Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

13.8.09

IN THE MOOD FOR LOVE

Titolo originale: 花樣年華 - I nostri gloriosi anni sono passati come fiore -
Regia: Wong Kar-Wai
Cast: Tony Leung, Maggie Cheung, -Hong Kong 2000


TRAMA

Un viaggio all'indietro nella Cina preindustriale degli anni '60, ancora in pieno degrado ambientale e legata agli insidiosi principi morali che suggeriscono per prima cosa il rispetto della facciata.
Lei, Su Li-zhen e Lui il sig. Chow, con i loro coniugi, si trasferiscono quasi contemporaneamente in due camere ammobiliate confinanti fra loro, prese in affitto in un modesto condominio di Hong Kong.
Lei e Lui s’incrociano spesso lungo i corridoi scrostati o per le scale buie, quasi sempre soli. I rispettivi coniugi, anche quando son lì, non vengono mai inquadrati, quasi a sottolineare la loro presenza-assenza.
Presenza desunta dal suono delle voci in campo, da vaghe ombre galleggianti nell’aria che da un certo punto in poi svaniscono del tutto .
Ormai l'assenza si è fatta costante per “ragioni di lavoro”.
Lei e Lui incominciano a frequentarsi. Riempiono la propria personale solitudine con la solitudine dell’altro e non tardano a scoprire di essere molto peggio che soli: sono anche traditi e beffa del destino pure in simultanea. Quando Lei finalmente nota che Lui porta una cravatta uguale a quella del marito, Lui s'accorge che Lei ha la stessa borsetta di sua moglie: ai loro reciproci coniugi è mancata la fantasia di scegliere per l’amante regali diversi da quelli fatti al consorte, dimostrando ciò nondimeno un forte senso di equità.


"Il film seduce e cattura per la verità dei mezzi toni con cui racconta le pene d'amor perdute, un passo a due sulle punte della solitudine. E così i due splendidi protagonisti mantengono l'ambiguità dei sensi, un desiderio impalpabile, come la stoffa stessa del film. Erede di Antonioni, Wong Kar-Wai simula un'attrazione fatale a tavolino e la rimpiange secondo l'etica della recherche proustiana, esprimendo l'invisibile delle emozioni con una cinepresa che sta al passo dei sentimenti e ci avvolge di calore". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2000)

In mancanza di nuovi film la stagione estiva ci ripropone i vecchi, il che può essere anche meglio, sotto un certo punto di vista.
Assolutamente meritevole di rivisitazione è questo film cinese del 2000 che già a tempo debito aveva ricevuto i giusti riconoscimenti al festival di Cannes.
Benché ormai reperibile in DVD, è stato riproposto in sala a Milano, a beneficio di quel pubblico dal palato fino che poco gradisce i prodotti attualmente sfornati dai grandi circuiti commerciali.
Non è un parafrasare snobistico l’ uso di termini meta-gastronomici: questo regista cult della nuova nouvelle vague cinematografica cinese pare sia arrivato a concepire questo film quasi per folgorazione, mentre si trovava alle prese con l'argomento cibo per un documentario.
Si potrebbe ipotizzare che cibo e amore abbiano creato un’inevitabile associazione d’idee nella mente del regista: non è infatti uno il nutrimento del corpo e l’altro quello dell’anima?
Il regista sembra metterli in antitesi fra loro.
Nel film al cibo viene data una valenza marginale; è per lo più un pasto d'asporto del take-away, confezionato in unti cartocci e miseri contenitori d'alluminio o preparato come rimedio ad anonimi malesseri in spettrali cucine casalinghe piene di vapori, spesso consumato in modo sbrigativo e scomodo, mentre il sentimento d’amore, considerato l' incantevole nutrimento di anime denutrite, viene lasciato sbocciare con i colori, i tempi e le fragranze del mandorlo a primavera.
Qui è l’amore ad essere concepito come il cibo raffinato che va servito sul piatto d’argento; l’invitante, irresistibile tentazione cui parrebbe impossibile poter dire di NO.
Eppure NO viene detto, perché qui l’amore è ripreso nella sua verticalità.
Non prevede scene orizzontali, niente grida e sudore in questo film in cui l'eleganza è protagonista in tutto. La passione si dispiega nella rinuncia e nell’inespresso, nel dramma dell'occasione perduta, perché non sempre, quando le occasioni capitano, ci si trova preparati ad accoglierle, non sempre è il momento giusto…
Ma non sarà proprio un amore sifatto, non agito, non consumato, a lasciare la propria impronta indelebile nella memoria di entrambi?
Il tono è intimo, sussurrato, velato di malinconia: l'ambientazione, volutamente umile, resta confinata in camere d’affitto stipate di oggetti, interni tetri e desolati di uffici e ristoranti, strade allagate di pioggia con facciate sgretolate di palazzi cadenti, anonime camere d'hotel e surreali corridoi che fanno da contenitore claustrofobico al disagio esperito e alle emozioni che si tenta sempre di non svelare .
Sentimenti trattenuti perché percepiti come inopportuni nella pena scatenata dal tradimento, ma che ugualmente si divincolano, affacciandosi in ogni sguardo, facendosi leggere nei gesti inutilmente controllati, nell’offerta silenziosa che essi fanno di sé e nella decisione che quest’offerta va respinta, per non diventare come coloro che del tradimento si sono macchiati.
Pur etichettato come romantico-sentimentale, questo non è un film d’amore.
E’ un film su un modo di vivere l’amore.
Ché di modi non ce n’è uno solo, come si crede. E nella scelta di non consumarlo si nasconde forse la formula della sua eternità. S
enza bisogno di condividere il concetto, il film è imperdibile.
Le dissolvenze in nero delle scene sembrano voler interrompere la tensione che nonostante tutto si accumula, frantumando il film in tessere che si confondono fra loro, annullando l’effetto tempo.
Ci accorgiamo che i giorni sono passati dagli abiti diversi che l’attrice indossa, con un’ eleganza che rapisce, la stessa che riesce a infondere alla propria gestualità.
La storia vibra in un clima di sospensione, cosicchè la vicenda matura principalmente nell'intimo stesso dello spettatore, che ne rimane coinvolto senza essere manovrato dalla regia.
Ah, che differenza stilistica da certi film americani che pilotano oscenamente il sentimentalismo del pubblico ignaro.
Questa è una storia che trova la sua massima espressione proprio nell’inespresso.
C’è tuttavia la musica che supplisce al dialogo e sembra raccontare da sola ciò che le parole non rivelano. Intermittenze di rumba lenta d'insospettabile fascino suggestivo
http://www.youtube.com/watch?v=bBmZ1pgYdcc s' infiltrano inprevedibili nella colonna sonora, in un'ondata di emozioni, prendendo di sorpresa lo spettatore immerso in atmosfere di profondo rosso-cina .
Ma la vera rivelazione è il main theme di Shigeru Umebayashi
http://www.youtube.com/watch?v=kXqAcmDtEXc con cui persino le volute di fumo delle sigarette del sig. Chow sembrano giocare a inanellarsi per seguirne le note con ritmo sinuoso.

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