Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

11.4.10

LA VIENNA DEL '900

Alla fine dell’ottocento, con il Secessionismo, anche Vienna iniziò a rompere definitivamente con le regole artistiche ispirate al classicismo che ancora  imperversavano in tutto il regno austro-ungarico, controllato dalla figura ingombrante del Kaiser Guglielmo II, personaggio manifestamente dogmatico ed ego-riferito,   conservatore anche nelle preferenze stilistiche.


Per sua ingerenza, l’arte a Vienna agli inizi del '900 è tuttora formalmente regolata dalle istituzioni ufficiali quali l’Accademia e dalle convenzioni artistiche ancora attribuite a soggetti storici e letterari come unici degni di essere esposti al pubblico.

Sulle tracce dell’olandese Van Gogh, l’esigenza di spezzare le catene con l'antico si fa sempre più forte e non solo segnatamente alle arti figurative.

Il panorama culturale sta riscrivendo i propri orizzonti: provocazione e eccesso, voluttà e lussuria, follia e angoscia rodono dal fondo delle anime per potersi esprimere.

Sono le tremende forze sotterranee che esplodono nell’ambito della nuova generazione “prussiana”. Nuove personalità, prima inconcepibili, assurgono alla realtà viennese del 1910.

Il desiderio di immergersi nella profondità della psiche fa eco agli studi avviati da Sigmund Freud sui sogni, sul sé e l’inconscio e  alle sue scoperte sui processi mentali di rimozione.
Nel tentativo di dare espressione a questi aspetti psichici repressi, arte, musica, teatro e danza tendono a porre l'enfasi su ciò che è privo di regole, violento, estatico e finanche demoniaco.
L’arte diventa un’esperienza mediatrice, una ricerca di comunicazione intima che, per essere realizzata, come in un rapporto d’amore, si rende indispensabile la presenza di due individui: l’artista e l’interlocutore da risvegliare.

Ecco quindi affacciarsi i nomi di Schonberg, pittore e compositore dalle pulsioni profonde, Karl Kraus, giornalista e critico satirico, Klimt, raccontatore di sogni, avvolto nei suoi caffettani orientali, e guru della nuova espressione visivo/cromatica; Wagner e Hoffmann che tracciarono le nuove strade dell’architettura, Kokoschka e Schiele che, con le loro visioni tragiche, gettano ora le fondamenta dell’espressionismo tedesco.

Fra queste nuove forze, fu quella propulsiva di Egon Schiele, a dare la spallata decisiva all’establishment conservatore e perbenista dell’epoca, pagando poi di persona l’oltraggio arrecato con la propria audacia.

immagini:
Vienna 1900
manifesto
locandina 1914
Casa Alt-Hoffmann 1911
Egon Schiele 1914
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