Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

30.12.09

E MI TROVERAI

Le sento passeggiare nel cuore silenziose,
come le rose le rime fioriscono in me.
Mi son detto: un poeta non scrive soltanto per sé,
c'è qualcosa che arriva di notte e poi spinge l'inchiostro.
Puoi trovare un senso nascosto,
una porta che si apre al confine tra sogno e realtà.
Ma il futuro è già in viaggio incurante del nostro rumore;
orizzonti crollati negli occhi di chi guarderà quella luna
su quel mare lontano,
dove i sogni ora attendono chi liberarli potrà.
E mi troverai, se vorrai sai dove cercarmi.
Mi troverai nell'azzurro al tramonto sui campi
e mi troverai dentro di te.
Ho messo le parole ad asciugare al sole
come se il vento potesse portarle da te
ora che comincia a farmi male
la nostalgia che ho per quello che rivivere non è possibile.
E non dirmi poi che sarebbe lo stesso;
c’è qualcosa di te che oramai è già parte di me.
E mi troverai, se vorrai sai dove cercarmi
finché un giorno poi capirai
che le cose che cerchi le hai lasciate qua, dentro di me.
Le sento passeggiare nel cuore silenziose.
Come le rose le rime fioriscono in me,
ora che ho messo le parole ad asciugare al sole
come se il vento potesse portarle da te.
(Roberto Kunstler)
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/Keith Haring

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con l'orchestra d'archi Musici Estensi diretta da Paolo Silvestri
Auditorium G. Agnelli / Lingotto - Torino 21 settembre 2007
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27.12.09

IL VOLTO E L'ANIMA DELLA NATURA




Flavio Caroli
ed: ottobre 2009-Mondadori Saggi


Nell'arte la rappresentazione della natura diviene lo specchio attraverso cui l'essere umano riflette le sue passioni, la sua visione del mondo e il senso stesso della sua esistenza...

LA NATURA COME SPECCHIO DELL'ANIMA
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Il padre dell’idea del tragico nell’arte contemporanea si chiama Van Gogh (1853-1890).
-A trent’anni la vita è un gran vento che si placa- scriverà Vincenzo Caldarelli
.
A trent'anni, per Van Gogh, dalla brughiera olandese si leva un refolo che diventa turbine, che diventa tempesta, che diventa uragano; si leva il vento devastante che sgretolerà la sua statua di sale nel volgere di sette anni, un vento che si chiama pittura.
Fino a questo momento Vincent non ha mai pensato di dedicarsi in toto ad un mestiere così stravagante, così barbonesco, così estraneo ai sogni del severo padre luterano.
Con la pittura ha inizio la mia vera carriera, Theo.” scrive al fratello.


Esaurito il cammino, sul suo corpo defunto venne trovata una lettera in cui l’infantile entusiasmo lascia posto alla desolazione. Tu per mezzo mio hai partecipato alla produzione stessa di alcuni quadri che, pur nel fallimento totale, conservano la loro serenità…ebbene, nel mio lavoro rischio la vita e la mia ragione è consumata per metà.”
Vincent Van Gogh è tutto compreso fra queste due lettere. E se, pensando a lui, proviamo lo stesso sgomento che proveremmo vedendo una falena bruciare sulla fiamma di una candela, ciò è dovuto allo spaventoso autolesionismo di un uomo che, intravista una strada per la nobiltà, una strada addirittura casuale, vi si immola senza lasciarsi un solo appiglio alle spalle.
Il carisma di dolcissimo martire che Van Gogh trasmette al nostro tempo risiede tutto qui: nella sua generosità; una forza così geneticamente benigna da essere inevitabilmente travolta dalle potenze maligne che si annidano in questo mondo.

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Perché fallisce in termini di felicità la scommessa vangoghiana? Perché Vincent pensa che il mondo possa migliorare. Crede che la pittura, attraverso la sua alta nota gialla possa esprimere l’essenza della realtà e della natura, aiutando l’uomo a riscattarsi nella vita terrena.
Un pittore dell’avvenire deve essere un colorista come non ce n’è stato uno”.
A tal fine, ad Arles inventa l’uso del colore puro, cioè del colore spremuto direttamente dal tubetto, negazione implicita della pittura tonale.

