Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

14.8.11

I GIOVANI BARBARI

Daniel Richter  Die Idealisten 2008
Almeno due o tre volte nell’arco di un secolo, la società è costretta a fare i conti col comportamento giovanile e a dichiarare il fallimento dei propri metodi educativi: troppo coercitivi un tempo, troppo permissivi oggi.
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Ma lo stesso Sigmund Freud aveva già nel primo 900 tratto delle importanti conclusioni dai suoi studi. Interrogato da una madre apprensiva per ottenere un consiglio sul metodo migliore di allevare il proprio bambino senza commettere i soliti errori, lo psicanalista rispose: il metodo educativo è ininfluente, cara signora, perché con i figli si sbaglia sempre comunque.
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All’indomani delle rivolte scoppiate nel cuore di Londra il primo ministro ha accusato di lassismo le forze di Polizia, e di permissivismo le famiglie: insomma la colpa va sempre attribuita a qualcuno. Ma queste bande giovanili, guidate da capetti autoritari e carismatici che si credono padroni del territorio in cui vivono, avevano già ispirato negli anni ‘60  il musical di Broadway “West Side Story” ancora oggi gettonato per le intramontabili musiche di Leonard Bernstein. E che dire dei famosi Teddy-Boys, dei Mods, dei Rockers che imperversavano nella Londra di allora? E negli anni ’80 non ci sono stati tumulti sia a Londra che a Liverpool scatenati per motivi razziali, di cui pesino la signora Thatcher rimase turbata?
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La tendenza oggi è di dare spiegazioni più moderne a questa violenza: di attribuirne la responsabilità alla televisione, alla latitanza genitoriale, all’avere troppi soldi in tasca e troppo poco rispetto per gli altri.
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Suggerirebbe forse, come rimedio, di ritornare ai vecchi metodi, quando i genitori picchiavano i bambini, li mandavano a letto presto e dettavano loro come vestirsi e come comportarsi?
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image by Dino Torraco
Chi sono in fondo questi giovani barbari? Un gruppo circoscritto di alieni, extraterrestri con un sistema di valori completamente discosto dal nostro o non piuttosto il prodotto della società stessa e delle sue dinamiche complessive, dove ogni giorno i media ci spiattellano  fatti di gente che racimola in un giorno quello che altri faticano a guadagnare in un anno se non addirittura in una vita intera.
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La psicologia del giovane saccheggiatore è alla fine quella di poter prendere ciò che si vuole quando se ne offre l’opportunità. Anche i finanzieri e gli operatori di borsa della City si sono auto-pagati somme enormi perché potevano, e continuano a farlo. Anche i parlamentari (non sempre tutti) hanno gonfiato le proprie note-spese perché potevano. Anche i giornalisti di Murdoch invadevano la privacy e intercettavano le telefonate altrui perché potevano. Anche gli evasori fiscali non pagano le tasse perché pensano di farla franca. Fare i furbi, un comportamento che sembrava essere prerogativa e difetto nazionale degli Italiani, si è rivelato vizio globale.
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Nel Medio Evo le sommosse si scatenavano per il pane,  oggi i saccheggi si fanno per le scarpe da ginnastica e gli I-Pod. Saccheggiare i minimarket può anche rivelarsi molto divertente: si entra, si prende quello che si vuole, a piene mani come fanno i ricchi, e si esce come se niente fosse. E' il sogno inconfessabile di chiunque sia vittima della rapacità prescritta dalla società dei consumi.
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Unica rivelazione che potrebbe  rammaricare gli amici intellettuali e far sorridere un po’ tutti: in una strada londinese, l’unico negozio a non essere stato saccheggiato è risultato quello del libraio.
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Ma questo solo perché non ero nei paraggi io ! AHAHAH


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4 commenti:

  1. Diagnosi ampiamente condivisibile, ma manca una parte importante: qual'è la sua proposta per curare e magari risolvere questo problema famigliare e sociale? Se lei fosse una moglie separata e portasse a casa 1300 euro al mese e avesse un vivace figlio/a adolescente, come lo controllerebbe?

