Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

13.7.11

****
Di solito la storia non  permette che una nazione sia allo stesso tempo ricca e stupida per più di una generazione.  Forse il nostro tempo sta scadendo.

Guido Rampoldi,
(Roma 1952) è  giornalista e scrittore, vincitore del Premio Bagutta, sezione opera prima, nel 2009.
Scrive per il quotidiano La Repubblica.


La grotta paleolitica Cosquer -
alle foci del Rodano presso Marsiglia
Siamo emersi in Africa dagli scimpanzé circa cinque o sei milioni di anni fa. Ci siamo evoluti in homo sapiens circa de centomila anni fa. Per millenni e millenni siamo stati dominati dall’ambiente e dai suoi limiti: una lunga stagione di caccia e raccolta, poi, negli ultimi ottomila anni i frutti agricoli ora abbondanti ora scarsi per via di anomalie climatiche o parassiti, la ridotta possibilità di estrarre minerali o procurarsi energia dall’acqua, dal vento, dal legno con fatica, la scarsa capacità di contrastare malattie e ferite, ci rendevano esseri profondamente vincolati al mondo fisico, poco coscienti del funzionamento dei fenomeni naturali e piuttosto avvezzi al fatalismo. Ciò non ha impedito la nascita del linguaggio cinquantamila anni fa e lo sviluppo della civiltà con espressioni altissime del pensiero e dell’ingegno e dell’arte: le pitture rupestri della grotta Cosquer, l’acquedotto romano del Pont du Gard, la cupola del Brunelleschi, la musica di Bach e le rivoluzione copernicana sono state frutto della sola energia solare nelle sue varie forme.



Grotta Cosquer
 Con l’invenzione della macchina a vapore, nel giro di un paio di secoli di rivoluzione termo-industriale, l’uomo ha completamente mutato il proprio approccio con la natura: la potenza ottenibile dal tesoretto di energia fossile attinta  da un remoto passato geologico, lo ha improvvisamente promosso da sciavo a dominatore incontrastato dell’ambiente terrestre.

Con il petrolio abbiamo migliorato la qualità della nostra vita e fatto cose meravigliose, sintetizzabile con l’invio delle sonde spaziali su altri pianeti. Ma abbiamo subito quasi un’ubriacatura, una tossicodipendenza da velocità e gigantismo, al punto che con l’inizio del XXI secolo, le forze messe in campo da sette miliardi di individui rivaleggiano con quelle dei cicli biogeochimici planetari. Muoviamo più suolo, divoriamo più vegetali e animali, bruciamo, seghiamo, costruiamo più di quanto facciano l’erosione, le frane, e eruzioni e tutto il complesso della vita sulla terra.
Siamo prepotentemente entrati nell’Antropocene, gli ultimi due secoli di storia naturale che il Nobel Paul Crutzen ha così battezzato in ragione della preponderanza della specie umana su tutto il resto solo le cinque generazioni del novecento, sulle diecimila che ci separano dalla comparsa dell’homo sapiens, hanno usato intensamente le risorse fossili, in un tempo durante il quale ci siamo culturalmente e tecnologicamente evoluti, pari allo 0.01 per cento di quello complessivo.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, e l’accumulo di scorie e rifiuti nell’aria, nell’acqua e nei suoli, unitamente al prelievo sovradimensionato di stock alimentari, idrici, ittici, minerari, forestali ed energetici, sta provocando cambiamenti epocali, dal clima alla biodiversità.
Di fronte all’ipotesi altamente probabile di mettere in crisi le condizioni di sopravvivenza dell’uomo sulla terra, occorre dunque mobilitare l’intero corpus di conoscenza maturato dalla civiltà. Mentre le scienze naturali, fisiche e naturali elaborano scenari e raccolgono dati sul funzionamento del mondo, quelle umane – psicologia, sociologia, antropologia, storia e economia – dovrebbero diffondere comportamenti saggi, concepire soluzioni politiche ed economiche, comunicare urgenze e speranze.
E sopra tutti i saperi, la filosofia dovrebbe tornare ad assumere il ruolo di guida dell’Uomo: dove andare, quali obiettivi porsi, come individui e come collettività, quali limiti fisici rispettare, a quale etica conformarsi. E’ probabilmente la più grande avventura con cui siamo chiamati a confortarci dal’inizio della nostra avventura terrestre: come vivere a lungo, noi e le altre specie viventi, su un pianeta dalle risorse limitate, senza comprometterne il rinnovamento e mirando a una buona vita.
*
Questi sono i principali fattori forzanti dei nostri tempi che rappresentano una sfida inedita e di enorme portata per la nostra civiltà:
*

email: paul.crutzen@mpic.de

- Il cambiamento del clima dovuto alle emissioni di CO2 sta preparando per noi un pianeta più caldo tra i 2 e i 5 gradi in più alla fine del 2100. il Mediterraneo è destinato a diventare più torrido e siccitoso d’estate.
*
- I ghiacciai alpini saranno pressoché estinti verso la metà di questo secolo e i fiumi europei avranno meno portata idrica in estate, con riflessi su agricoltura e produzione energetica.
*
- Gli eventi estremi (alluvioni, tempeste, ecc.) potranno aumentare di intensità e frequenza con maggiori danni per le attività umane.
*
- Il livello dei mari è in aumento e verso fine secolo potrebbe essere di circa un metro più elevato.
*
- Gli oceani si stanno acidificando a causa dell’aumento della CO
*
-  Atmosferica, mettendo a rischio molte forme di vita.

