Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

6.8.11

CAMERA WORK

I miei veri maestri sono stati la vita, il lavoro, la sperimentazione continua...
ogni stampa che io tiro, anche da un solo negativo, è un’esperienza nuova, un problema nuovo.
La fotografia è la mia passione. La ricerca della Verità la mia ossessione.”


Il fotografo Alfred Stieglitz  nacque in New Jersey nel 1864 da una famiglia benestante di origine tedesca.
Trasferitosi temporaneamente in Germania, al seguito della famiglia, frequentò il Politecnico di Berlino.
Iniziò a scattare le sue prime fotografie in giro per l'Europa non ancora ventenne.
Di questo periodo tedesco predomina più che la ricerca compositiva, la preoccupazione tecnica, l’ansia di una sperimentazione sempre nuova e continua: i suoi risultati sulle tecniche per intensificare le lastre e sulla stampa con la carta al platino vengono pubblicate sulle riviste specializzate e alcuni esemplari esposti in mostre.
( a fianco: Stieglitz in una foto scattata da Gertrude Kasebier )


Già nel 1887 vinse il suo primo premio a un concorso indetto dalla rivista londinese Amateur Potographer con una foto scattata in Italia a Bellagio dal titolo The last Joke, raffigurante
un gruppo di bambini che all'imbrunire scherzano  riuniti attorno a una donna intenta a raccogliere l'acqua.
Emerson, direttore della rivista, così si espresse  elogiandolo: Provo ammirazione per il lavoro da Voi mandato al concorso. Esso era il solo spontaneo fra tutti ed io ne rimasi soddisfatto in sommo grado.
Un esempio della sua sensibilità artistica di questo periodo è la fotografia intitolata Raggi di sole a Berlino: in una stanza invasa dalla luce del sole, ove le liste di una tenda alla veneziana parzialmente chiuse creano un alterno gioco di luce e ombra, la sua giovane amica è seduta ad un tavolo a scrivere e china la testa verso un’immagine che occupa il centro del tavolo.


Questa immagine rappresenta, a sua volta, una giovane, forse lei stessa, che sta scrivendo in una cornice ovale decorata. Appesa alla parete, appena al di sopra della testa della donna, si trova un duplicato della stessa immagine, una seconda stampa della stessa fotografia. A sinistra e un po’ più in basso c’è un’altra immagine della donna, quasi nella stessa posizione ma girata nella direzione opposta, come se si trattasse dello stesso clichè restituito da uno specchio. Da una parte e dall’altra delle immagini si trovano due altre fotografie, questa volta paesaggi, di nuovo riconoscibili come fotografie per la loro esatta somiglianza, il loro perfetto raddoppiamento sulla parete. Inserita nella fotografia si trova dunque una dimostrazione complessa della riproducibilità che sta al centro del processo fotografico.
Già si riconosce l'abilità nel non perdere i contrasti di luce ed ombra, nella nettezza dei particolari e nella composizione, che anticipano i lavori della maturità.

