative di una troppo facile critica alle gerarchie vaticane e alla loro ingerenza nei fatti nostri quotidiani.
Gli apologisti cattolici dalla coda di paglia, che vedono il torbido ovunque, si astengano questa volta dall’intervenire in difesa della Chiesa. Chiunque ci provi è chiaramente in malafede e non avrà buone argomentazioni a suffragio.
Non si può infatti tacciare di irriverenza tutto quello che naturalmente si contrappone ai rigidi dogmi o all’immagine stereotipata che la Chiesa continua a voler dare di se stessa: può essere considerato "irriverente" l'evoluzionismo darwiniano perchè rende ridicola l'ipotesi del creazionismo, oppure la scoperta di nuovi pianeti o il considerare cardinali e Papa uomini innanzi tutto, tali quali Iddio li ha creati?
Non sono forse anch'essi nati da un utero femminile a conseguenza di un atto sessuale? Le provette non erano ancora di moda.
Non mangiano essi, bevono, dormono, espletano le loro funzioni corporee, allo stesso modo di tutti gli altri animali? Non è forse rosso il loro sangue? (abbiamo tutti assistito con orrore allo sbocciare di una rosa purpurea sulla candida veste di Wojtyła, quando gli hanno sparato).
Al di là di una loro supposta santità, non possono anch’essi avere dubbi, paure, desideri, bisogni? Dove sta il problema? “Todo cambia” come recita la bella canzone di Mercedes Sosa, eseguita da ignari musici in piazza, davanti al neo Papa che li ascolta incantato.
Il film è a tratti addirittura commovente: commovente lo spettacolo di Piazza San Pietro gremita di fedeli accorsi per la veglia e i funerali del Papa polacco e la marea di cristiani in trepida attesa per giorni e notti bianche di quella fumata che finalmente annunci l’avvenuta elezione del nuovo pontefice.
Commovente è tutta la magistrale interpretazione di Michel Piccoli (autre antiphatique du cinema) che qui ci appare al culmine della sua ispirazione.
Sfuggito miracolosamente alla sorveglianza svizzera delle guardie vaticane, il Papa appena eletto si aggira disorientato per la capitale, assaporando ogni più piccola esperienza come una primizia ansiogena e al tempo stesso emozionante, in preda ad uno stato di regressione infantile, causata forse, come azzarda la diagnosi degli psicanalisti, da un deficit di accudimento sofferto in tenera età.
Il film è spettacolare, ben girato, a tratti divertente, con quel senso della misura che è caratteristica del buon gusto: un divertimento sottile, garbato e nella piena osservanza del rispetto dovuto innanzi tutto all’umana persona prima ancora che all’apparato istituzionale. Sarà forse questo ad infastidire qualcuno.
Moretti, sempre convinto di essere il "migliore", forse questa volta c'è riuscito per davvero, e, se beccherà qualche premio, sarà meritatamente. Piacevole la partecipazione di Margherita Buy (nostra attrice preferita), sempre all'altezza di qualsiasi parte.
Strepitosa l’interpretazione dell’attore polacco Jerzy Stuhr, nei panni del portavoce vaticano eccelso nella sua funzione di custode dell'ecclesiastica facciata e di pronto traduttore di situazioni imbarazzanti in termini accettati dal protocollo.
Personaggio-chiave, paradigmatico in questa morettiana parabola dell’inguaribile attitudine umana a rimanere sempre in bilico tra desiderio di verità e bisogno d'illusione.
Personaggio-chiave, paradigmatico in questa morettiana parabola dell’inguaribile attitudine umana a rimanere sempre in bilico tra desiderio di verità e bisogno d'illusione.
Voto: alto
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