Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

19.3.11

Non baciatemi le mani, anzi non baciatemi proprio

Bentornata maledetta primavera, alzo la tapparella del mio ufficio: persino questo angolo di cortile dai muri sbrecciati ha una faccia meno cadaverica oggi; attraverso i vetri di una finestra vedo una donna col grembiule rosa che stira guardando il cielo azzurro sopra i tetti, forse sottovoce sta canticchiando qualcosa. La festa di ieri - meno male - ha rallentato i ritmi. Sbrigo il lavoro urgente e guardo l'ora : ho un incontro fissato in un punto strategico che mi porterà via solo pochi minuti e poi potrò regalarmi una piccola digressione .
Le mie preferite sono quelle che hanno come meta una libreria del centro.

Entri e ti aggiri subito fra torri di libri lasciate esposte alla golosità del pubblico. Arrivano le novità e vengono piazzate lì, senza perdere tempo a sistemarle, con la pubblicità si vende tutto in fretta.
I libri che interessano a me però non sono quasi mai esposti, mi devo sempre rivolgere a qualcuno che sappia dove andarmeli a cercare.
Ultimamente vado più spesso da Rizzoli benchè sia più scomodo arrivarci nel senso che è più distante: bisogna attraversare tutta la piazza del duomo e entrare in galleria, farsi largo fra ogni sorta di umanità, ne sarebbe entusiasta Bukowski, io no. Amo le persone prese una alla volta, ma la folla mi crea disagio. Mi piace fermarmi a guardare una formichina attraversare la sua jungla il suo deserto i suoi canyon col fiatone e il bottino sulle spalle, oppure andarsene a spasso cazzeggiando, un po’ lì un po’ là, senza programmi precisi. Ma il formicaio mi fa orrore. E quanto assomiglia a un formicaio la folla concitata di milano, un formicaio brulicante, centinaia di gambe che si muovono freneticamente, urtandosi, evitandosi, scavalcandosi cambiando continuamente direzione, brrr.
*
Da Mondadori andarci è più veloce: si fa un tratto della via torino, si gira l’angolo, si lascia passare il tram e quando scatta il verde ci s’infila nel fiume di gente che attraversa e si è praticamente arrivati. L’ultima volta però su tre titoli nemmeno uno disponibile e i commessi tutti bronciosi, per non parlare delle cassiere, belle ma antipatiche, un nervoso… c’avranno in giro trentamila gadget stupidissimi, qualcuno forse divertente, tutti i saviano i faletti i volo e le parodi che si possano desiderare, ma se domandi “Noteboom?” non sanno chi sia, scuotono la testa poi si mettono in due a cercare dentro al computer, sconsolati dicono non l’abbiamo e io rispondo impossibile!
Da Rizzoli invece tutti e tre in un colpo solo li ho trovati e i commessi sempre bendisposti a collaborare. Le cassiere no, meno belle ma antipatiche uguale.

Oggi da Rizzoli ci passo proprio davanti al ritorno dall'appuntamento; entro non guardo le vetrine ho la solita lista della spesa settimanale  in tasca, la mostro al primo commesso in cui incappo, un ragazzino che sembra mi stia aspettando, pieno di buona volontà, sarà il suo primo impiego?  Sfodero un bel sorriso, cerco di mostrarmi più simpatica che posso e incrocio le dita. Guarda il computer : due su quattro me li trova, evviva! Li va a prendere velocissimo da uno scaffale sul fondo, io lo seguo e lo premio chiedendogli un consiglio personale. Mi valuta un attimo e dopo breve riflessione va a scegliere Zoran Zivkovic, 9 euro, me lo schiaffa in mano con gli altri, e salutandomi mi chiede di tornare a dirgli come l’ho trovato. Forse lo dice per formalità, oppure vuole veramente un feed-back da condividere, o almeno capire se va bene continuare a consigliarlo o no. Boh, lo ringrazio e gli prometto di sì anche se al 90 per cento non ce lo troverò più la prossima volta: nelle grandi librerie la rotazione dei commessi è più veloce di quella delle novità. Ogni volta ti salutano facce diverse.