  
Continua la sua ricerca e il 22 Febbraio 1893 aspetta tre ore con un apparecchio 10 x 12 nella Fifth Avenue sotto una violenta tempesta di neve per fotografare una carrozza tirata da quattro cavalli: sarà la fotografia dichiarata più bella da Roland Barthes. Lo stesso Stieglitz scrive che quando si usa un apparecchio portatile il successo dipende dalla pazienza: bisogna saper aspettare e non lasciarsi sfuggire il momento in cui tutto è ben equilibrato.
Inoltre la fotografia è anche risultato di manipolazioni in camera oscura: per Winter on 5° Avenue (foto sopra), Stieglitz utilizza meno della metà del negativo originale. Sperimenta fino al limite le possibilità del mezzo espressivo quasi come una sfida.
 Nel 1894 Stieglitz ritornò in Europa: viaggiando fra Parigi e l' Olanda. La rammendatrice di reti è la foto di quell’anno più esposta e due volte premiata e così ne parlò lo stesso Stieglitz in My favorite picture pubblicato su Photographic Life:
La rammendatrice di reti” fu il risultato di lunghi studi. Esprime la vita di una giovane donna olandese; ogni punto di rammendo nella rete da pesca, elemento fondamentale della sua esistenza, fa emergere un torrente di pensieri poetici in coloro che la contemplano, seduta fra quelle dune ampie, e si direbbe, infinite, mentre attende al suo lavoro con la serietà e la serenità che sono tipiche di quel popolo risoluto. Tutte le sue speranze sono concentrate in questo lavoro: è la sua vita.
La fotografia fu fatta nel 1894 a Katwijck in Olanda. Presa su una lastra di cm. 18 x 24, con un obiettivo Zeiss. Le stampe usate per la mostra sono ingrandimenti su carta al carbone, poiché il soggetto esigeva un grande formato.
*
Famose sono rimaste le sue fotografie di New York scattate negli anni ’80/'90 del 1800, quando la diffusione universale della luce elettrica consentì ai pionieri della fotografia di conquistare anche le notti delle strade cittadine: uno dei segnali dell’irrompere della modernità nell’estetica del medium.
 
Alla fine degli anni '90 Stieglitz, godendo ormai di discreta fama, cercò di organizzare in America mostre internazionali di fotografia pittorica e di incitarne il rinnovamento tra i compatrioti che frequentano il suo circolo, tra cui White, Steichen, Gertrude Kaisebier e a loro si rivolge con queste parole: ”Noi americani non possiamo concederci di restare inerti..."  Le fotografie americane vengono difatti ancora giudicate  in Europa come lavori  dal " carattere impreciso ed elusivo; come la semplice suggestione di forme e di strutture che lascia largo spazio all’immaginazione. La delicatezza con cui sono trattate, la scelta e la composizione, nella maggior parte dei casi denotano un sentimento intenso, tuttavia se lo spettatore manca di immaginazione e di sentimento, il loro effetto risulta nullo...”


Nel 1902 formò il gruppo dei Foto Secessionisti e aprì le prime sue gallerie, dove esponevano fotografi fortemente influenzati dai pittorialisti europei e l'anno dopo, sempre più consapevole che la tecnica fotografica era destinata a percorrere un lungo cammino nell'espressione artistica, fondò e diresse la rivista Camera Work , di cui verranno pubblicati 50 numeri fino al 1917 : quasi tutte monografie, sia dei membri di Photo-Secession come Steichen e Coburn, sia di eminenti fotografi europei, come Evans e Demachy. La rivista raggiunse un tale prestigio che ogni numero era puntualmente recensito dalla stampa inglese.

Inizialmente accanto al desiderio di accreditarsi come arte, la fotografia su Camera Work si propone come mezzo privilegiato per cogliere in modo fulmineo - con "l'istantanea" - il mondo moderno in rapida evoluzione, con una immediatezza visiva che nessun altro mezzo ancora possedeva .


Flat Iron - NY
Stieglitz, parlando della sua celebre immagine del Flat-Iron Building scriveva : “Improvvisamente vidi il Flat-Iron come mai l'avevo visto prima. Dal luogo in cui osservavo mi dava l'impressione di procedere nella mia direzione, come la prua di un mostruoso transatlantico: era l'immagine della nuova America che si stava costruendo”.
Esaminando oggi i numeri originali della rivista si può seguire la progressiva conquista della libertà d’ espressione, maturata attraverso la consapevolezza dei fotografi di non essere solo occhi e mani che regolano lo strumento, ma veri e propri creativi, affinatisi anche attraverso lo scambio intellettuale con scrittori, filosofi e le molte voci artistiche europee.