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Senonché il mondo è sempre lo stesso, le sue leggi restano diffusamente inique; e chi fissa gli occhi sulle verità di natura, per svelarne le manifestazioni visibili, guarda un sole che porta ben presto all’annientamento.
Allo stesso modo Rimbaud, nato poeta, con le parole intende mostrare la via della redenzione. Ma quando si avvede che ciò non è possibile, lascia tutto e si dedica al traffico di armi in Africa. Scompare sulla soglia dei trentasette anni che affonda Van Gogh; come anche Watteau, Raffaello, Parmigianino, Toulouse–Lautrec.
Van Gogh è assai più ingenuo di Rimbaud. Lo spirito predicatorio degli anni giovanili, la convivenza con i minatori e la pur toccante ”università della miseria”, gli amori infelici per figlie di famiglia o per prostitute incinte, sono solo una premessa, o meglio una placenta che avvolge il suo caso senza spiegarne l’entità vitale. Quando Vincent, appunto a trent’anni, convoglia ogni sua energia sulla pittura, ha la sola ambizione di trovare strumenti espressivi adeguati per descrivere il mondo spogliato delle sue apparenze, così come lo vede un occhio delirante e profetico.
Tutto ciò avviene - è importante sottolinearlo- quasi esclusivamente attraverso il medium della rappresentazione poetica della natura.

“In tutta la natura, negli alberi ad esempio, vedo dell’espressione, e per così dire un’anima. Una fila di salici cimati a volte sembra una processione di uomini dell’ospizio. Il grano giovane ha qualcosa di inesprimibilmente puro e tenero e risveglia la stessa emozione dell’espressione di un bambino addormentato. L’erba calpestata sul ciglio della strada ha l’aspetto stanco e impolverato della gente dei quartieri poveri. Qualche giorno fa, dopo la nevicata, vidi un gruppo di cavoli che se ne stavano gelati e taciti, e mi fece venire in mente un gruppo di donne nelle loro vesti leggere e vecchi scialli che avevo visto al mattino presto in un negozietto di acqua calda e sapone.”

La salvezza, se verrà, sarà una conseguenza; il puro frutto della creazione. In ogni caso, nell’ultimo anno di vita, per Van Gogh inizia il precipizio, l’abbacinante, terrificante serie di allucinazioni che non avrà termine fino alla morte, con le punte massime durante il ricovero in manicomio a Saint Rémy-de Provence.

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“Voglio tornare all’attacco per averla vinta sui cipressi” e i cipressi si sprigionano dal sottobosco come fiamme sostanziate della stessa materia che incenerisce il cielo, le nuvole e i troppi astri che respingono le domande come bersagli imperforabili: nel delirio planetario gli elementi protraggono nello spazio le loro forme liquide e mutevoli, solidificate in una sorta di precaria stabilità. L’onda ritornante delle colline oscilla, e precipita esplodendo conro la roccia friabile di quella che definiamo normalità. ///////

Negli ultimi tre mesi, ad Auvers-sur-Oise, Vincent affronta ottantatre dipinti che si battono con il tema della natura. Più di una profezia o di una crisi nervosa al giorno. Non può reggere a quella temperatura. E’ stanco, è mortalmente stanco. Infatti quando rincasa, il 27 luglio 1890, dopo aver visto un sole di schiuma sfasciato nell’inchiostro, mentre la mareggiata di grano ingoiava sgorbi neri simili a corvi; quando rincasa, annuncia di essersi sparato un colpo di pistola vicino al cuore. Desidera riposare. Dorme. Dopo si sente meglio. Sa di essere affetto da quella che oggi si definirebbe psicosi maniaco-depressiva. Parla col fratello, fumando la pipa. E’ tanto ottimista che dice: ”Adesso non lo farei più”. Poi spira.

.Muore un titano, in Francia. L’unico che ha osato addossare all’arte compiti ardui anche per le religioni. Il solo che, con la pittura, ha trovato il bandolo per raggiungere la grande cosa bianca: la salvazione. Una salvazione che, sbarazzatasi di lui, non si è più sentita minacciata; avendo solo cura di tenere i poeti a rispettosa distanza dal proprio castello inespugnabile e beffardo.

Prof. Flavio Caroli- Il Volto e l’Anima della Natura (pgg. 86-89, cap XI)


***




E' un anfratto verde dove canta un fiume
appendendo follemente all'erba i suoi stracci
d'argento; dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: è una piccola valle spumeggiante di raggi.
Un giovane soldato, la bocca aperta, il capo nudo,
e la nuca immersa nel fresco nasturzio azzurro
dorme; è steso nell'erba, sotto le nuvole,
pallido nel suo verde letto dove la luce piove.
Ha i piedi fra i gladioli, dorme. Sorridendo come
sorriderebbe un bimbo malato, fa una dormita:
natura, cullalo tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno fremere le sue narici;
lui dorme nel sole, la mano sul petto
tranquillo. Ha due buchi rossi sul lato destro.

