Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

4.3.09

IL COLOSSO DI MARUSSI

AUTORE Henry Miller 1941
EDITORE Feltrinelli 2007

“In quel momento gioii di essere libero da possessi, libero da ogni legame. Sarei passato quietamente da un sogno ad un altro, nulla rimpiangendo, nulla desiderando di più.”
L’incontro con la Grecia ha rappresentato per Henry Miller qualcosa di divino, di fatale e di rivoluzionario: un’esperienza così inaspettata, che produrrà in lui il cambiamento definitivo della sua filosofia del mondo.
La Grecia è vissuta come il luogo ideale di incontro fra uomo e uomo, al cospetto del sacro. E avere l’anima greca per Miller è uno stato di grazia, che rende diverso chi scopre di possederla, com’essere portatore dentro della scintilla stessa degli dei, predestinato perché il fuoco ogni momento possa divampare, ravvivato dal meltemi e dalla Retsina, rinfrescato dalle acque cristalline dell’Egeo o da quelle più profonde dello Ionio. E’ l’anima palpitante sopra la terra rossa di nettari, arsa dai venti e corrosa dal sole abbagliante, nera di eruzioni laviche, verde di alberi ebbri di luce, che forse sono stati piantati dagli stessi dei, nei momenti di esaltazione ubriaca.
E’ in Grecia che si incontrano meraviglie che esaltano il senso del viaggio, appagando le più intense aspettative del viaggiatore, le linee inalterate nei millenni, la voce del divino che scaturisce dalle forme, lo spettacolo della natura cangiante, la poesia spontanea, la solitudine beata nei pacifici silenzi, la gioia del poco, il viaggio esplorativo all’interno di noi stessi alla ricerca delle nostre origini, di ciò che è semplice, essenziale, duraturo e definitivo.
Questo libro racconta di un viaggio compiuto più per progressione che per direzione, senza nessuna meta, un tutt’uno col percorso, in cerca di accecanti, gioiose illuminazioni, di un chiarore che entri direttamente nell’anima e apra le porte del cuore, di un’emozione che esploda dentro come una supernova e faccia del cuore una miriade di frammenti fusi incandescenti.
La Grecia è un mondo a misura d’uomo in cui si avverte ancora la presenza degli dei: vi si possono incontrare individui così pieni, così ricchi e che si sanno donare così interamente, che ogni volta che ci si separa da loro assolutamente non conta se ce ne separiamo per un giorno o per sempre. Non ti chiedono niente, solo di partecipare alla loro sovrabbondante gioia di vivere. Se è vero che i Greci hanno umanizzato gli dei allora anche gli dei hanno “umanizzato” i Greci.
Questa terra rappresenta il superamento dell’incomunicabilità.
Ad ogni pagina viene voglia anche a noi di balzare con pochi passi da gigante su per le pendici di un simbolico monte e poi arrivati in alto, fare una corsa pazza lungo la cresta e saltare in cielo: un bel volo a capofitto nell’azzurro, e via. Ma sempre con la sensazione forte che potranno passare milioni d’anni, si potrà morire e rinascere all’infinito, qui o su un’altra galassia, come esseri umani o come angeli, non importa, perché ci sono momenti che sopravvivono all’eternità e travalicano la vita stessa dell’intero cosmo.
Capita con certi libri che il narratore e il lettore restino ammanettati in un vincolo indissolubile e se ne vadano in capo al mondo insieme, non prigionieri, ma schiavi volontari di una dolce, inalienabile dipendenza.

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