Nel 1905 Stieglitz aprì, insieme al fotografo Steichen, la Galleria 291 in Fifth Avenue a New York che chiuderà 12 anni più tardi.
Dopo la chiusura della 291 e l'ultimo numero di Camera Work, Stieglitz aprì altri due spazi: la Intimate Gallery nel 1925 e  An American Place nel 1929.
In queste sale diede spazio a numerose forme d'arte: dalla scultura alla grafica e accolse opere di vari artisti quali Picasso, Matisse, Renoir, Cezanne, Manet, Braque, Rodin e la O'Keeffe che in seguito sposerà in seconde nozze.
Stieglitz è una figura fondamentale per l'arte americana perché grazie alla rivista Camera Work e alle numerose gallerie da lui dirette è stato un punto di contatto tra gli artisti del nuovo continente e quelli europei e un ottimo divulgatore per il grande pubblico a cui ha raccontato, con enorme efficacia, il movimento delle avanguardie artistiche.
Del 1937 sono datate le sue ultime fotografie fra cui quelle della serie  " cielo e nuvole" da lui denominate Equivalenti .
Rimasto inabile per una grave malattia, muorì a New York nel 1946.
<><><>
Georgia O'Keeffe
fotografata dal marito




Le immagini di Stieglitz e della sua rivista, secondo il volere dello stesso fotografo, sono state suddivise fra numerose collezioni, di cui un consistente materiale è andato al Metropolitan Museum, mentre una parte dell'eredità è stata donata dalla sua seconda  moglie, la pittrice americana Georgia O'Keeffe, al Museum of Modern Arts di New York.




Nel 1907 Stieglitz realizzò The Steerage (Il ponte di terza classe), un’operazione che più tardi giudicherà la sua più bella fotografia e che è testimonianza della sua evoluzione nel rapporto con il mezzo e con la realtà in cui si imbatte: stava infatti passeggiando sul ponte di prima classe di un transatlantico di lusso in rotta verso l’Europa quando vide, come lui stesso scrive, “una paglietta rotonda, la ciminiera inclinata a sinistra, la scaletta inclinata a destra, la passerella bianca racchiusa tra due file di catene, un paio di bretelle bianche che si incrociavano sulla schiena di un uomo sul ponte sottostante di terza classe, forme rotonde di congegni di ferro, un albero che tagliava il cielo disegnando un triangolo... Vidi in anteprima tutte queste forme composte in un’immagine, quasi un simbolo della concezione che io avevo della vita.”

Si precipitò quindi in cabina a prendere il suo apparecchio Graflex sperando che intanto le figure dell’immagine non si fossero mosse. Al ritorno trovò tutto come l’aveva lasciato, e subito fece scattare l’otturatore. La fotografia divenne il risultato di un' identificazione immediata di soggetto e forma: “spontaneità di giudizio e composizione dell’occhio” come lo definiva Hartmann. Stieglitz non cerca più le condizioni ambientali, come aveva fatto per Winter on Fifth Avenue, non aspettò pazientemente che fosse tutto in equilibrio. Senza esitazione, persino senza un pensiero cosciente, inquadrò subito il soggetto e stampò tutto il negativo senza tagliare nulla.
Lo spettatore ha l’impressione di trovarsi proprio davanti ai soggetti raffigurati. Non c’è traccia del fotografo o dei suoi gusti particolari, non trapela nessuno sforzo di interpretazione, nessuna artificiosità di effetti: non vi sono trucchi di obbiettivi o di illuminazione.

In the New York Central Yards, 1903


Gossip - 1905
Dorothy True - 1919
1930 - le mani di Georgia O'Keeffe -
le più fotografate al mondo



*
*


2 commenti:

  1. Visto che non ne parla, forse non conosce il film "Georgia O'Keefe", che fa capire anche qual'è il prezzo che si paga per essere un genio artistico come Stieglitz. Un bel film

    RispondiElimina
  2. Caro lettore,
    certamente il carattere divulgativo dei film ha come intento primario quello di raccontare di eventi e personaggi dando un maggior risalto mediatico al dramma personale e alla vita intima dei soggetti, aspetto che i libri d’arte o di storia a volte volutamente trascurano.
    Essendo qui graditi i contributi, sarebbe piacevole se lei ci facesse una piccola recensione del film di cui parla, che forse molti, come me, non hanno avuto modo di vedere.
    mca

    RispondiElimina

Lettori fissi