Andrea Mantegna - Cristo morto - Milano, Pinacoteca di Brera |
Questa tempera su tela, eseguita intorno al 1500 , rimase di proprietà dei Gonzaga almeno fino al 1627, quando tutta la collezione andò dispersa. Al principio dell’Ottocento il quadro fu acquistato a Roma dal pittore Giuseppe Bossi, che poi lo rivendette all’Accademia di Belle Arti di Milano.
Il punto di vista della scena raffigurata costituisce un unicum assoluto nel panorama artistico del periodo. La visione, da un piano lievemente rialzato, consente di percepire l’interezza del corpo di Cristo, morto e esangue, per metà avvolto nel sudario e appoggiato su una lastra di pietra marmorea nuda, la cosiddetta pietra dell’unzione, sulla quale, prima della deposizione nel sepolcro, il corpo dei defunti veniva spalmato di oli aromatici secondo la tradizione rituale ebraica. Il gioco visivo permette di spostarsi intorno al dipinto mantenendo la stessa percezione prospettica, un virtuosismo sviluppato da Andrea Mantegna già dalle sue prime opere, durante i suo apprendistato nella bottega di Squarcione.*
*Prima di essere pittore s’era ingegnato in vari lavori, anche ad essere sarto. La sua fama non è tanto affidata alle opere pittoriche, quanto alla sua idea di aprire in Padova una scuola per supposti valenti e insegnare loro a tenere il pennello e mischiare i colori: alcuni erano tenuti come discepoli, altri, troppo poveri per pagarsi la scuola, adottati come figli. E così fu adottato, nel 1441, un ragazzetto di dieci/undici anni, figlio del falegname Biagio, inurbato in un paesino tra Vicenza e Padova. Si chiamava Andrea Mantegna, era uno dei più poveri e per oltre sette anni dovette subire le angherie del severo maestro che, con gli altri allievi, negli anni a venire, soleva promettere e minacciare insieme : “ ho fatto un omo de Andrea Mantegna come farò de ti!”
Fonte:
Maria Bellonci - Il Solenne Maestro
*
Nessun commento:
Posta un commento