*
- Il ciclo dell’azoto è già pesantemente alterato
*
- Il fosforo, elemento fertilizzante indispensabile ai vegetali, è sovra sfruttato e costituirà presto un limite alla produttività agraria.
*

- La popolazione è troppa( sette miliardi) e continua ad aumentare. Anche l’Italia è sovrappopolata ( 60 milioni)
*
- Le risorse petrolifere mondiali facili sono in rapido esaurimento
*
- Le risorse naturali, le foreste e gli stock ittici sono sovra sfruttati. La biodiversità è gravemente minacciata e molte specie si stanno estinguendo a un tasso molto superiore a quello geologico medio.
*
- Cementificazione ed erosione stanno riducendo la disponibilità di suolo agrario fertile.
*
- Inquinamento e rifiuti sono ovunque in aumento e minacciano la salute dell’uomo e degli altri viventi.
*
- L’economia di mercato non funziona e le disparità aumentano.

*

Questi condizionamenti stanno già determinando reazioni:


- Crisi economica e finanziaria globale, con enormi debiti pubblici.

- Aumento della conflittualità tra gli stati e nuove guerre per le risorse energetiche e naturali (petrolio, land-grabbing).

- Aumento del prezzo dell’energia.



- Riduzione della produttività agraria e della disponibilità alimentare, a causa dell’aumento del prezzo del petrolio e dei cambiamenti climatici.

- Instabilità sociale e migrazioni, masse incontrollabili di profughi climatici ( al confronto, i barconi di Lampedusa sembreranno in futuro allegre gite turistiche).

- Riduzione del benessere e della qualità di vita.

- Aumento delle disparità sociali.

- Aumento della disoccupazione.


- Rischio di derive autoritarie e riduzione della democrazia (laddove già c’è).



Testi tratti da:
Prepariamoci… di Luca Mercalli
Chiarelettere 2011  
(mca ringrazia)







Tutte queste argomentazioni erano già state evidenziate dal rapporto pubblicato dal Club di Roma nel 1972. Il Club di Roma:

"Fu fondato nell'aprile del 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, fra cui Elisabeth Mann Borgese. Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Farnesina.


Conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows, pubblicato nel 1972, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. La crisi petrolifera del 1973 attirò ulteriormente l'attenzione dell'opinione pubblica su questo problema.


In realtà le previsioni del rapporto riguardo al progressivo esaurimento delle risorse del pianeta erano tutte relative a momenti successivi al primo ventennio del XXI secolo, ma il superamento della crisi petrolifera degli anni settanta contribuì alla nascita di una leggenda metropolitana, secondo cui le previsioni del Club di Roma non si sarebbero avverate. Nella pratica, l'andamento dei principali indicatori ha sinora seguito piuttosto bene quanto previsto nel Rapporto sui limiti dello sviluppo, e l'umanità è destinata a confrontarsi nei prossimi decenni con le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta. Un esempio di ciò è dato dal picco di Hubbert."(da Wikipedia). Intanto sono passati 40 anni e ben poco si è fatto, anzi...

Postato da Anonimo in HEROIC ROSES Intuizioni dell'impalpabile alle 12.20 - 13 luglio, 2011




2 commenti:

  1. Tutte queste argomentazioni erano già state evidenziate dal rapporto pubblicato dal Club di Roma nel 1972. Il Club di Roma:
    "Fu fondato nell'aprile del 1968 dall'imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, fra cui Elisabeth Mann Borgese. Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell'Accademia dei Lincei alla Farnesina.

    Conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows, pubblicato nel 1972, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. La crisi petrolifera del 1973 attirò ulteriormente l'attenzione dell'opinione pubblica su questo problema.

    In realtà le previsioni del rapporto riguardo al progressivo esaurimento delle risorse del pianeta erano tutte relative a momenti successivi al primo ventennio del XXI secolo, ma il superamento della crisi petrolifera degli anni settanta contribuì alla nascita di una leggenda metropolitana, secondo cui le previsioni del Club di Roma non si sarebbero avverate. Nella pratica, l'andamento dei principali indicatori ha sinora seguito piuttosto bene quanto previsto nel Rapporto sui limiti dello sviluppo, e l'umanità è destinata a confrontarsi nei prossimi decenni con le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta. Un esempio di ciò è dato dal picco di Hubbert."(da Wikipedia). Intanto sono passati 40 anni e ben poco si è fatto, anzi...

    RispondiElimina
  2. La ringrazio, gentile anonimo
    considerando l'attualità e l'interesse dell'argomento, ho pubblicato il suo commento direttamente sulla pagina del post.
    Benvengano contributi come questo.
    mca

    RispondiElimina

Lettori fissi