A. Rimbaud
(Ottobre 1870)
////***
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riproduzioni Van Gogh
poesia Il Dormiente nella Valle
ritratto di Arthur Rimbaud
sono extra testo inseriti da mca
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26.12.09

LA NASCITA DI UN BAMBINO


Quando nasce un bambino il Prodotto Interno Lordo del globo è aumentato.
(Rinaldo Boggiani 23-04-2009)
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Andrea Mantegna
dettaglio della pala d'altare in San Zeno - Verona

25.12.09

POESIA DI NATALE

Albert Anker (1831-1910) /
C’E’ CHI A NATALE ADORNA UN ABETE,
CHI POSA UNA STELLA SOPRA AL PRESEPE

C’E’ CHI LO PASSA IN GRANDE ALLEGRIA
SALENDO IN ALTO CON LA SEGGIOVIA.

C’E’ CHI NATALE LO TRASCORRE IN SPIAGGIA
PERCHE’ C’E’ IL SOLE E FA LA COSA PIU’ SAGGIA

C’E’ CHI STA IN CASA COL PAPA’ E LA MAMMA
E CHI E’ SOLO ANCHE QUANDO VA A NANNA

QUALCUNO BEVE CIOCCOLATA CON PANNA
ALTRI AL FREDDO DENTRO UNA CAPANNA

C’E’ CHI HA GIA’ TANTO E NEL TROPPO SPERA
E CHI RECUPERA SOLO DALLA PATTUMIERA

A QUALCHE CATTIVO ARRIVERA’ PIU’ DI UN DONO
E FORSE NIENTE A CHI E’ STATO BUONO.

LA VITA NON DA' A TUTTI LE STESSE COSE
NON TUTTI I GIARDINI SON PIENI DI ROSE

RICORDA BAMBINO
DI DARE UNA GIOIA A CHI NON CE L’HA

PER FARE STA COSA NON SERVE RICCHEZZA
BASTA DARE COL CUORE LA PROPRIA DOLCEZZA.
/

24.12.09

LETTERINA DI NATALE DI UN BAMBINO ITALIANO

Sono stato buonissimo, caro Gesù Bambino,
la mia richiesta allora è che mi porti un trenino.
Mi raccomando: sul pacco mettici il nome mio
perchè anche i miei genitori han chiesto un treno a Dio.
Però se il mio trenino mi accontento che funzioni,
del loro voglion sapere a che ora parte e a che ora torni,
vogliono un posto seduti e non prendersi il raffreddore.
Ecco perchè uno scambio sarebbe un grave errore !
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Ma il treno dei desideri all'incontrario va.
/

24 DICEMBRE 2009


Francesco Artese
i Sassi di Matera - presepe permanente
Palazzo Materi - Grassano (MT)
Litografia 2005
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PRESEPE VIVENTE

A Matera il suggestivo presepe naturale nello scenario dei Sassi


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Complesso museale a cielo aperto, quello dei Sassi, che ingloba, in un unico emozionante scenario, villaggi trogloditi del neolitico e insediamenti abitativi rupestri, collegati fra loro da giardini pensili, cortili e scalinate, echeggianti delle voci dei bambini che giocano all’aperto nei vicinati fino a tarda ora.
Il tempo lento è scandito dai rintocchi provenienti dai campanili delle antiche chiese che dominano lo sperone roccioso della Civita.
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Chiese rupestri affrescate con i segni dell'arte bizantina e benedettina
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Gli antichi rioni chiamati Sassi, assieme con le cisterne ed i sistemi di raccolta delle acque, sono la caratteristica peculiare di Matera. Si tratta di originali ed antichi aggregati di case scavate nel tufo a ridosso di un profondo burrone della Gravina (Wikipedia)



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veduta
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23.12.09

I PONTI DEL DIAVOLO


I Ponti del Diavolo sono tanti
e son belli tutti quanti...
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*Tarragona- Puente del Diablo-1 siglo a.c.
*Pont du Diable-Commune de Thueytz
*Ponte della Maddalena (Ponte del Diavolo)
Mozzano-Lucca








*Pont Valentre-Cahors(Pont du Diable) 14e siècle

*Ville de Mercus-Garrabet-Pont du Diable
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*Pavullo-Mocogno-Polinago-Ponte del Diavolo
*Lanzo-Ponte del Diavolo
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*Aniane-Pont du Diable*Davil’s Bridge 12th -13th-UK*Cividale del Friuli-Ponte del Diavolo

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*Davil’s Bridge-Aruba*Ponte Calatasi o Ponte del Diavolo-Roccamena
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«Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai».

