Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

1.11.11

DANAE

« Danae Acrisii et Aganippes filia. Huic fuit
fatum, ut, quod peperisset Acrisium interficeret;
quod timens Acrisius, eam in muro lapideo
praeclusit. Iovis autem in imbrem aureum
conversus cum Danae concubuit, ex quo
compressu natus est Perseus. Quam pater ob
stuprum inclusam in arca cum Perseo in mare
deiecit. Ea voluntate Iovis delata est in insulam
Seriphum, quam piscator Dictys cum invenisset,
effracta ea vidit mulierem cum infante, quos ad
regem Polydectem perduxit, qui eam in coniugio
habuit et Perseum educavit in templo Minervae.
Quod cum Acrisius rescisset eos ad Polydectem
morari, repetitum eos profectus est; quo cum
venisset, Polydectes pro eis deprecatus est,
Perseus Acrisio avo suo fidem dedit se eum
numquam interfecturum. Qui cum tempestate
retineretur, Polydectes moritur; cui cum
funebres ludos facerent, Perseus disco misso,
quem ventus distulit in caput Acrisii, eum
interfecit. Ita quod voluntate sua noluit, deorum
factum est; sepulto autem eo Argos profectus
est regnaque avita possedit. »
Igino Astronomo - Fabulae
II secolo-III secolo d.C

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Gustav Klimt - Danae - 1907/08
olio su tela ( Graz, collezione privata )


La più alta espressione della bellezza rigogliosa è qui rappresentata dalla mitica Danae,
fecondata da Zeus con la penetrazione di una pioggia d'oro.
La forma, e l'elemento ornamentale curvilineo ripetuto,
sono i principi compositivi dell'intera rappresentazione
che risultano particolarmente accentuati dalla cromaticità dell'oro.
Apposita, da parte dell'artista, la scelta del taglio e della prospettiva deformante
che si rivelano utili a sensualizzare l'intensa corporeità di questo nudo dormiente.


Racconto di Danae
*
Dell'epoca in cui il mito era storia, si racconta che nella lontana città di Argo, regnasse il re Acriso, assieme alla sua sposa Euridice (o Aganippe secondo altri) e alla loro figlia Danae.
La tragica storia di re Acriso ebbe inizio quando si recò a Delfi per consultare l'oracolo. Non riuscendo ad avere figli maschi, era preoccupato per la sorte del suo regno, non sapendo a chi dover lasciare i suoi possedimenti. Il responso dell'oracolo fu travolgente in quanto gli predisse che non solo non avrebbe avuto figli maschi ma che un giorno sarebbe morto per mano di suo nipote, il futuro figlio di sua figlia Danae.
Il re, terrorizzato dalla profezia, fece rinchiudere la figlia in una torre dalle porte di bronzo, sperando in questo modo che non fosse mai avvicinata da uomo alcuno.
Ma Zeus che dall’alto dell’Olimpo seguiva le vicende mortali, impietosito dalla sorte toccata alla fanciulla ed invaghitosi di lei, entrò nella sua cella e, sotto forma di pioggia di gocce d’oro, concepì con lei quello che un giorno sarebbe diventato uno dei più grandi uomini della storia antica: Perse

Re Acriso, scoperta la gravidanza della figlia che fu costretta a confessare le origini divine del figlio, nonostante la paura e la grande rabbia, non ebbe il coraggio di ucciderla ma aspettò che il bambino nascesse, per rinchiudere entrambi in un sarcofago che abbandonò alla deriva in mezzo al mare. La loro sorte sarebbe stata sicuramente segnata se Zeus non avesse sospinto il cofano verso le rive dell’isola di Serifo, nelle Cicladi, dove un pescatore la trovò e una volta apertala, vide che la donna ed il bambino erano ancora vivi. Immediatamente li portò dal re Polidette, che li accolse nella sua reggia.
*
Passarono gli anni e Perseo, circondato dall’amore della madre, cresceva forte e valoroso. Danae, che la maturità aveva reso ancora più bella, era diventata oggetto dei desideri del re Polidette che cercava in tutti i modi di convincerla a sposarlo, ma Danae, il cui unico pensiero era il figlio, non ricambiava il suo amore. Polidette allora cercò di averla con l'inganno: finse di voler sposare un'altra donna e chiese ai suoi amici di fargli come dono nuziale un cavallo ciascuno. Perseo, che non possedeva e non poteva comprare un cavallo da donare al re, si scusò e disse imprudentemente che gli avrebbe procurato qualsiasi altro dono fosse di suo gradimento.
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Bernini -Musei Capitoli, Roma
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Narra la leggenda che Medusa una delle tre Gorgoni e l’unica alla quale il fato non avesse concesso l’immortalità, era un tempo tra le donne più belle. Invaghitasi di Poseidone, aveva fatto con lui l’amore nel tempio di Atena.
Quest'ultima profondamente irritata dall’affronto subito, aveva trasformato la fanciulla in un orribile mostro: le mani le aveva trasformate in pezzi di bronzo; aveva fatto comparire delle ali d’oro e ricoperto il corpo di scaglie; i denti erano diventati simili alle zanne di un cinghiale; i capelli erano stati trasformati in serpenti ed al suo sguardo aveva dato la capacità di trasformare in pietra chiunque la guardasse negli occhi.
Aiutato da Ermes e Atena, Perseo, nel paesaggio desolato di uomini e animali che lo sguardo del mostro aveva pietrificato, camminando all’indietro e guardandola riflessa nello scudo lucente si avvicinò a Medusa. Non appena le fu dappresso, vibrò il colpo mortale che tagliò di netto la testa mentre i serpenti tentavano in tutti i modi di avvolgerlo nelle loro spire.

