Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

26.3.11

UN GELIDO INVERNO, ANZI...ROVENTE

Jennifer Lawrence nei panni di Ree Dolly, diciassettenne con due fratellini, una madre pazza e un padre latitante che deve iniziare ad affrontare le dure problematiche dell'esistenza.

Un gelido inverno non è solo quello appena trascorso che ci lascerà il suo ricordo ancora per un po’ di tempo, sempre che ce ne resti.
E’ quello difficile, aspro, in mezzo ai boschi sulle montagne del Missouri, il cuore freddo dell’altra America, che conosciamo poco o niente e, se arriva al cinema, è sempre per raccontare storie di confine, dal clima teso e fosco, che spesso degenera in atrocità. La civilizzazione da quelle parti sembrerebbe allo stesso grado di quella di certi paesi del Centro Africa: maschilismo, ignoranza e violenza impongono le loro regole, orgoglio, omertà e iustitia ad personam fanno il resto e non c’è sceriffo che tenga: lì la legge che prevale è quella dettata dal gruppo e chi cerca di infrangerne il codice può solo finire male, le donne in particolar modo, che quindi divengono per forza complici del sistema.




Spettacolare, indimenticabile, capolavoro, thriller mozzafiato sono iperbole utilizzate per il lancio del film, che è un buon film e basta, lontano dalla solita american novel di cui ne abbiamo, credo, tutti piene le tasche.

Vi ricordate Frozen River o, andando indietro di molto tempo, il tranquillo week-end di paura? Lo so, siamo tutti troppo giovani per ricordarci questo vecchio film degli anni ‘70 ecchecc …ma forse avrete avuto modo di vedervelo in cassetta. Se non è così, vi siete persi qualcosa. Ebbene l'atmosfera qui è più o meno la stessa, surriscaldata, anche se con una quarantina d’anni di meno sul groppone, che non si nota poi così tanto, il che fa supporre che non sia cambiato granchè da allora, dopotutto.



      

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Questo video non è adatto alla visione di piccoli utenti o persone particolarmente sensibili

Il video riproduce il famoso dueling benjo fra Ronnie Cox e il ragazzino minorato, emblema del film Tranquillo week-end di paura con Burt Reynold e Jon Woight. Ne nasce un'atmosfera di allegria che non lascia presagire l'evoluzione drammatica degli eventi che dovranno seguire

Anche qui sono presenti bei pezzi di musica autentica americana, con brani storici folk e ballate country improvvisati a chitarra e banjo. E poi bambini, cani e animali incantevoli che fanno da contraltare alla ruvida realtà circostante. Brava la giovane protagonista Jennifer Lawrence, già vista in Burning Plain, altra pellicola di denuncia sociale, che per questa sua ultima interpretazione è stata - meritatamente - candidata all’oscar.

Questo film è il perfetto emblema del Sundance Festival, che si prefigge di premiare proprio quelle storie che, ripudiando i riflettori di Hollywood, maggiormente si discostano dall' American Style proposto abituamente dal cinema allineato, quello che viaggia in aereo e in metropolitana, studia a Yale e pratica il winsurf sulle spiagge di San Francisco.
Questa è l’America miserabile, arretrata, che fa vergognare di sè e di cui nessuno ha voglia di parlare.
Forse è per questo che il film di Debra Granik avvince tanto. Ancora una volta troviamo una regista donna pronta a denunciare con toni duri il marcio della realtà retrograda e maschilista, dura a morire, che si annida tenacemente fra le pieghe della cosiddette civiltà avanzate.

voto ****/*****

 
 
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