Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

28.3.10

SORDO E' SOLO CHI NON VUOLE INTENDERE

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http://www.youtube.com/watch?v=LN5fHPYANU8
Beethoven - Inno Alla Gioia, 9^ Sinfonia
da emanuelehomer2 (mca ringrazia)

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Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza. (Beethoven)
 
Ludwig van Beethoven (Bonn 16 dicembre 1770 - Vienna 26 marzo 1827), compositore tedesco, crebbe in un ambiente familiare tanto stimolante quanto difficile: la precocità del giovane, infatti, dovette sempre sottostare alla capricciosa, a volte violenta, autorità paterna.

Andy Warhol


 Ultimo grande rappresentante del classicismo viennese (dopo Gluck, Haydn e Mozart), la sua opera si estende cronologicamente dal periodo classico agli inizi del romanticismo. Fu Beethoven a prepare l'evoluzione verso il romanticismo musicale ed influenzare tutta la musica occidentale per larga parte del XIX secolo.

Egli è molto avanti al primo dei musicisti.
È la forza più eroica dell'arte moderna..
(Romain Rolland)



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    Personalità inclassificabile: secondo Haydn dava l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime, la sua arte si espresse in tutti i generi, e benché la musica sinfonica sia stata la fonte principale della sua popolarità universale, è nelle opere per pianoforte e nella musica da camera che la sua influenza fu maggiormente considerevole.
   Verso l'anno 1806 il compositore in gran segreto iniziava a prendere coscienza di una sordità che doveva irrimediabilmente progredire fino a diventare totale prima del 1820.
La causa della sordità di Beethoven è rimasta sconosciuta. Le ipotesi di una labirintite cronica, di una otospongiosi e della malattia di Paget ossea sono state ampiamente discusse ma nessuna è stata mai confermata.  Costretto all'isolamento per timore di dover rivelare in pubblico questa terribile verità, Beethoven si fece una triste reputazione di misantropo, della quale soffrì in silenzio fino al termine della sua vita. Cosciente dell'infermità che gli avrebbe impedito la carriera di pianista, dopo aver anche, per un momento, pensato al suicidio, si dedicò anima e corpo alla composizione.
   Superando attraverso una ferrea volontà le prove di una vita segnata da questo dramma , con la sua musica ha celebrato il trionfo dell'eroismo, della fratellanza tra i popoli e della gioia, nonostante il destino gli avesse riservato l'isolamento e la miseria. Dedicando la creazione musicale all'azione dell'uomo libero e indipendente, la sua musica è l'espressione di una fede inalterabile nell'uomo e di un ottimismo della volontà.

   O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza;  pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Deluso anno dopo anno nella speranza di un miglioramento, ho dovuto presto isolarmi e vivere solitario e lontano dal mondo. Se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l'infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore. (Beethoven, 6 ottobre 1802)

   Dal tubare della colomba allo scrosciare della tempesta, dall'impiego sottile dei sagaci artifici al tremendo limite in cui la cultura si perde nel tumultuante caos della natura, egli ovunque è passato, tutto ha sentito. Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l'opera sua fino agli estremi confini dell'arte. (Franz Grillparzer)





Fregio di Beethoven

Klimt
   Il Fregio, lungo 24 metri su tre pareti, dipinto a tempera direttamente sull' intonaco con inserimento di pietre dure e madreperla, fu eseguito in occasione della XIX mostra della Secessione a Vienna, dedicata alla grande scultura in marmo policromo di Max Klinger raffigurante l'apoteosi di Beethoven. L'intera manifestazione è concepita come celebrazione del grande compositore, intorno al quale in quegli anni viene a formarsi un vero e proprio culto, alimentato soprattutto dalla venerazione dei musicisti Franz Liszt e Richard Wagner. Nello stesso periodo in Francia Bourdelle crea la grande maschera di Beethoven e Romain Rolland scrive La vita di Beethoven. Klimt e i suoi compagni secessionisti vedono in questa figura l'incarnazione del genio nella sua opera d'esaltazione dell'amore e dell'abnegazione che possono redimere l'uomo.

La statua di Klinger conferisce al compositore la statura dell'eroe: nudo, il pugno serrato, lo sguardo sollevato, Beethoven rappresenta in pieno - come martire e salvatore dell'umanità - gli intenti dei secessionisti.

Josef Hoffmann progetta l'allestimento interno della mostra, impiegando cemento grezzo per rendere lo spazio più neutrale possibile. Questo spazio è destinato ad accogliere una sperimentazione quasi sinestetica in cui anche la musica è pienamente coinvolta. In occasione dell'inaugurazione viene infatti eseguito l'Inno alla Gioia diretto da Gustav Mahler, e il tema del Fregio klimtiano è una interpretazione della Nona Sinfonia di Beethoven.
Nel Fregio di Beethoven, con affascinante eclettismo, Klimt fonde suggestioni diverse: dalla pittura vascolare greca e dalla pittura egiziana ricava la concezione della parete come fascia dove si allineano in sequenza figure ed eventi; dalle stampe giapponesi di Hokusai e Utamaro deriva il segno incisivo; la scultura africana, che a quel tempo aveva iniziato a collezionare, gli suggerisce le orride maschere che abitano il regno del male.

Nella letteratura klimtiana si sono evidenziate la concordanza tra il contenuto del Fregio e l'interpretazione wagneriana della Nona Sinfonia, e la sintonia con la teoria di Nietzsche del genio e delle sue sofferenze. Un suggeritore potrebbe essere stato lo stesso Mahler, di cui Klimt fu buon amico, e i cui lineamenti sembrano aver ispirato i tratti del Cavaliere, il protagonista maschile del Fregio. Del resto dal 1910 Klimt contribuisce a una pubblicazione in onore del musicista, edita a Monaco, inviando per la riproduzione proprio questa figura. A rafforzare la tesi wagneriana resta il fatto che in seguito Klimt abbia intitolato l'ultimo pannello del fregio con una citazione biblica, "Il mio regno non è di questo mondo", che ricorre proprio nel saggio di Wagner su Beethoven del 1846, a sottolineare la funzione liberatrice della musica in opposizione alla corruzione del mondo terreno.

Il Fregio contiene un ulteriore livello simbolico, perché Klimt vi interpreta la contrapposizione atemporale tra bene e male, e l'aspirazione al riscatto ideale attraverso l'arte, dal punto di vista del rapporto uomo-donna: nell'opera il momento della liberazione è identificato con il raggiungimento dell'estasi amorosa, e il regno ideale con l'abbraccio di una donna.

L'opera pittorica non è pensata per durare oltre la manifestazione, quindi Klimt dipinge direttamente sulla parete con materiali facilmente asportabili. Ciononostante essa si è fortunatamente conservata e dopo un lungo periodo in cui non è stata accessibile, nel 1986 fu nuovamente presentata al pubblico. Forse è il dipinto meno noto dell'artista e per questo circondato da un'aura quasi mitica.

fonti
- Ludwig van Beethoven,
da Angela Molteni
Kaos Edizioni, Milano 1998]
-gustavklimt.cjb.net
-Wikipedia

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