Alessandro Manzoni - I Promessi Sposi-


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Perchè sto' ponte s'avria da fare

ce lo si spieghi con suasivi argomenti,

che qui siam tutti pori deficienti!

Ma i soldi si sa chi li deve sganciare?

Spero non noi, che mica siamo maghi.
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Chi vuole il ponte almeno se lo paghi !
***
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20.12.09

DOLOMITI


Le Dolomiti sono state meritatamente elette dall’Unesco bene naturale e patrimonio universale dell’umanità.

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Molte specie rare e nobili stanno ricolonizzando le Dolomiti.Oltre all’orso grigio e al lupo, probabilmente sconfinati da paesi limitrofi come Croazia e Slovenia, anche la maestosa aquila e lo splendido gufo reale hanno scelto le Dolomiti quale dimora prediletta, come dimostrano le tracce ritrovate negli ultimi mesi.



Animali rari che si aggiungono a cervi, caprioli, stambecchi, camosci, volpi, tassi, scoiattoli, lepri e numerose specie di volatili che hanno già eletto il loro habitat in queste località.

Non rappresentano una minaccia per turisti e valligiani: questi animali infatti, in particolare il lupo, per sua natura schivo e solitario, amano stare lontani dagli sguardi indiscreti, si muovono soprattutto al calare della sera e sono soliti rimanere nelle parti più impervie e difficilmente raggiungibili del territorio, evitando istintivamente gli esseri umani e i luoghi abitati.


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Un territorio di 230 mila ettari, suddiviso in tre regioni: Trentino,Veneto e Friuli, che interessa le province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone ed Udine.


Nello specifico saranno patrimonio dell’Umanità il gruppo formato da Pelmo e Croda da Lago, il massiccio della Marmolada, il gruppo formato dalle Pale di San Martino, Pale di San Lucano e Dolomiti Bellunesi; il gruppo formato dalle Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave, le Dolomiti Settentrionali; il gruppo Puez-Odle, il gruppo formato dallo Sciliar, dal Catinaccio e dal Latemar, le Dolomiti di Brenta; il Rio delle Foglie, un canyon unico al mondo.
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15.12.09

MI RICEVI?

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edward hopper

Mi ricevi, come la vela il vento?
/
Io ti ricevo, come il solco il seme.
/
vincent van gogh
wheat

E la mia vita, sbriciolata, si annoda
a te come la luce alle stelle!
(Pablo Neruda)
/

10.12.09

IL VERO GUAIO DELLA GUERRA...

...E' CHE NON DA' A NESSUNO L'OPPORTUNITA' DI UCCIDERE LA GENTE GIUSTA


Alessandro alla battaglia di Isso (1529)
Albrecht Altdorfer

La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’eran vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente
egualmente.
Bertolt Brecht

9.12.09

QUELLO CHE E' ESSENZIALE E' PERFETTO

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LEONARDO A MILANO
San Giovanni Battista
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Palazzo Marino - Sala Alessi - ingresso gratuito fino al 27 dicembre 2009
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Nella splendida cornice del salone di rappresentanza del palazzo comunale, è esposta la prestigiosa opera di Da Vinci raffigurante il Giovanni Battista, un prestito del Museo del Louvre ai Milanesi per le feste natalizie.
E' possibile ammirare la tavola da una distanza molto ravvicinata e lasciarsi turbare dal fascino enigmatico di un giovanissimo San Giovanni che, con sorriso più malizioso che spirituale, addita emblematicamente il cielo.
Si presume che il dipinto risalga al periodo compreso tra il secondo soggiorno fiorentino e l’ultimo milanese, quindi tra il 1505 ed il 1510.
La seduzione che questo giovane efebo riesce ad esercitare è innegabile. Il primo a subirlo fu di sicuro il grande Maestro, che lo portò con sè in Francia e lo tenne nel suo studio a Cloux fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1519 al castello di Amboise.
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7.12.09

NELLA NEBBIA

Giovanni Segantini
/
Strano, vagare nella nebbia!
E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
/
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
/
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
/
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.
/
Herman Hesse
/

5.12.09

IN FURORE IUSTISSIMAE IRAE










La mano che colpisce


un bambino va tenuta legata



firmato:

Sandro Botticelli/
Telemaco Signorini

Pablo Picasso Bernard Gutmann

Mary Cassatt Emilio Longoni

Gustav Klimt J.Everett Millais

Fabricio Luiz Guerrini

Sally Swatland

/







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