Presa la testa, la ripose immediatamente nella bisaccia mentre dal sangue che sgorgava copioso nacque Pegaso il magico cavallo alato che divenne suo fedele compagno nelle avventure lungo il ritorno a casa.
Le sorelle della vittima cercarono in tutti i modi di inseguirlo ma grazie all’elmo di Ade che lo rendeva invisibile e al magico
Pegaso, riuscì a sfuggire, volando via veloce come il pensiero, da quell’isola tetra e nefasta.
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Benvenuto Cuto Cellini - 1545/1554
Firenze Piazza della Signoria




Stanco del lungo viaggio costellato di vicessitudini e lutti, Perseo ritornò a Serifo, dalla madre Danae, appena in tempo per salvarla dalla morte alla quale il re Polidette l’aveva condannata perché continuava a non ricambiare il suo amore. Il re, messo di fronte alla testa di Medusa, fu pietrificato all’istante.  



Morto Polidette, madre e figlio poterono finalmente fare ritorno ad Argo, loro terra natale, per riconciliarsi con re Acriso, verso il quale gli anni avevano oramai cancellato ogni risentimento.
Ma il re Acriso, saputo dell’arrivo del nipote e della figlia, temendo l’antica profezia fuggì dal suo regno e riparò a Larissa in Tessaglia dove si svolgevano i giochi olimpici.  
Sembrava che finalmente il triste destino di Perseo fosse giunto al termine.

  *


Invece il destino volle che grazie alle sue doti atletiche fosse invitato a partecipare proprio a Larissa alle stesse gare sportive e mentre lanciava il disco, la potenza impressa dal suo forte braccio fece sì che questo oltrepassasse gli spalti, per colpire uno sfortunato spettatore che altri non era che il re Acriso mischiato alla folla. Scoperta la triste fine toccata al nonno al quale Perseo, nonostante tutto, voleva bene, triste e sfiduciato fece rientro ad Argo. Ma non accettò di diventare re anche se gli spettava di diritto e scambiò il suo trono con quello di Tirinto dove regnò in pace e con saggezza fino alla fine dei suoi giorni.
 

mca ringrazia
Wikipedia - Danae
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3 commenti:

  1. Piacevole lettura. Ciao, Fabricio

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  2. Grazie, credo tu sia fra i pochi lettori storici che mi sono rimasti.
    Se non ho ancora ceduto alla tentazione di chiudere è solo per te e quel centinaio scarso che visitano le mie pagine – soprattutto quelle dedicate all’arte.
    Google è diventato difficile da gestire: sempre più disubbidiente non rispetta le impostazioni di layout date alla pagina, scombinando le immagini, cancellando le didascalie, pasticciando con i caratteri, insomma per comporre e pubblicare un post si sono triplicati i tempi e in più non si ottiene mai il risultato voluto.
    Vuoi vedere quali sono le pagine più gettonate? Chissà chi se le guarda… Boh. Darò comunque un premio fedeltà a tutti coloro che manifesteranno la loro presenza in modo meno anonimo. Ciao!

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  3. 1000 visualizzazioni non sono poche. Ma certo dipende da quanto tempo ci investi e quanto tu ti ci diverti. Comunque sei brava. Ciao, Fabricio

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