Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

5.3.11

C'E' RIMASTO POCO DA STARE ALLEGRI

 A PARTE LA GRANDE PITTURA

Ecce Homo - Antonello da Messina 1472-74
Il più umano, deluso e disperato fra i Cristi dipinti dal pittore siciliano. Il quadro è conservato a Genova,
nel Museo di Palazzo Spinola. La divinità, di esecuzione altissima, quasi al limite delle umane possibilità, ci appare senza mediazioni, in tutta la vulnerabilità della sua imperfetta condizione umana.
L'espressione dolente testimonia una condizione di infelicità che nessun pittore, con tale tensione, ha mai tentato. Un abisso di pathos, consentito solo a chi possedesse una  tecnica così alta e una così pura intuizione formale.
Antonello ha cercato di penetrare il mistero della doppia natura di Cristo, che ci guarda umanissimo, disarmato e punito nella sua condizione senza privilegio, qui in una formidabile interpretazione dell' uomo offeso nella propria dignità.


Palazzo Spinola - Genova


Il capolavoro di Antonello da Messina è custodito nella Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in Piazza Pellicceria, cosidetta perchè nel Medio Evo vi si trovavano le botteghe dei pellicciai. Il cinquecentesco palazzo fu poi donato allo Stato dalla famiglia Grimaldi. Al suo interno, oltre la preziosa quadreria, è stato mantenuto l'arredo originario.

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Antonello da Messina
National Gallery
 (probabile) autoritratto

Antonello nacque nel 1430 (circa) a Messina da una famiglia benestante. Poco si conosce della sua vita, per buona parte ancora avvolta nel mistero. Il suo primo apprendistato si svolse probabilmente tra Messina e Palermo.
Intorno al 1450 (circa) fu a Napoli, dove venne in contatto con la pittura fiamminga, spagnola e provenzale, presente sia nelle collezioni reali sia nell'esempio tangibile di artisti stranieri operanti alla corte angioina e successivamente a quella aragonese.
Grazie anche a quest’esperienza precoce, raggiunse in seguito il difficile equilibrio di fondere la luce, l'atmosfera e l'attenzione al dettaglio dei fiamminghi con la monumentalità e la spazialità razionale della scuola italiana. I suoi ritratti sono celebri per la loro profondità psicologica.



Annunziata di Palermo - 1476

A differenza degli italiani che utilizzavano la posa medaglistica di profilo, adottò la posizione di tre quarti, tipicamente fiamminga, che permetteva una più minuta analisi fisica e psicologica. Rispetto ai fiamminghi guardò meno al dettaglio e più alla caratterizzazione psicologica e umana degli effigiati, con gli occhi che incontrano direttamente quelli dell’osservatore, quasi alla ricerca di un contatto mentale con lui.
Prima di ritornare in Sicilia, risalì tutta la penisola, toccando Roma, la Toscana e le Marche, dimostrando una costante capacità di recepire tutti gli stimoli artistici delle città che visitava, offrendo ogni volta importanti contributi autonomi, che spesso andavano ad arricchire le scuole locali.
Soprattutto a Venezia rivoluzionò la pittura , facendosi ammirare per i traguardi raggiunti.
Tutti i grandi maestri lagunari lo riconobbero come pioniere della "pittura tonale", altamente dolce e umana, che caratterizzò in seguito il Rinascimento veneto.
Morì nel 1479. Nel suo testamento lasciò divisa l'eredità in parti uguali fra moglie e figli, e chiese di essere sepolto con indosso un saio monacale.
La sua tomba è stata identificata in una chiesa di Messina.



fonti di documentazione:
Viaggio Sentimentale di V. Sgabi
Wikipedia
(mca ringrazia)
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