Pago e esco col mio pacchetto. E’ l’ora dell’aperitivo, gente seduta ai tavolini dei bar sorseggia un drink e sta come al cinema a osservare quelli che passano. Che caldo, il sole filtra dalle cupole di vetro creando un effetto serra. I turisti girano già vestiti leggeri, a braccia nude, guardano, fotografano, si godono la tiepida mattinata e sembrano tutti abbastanza felici. E grazie, stanno in vacanza al posto giusto, nel paese do’sole... Fino a ieri  piogge monsoniche ma in giornate come questa  perfino milano è bella, se poi pensiamo a cosa sta succedendo nel resto del mondo, sembra bella pure a me.


Rimugino. Adesso, con sta storia della libia l’onu la noflyzone e le basi nato, stai a vedere che si va tutti  a puttane, governo e popolo sovrano insieme (hahahaha). Vili, sciacalli, assetati di petrolio.
Vi prego, se mi amate, non baciatemi le mani, anzi non baciatemi proprio che facciamo prima.

Cerco di trovare un varco fra isole di passanti. Non sono bastate le visioni apocalittiche degli ultimi giorni, la fine del mondo in diretta: navi che solcano rotte di cemento, treni inghiottiti in tunnel d’acqua, house boat su fiumi in piena che si sfasciano come giocattoli da bancarella, un crudele gioco di Shanghai con i bastoncini scagliati alla rinfusa dalle mani dispettose d’iracondi giocatori e tutta quella povera gente travolta e schiacciata dai detriti e poi ci si mettono anche le fughe di radioattività e chissà adesso …
- Scusi cosa ne pensa della riforma della giustizia?
Mi trovo la strada improvvisamente sbarrata da un microfono di proporzioni gigantesche impugnato da un tipo coi capelli scuri fermati a coda. Lo sta facendo oscillare pericolosamente davanti alla mia bocca, tanto per farmi capire che mi sta registrando. Di fianco a lui un altro tipo d' imponente statura regge una telecamera che mi fissa dall'alto.

Odio per principio le domande rivolte a bruciapelo per strada a gente senza qualità che quasi sempre fornisce risposte ovvie o inopportune.

- Non so, non credo di avere le competenze per poter offrire  pareri…
- Sì ma ci dica cosa pensa LEI in generale della giustizia in Italia.
- Non ho mai avuto a che fare con la giustizia, quindi  un'opinione può averla chi ha più esperienza di me….
- Ma non concorda sul fatto che si dovrebbero apportare delle modifiche? 
Questo non molla, mi incalza, vuole a tutti i costi farmi dire qualcosa che risulti a vantaggio della sua tesi.
- Bè tante cose dovrebbero essere cambiate.
- Su che cosa lei crede di poter ancora contare oggi?
Lo chiede a me... e io che vorrei invece chiederlo a  lui.
- Su niente, io non penso di poter contare proprio più su niente, oggi.
Mi guarda. Fa una pausa di silenzio più chiara di un discorso.
Sembra un po’ triste, poverino. Così gli regalo un sorriso per confortarlo, che è anche espressione di commiato.
Mi ringrazia e mi lascia andare.

Riprendo la mia strada e sbuco nel chiarore del sole di mezzogiorno, fa molto caldo, taglio la piazza in diagonale per far prima, evitando di calpestare i piccioni che oramai non si scansano più e intanto mi interrogo sulle risposte date: forse ho esagerato un po'.
Sulla via torino, giusto all'imbocco, il traffico è bloccato da un’ambulanza messa di traverso. I tram sono incolonnati fermi, la gente rallenta guardando incuriosita e un silenzio anomalo aleggia d'intorno: c’è un uomo steso fra i binari luccicanti di sole: non respira non si muove,  non dà risposte a chi sta chino su di lui, non può più contare su niente.

mca

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