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  2. La ringrazio della domanda su cui avevo già meditato lungamente. Ci sarebbero da scrivere interi volumi su questo argomento.
    Alcuni lo hanno fatto, ma nel giro di poche decine d’anni le loro teorie risultavano già sorpassate.
    Di formule magiche non ne possedeva Freud, figuriamoci io o lei… non credo affatto che ce ne siano, altrimenti le avrebbero già adottate.
    Il mondo è in continua evoluzione, nuove regole vengono assunte, ma con sempre maggior ritardo rispetto alla necessità (quando il bue è scappato, per dirla all’antica).
    Nonostante tutto ritengo che alcuni valori siano ancor oggi dei capisaldi nella formazione etica dell’individuo e vadano inculcati e dati in esempio ai nostri giovani e che non sia mai troppo presto per cominciare.
    Non servono il divieto di non rubare, non dire menzogne, non usare la violenza e tanti altri comandamenti se non si insegna loro, fin da piccolissimi, che qualsiasi nostra minima azione, positiva o negativa, implica una serie di reazioni a catena su cui bisogna riflettere (e non col senno di poi).
    Meglio limitarsi a pochi basilari insegnamenti come evitare di fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi; salvaguardare sempre la nostra dignità personale che è ciò che manterrà alta la nostra autostima; incentivare la compassione e il riguardo verso chi ci dipendene, e non il contrario, come abitualmente avviene; essere strumento di insegnamento/informazione per chi sa di meno; avere rispetto per il mondo fuori, pari a quello per la propria casa.
    Anche questi pochi precetti servirebbero a niente se alla fine non fossero suffragati dal nostro esempio genitoriale e non limitatamente alle mura di casa, o all’aula scolastica, ma ovunque si svolga la nostra quotidianità: per strada mentre siamo alla guida, in vacanza, sulla metropolitana, nei negozi.
    Certamente nella società di oggi piovono dall’alto esempi di comportamento scandaloso che è ormai stato assimilato come prassi dalle nostre coscienze di adulti, ma i giovani sono abilissimi nel cogliere le nostre contraddizioni fra il predicare bene e il razzolare male e non ce la fanno passar liscia.
    E ben poco conta, a mio vedere, la disponibilità economica della famiglia, quello che conta è il contegno.
    Poi bisogna vedere quali sono le aspettative che ci si fa su di loro.
    Il mondo è andato avanti non grazie a chi si è sottomesso alle regole, ma a chi ci si è ribellato. Ben vengano dunque gli adolescenti vivaci, perché le vere svolte, portatrici di mutamento, sono sempre venute dai giovani “ vivaci”.
    Come avrà capito io sto dalla parte loro.
    E proporrei di abolire definitivamente la parola “controllo” dal nostro linguaggio famigliare, che sa di vecchie forme di repressione e totalitarismo, sostituendole con la parola fiducia e incoraggiamento, senza dimenticare però che l’esperienza di ognuno è anche la somma degli sbagli fatti.
    Un saluto, mca

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  3. La sua risposta mi è molto piaciuta e non avrei saputo scrivere di meglio. Tranne che è inutile giocare sulle parole: se si vuole educare con l'esempio, con i concetti, con i valori etc., comunque dopo ci vuole il controllo per verificare che i nostri sforzi siano poi compresi e seguiti. E se non lo fossero, non è che si possa fare un'alzata di spalle e dirsi: pazienza, ho fatto e detto quanto ritenevo giusto, se non sono stato capito, se le amicizie e le istituzioni fuorvianti si dimostrano più forti, peggio per lui/lei. E poi, va detto, che come lei non la pensano in molti, anche perchè in molti già non hanno i valori, i riferimenti di cui lei fa menzione e quindi non sanno, o non possono, trasmetterli ai loro figli. Perciò, male la famiglia, ormai per lo più divisa, separata, divorziata, male i media,con i loro squallidi programmi e male la scuola, i cui insegnanti sono esausti ed ormai sfiduciati. Naturalmente spero, come lei, che bastino incoraggiamento e fiducia e la sopressione di ogni controllo per risolvere questi desolanti problemi, ma non ci credo. La saluto anch'io.

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  4. Capisco la sua rabbia, che è quella di molti, ma non se la prenda con me per favore.
    Non pretendiamo di sbrogliare in cinque minuti matasse di problemi accumulati nei secoli.
    Cerchi di darsi un po’ più di fiducia per poterla così trasmettere a chi le sta a cuore.
    Le differenze sociali ci sono sempre state e sempre ci saranno e la contaminazione è in agguato costante, ma non ha senso mettere in atto strategie repressive o poliziesche. Il mondo è andato avanti fin qui perchè le risorse umane sono inestinguibili e riescono a trarci fuori dalle difficoltà.
    Per quanto riguarda le famiglie, non creda che sia l’unione della coppia a garantire buoni figli, sono i buoni genitori e si può essere buoni genitori anche singolarmente, con stipendi modesti, e poco tempo disponibile. Perlomeno c’è chi ci riesce.
    Coraggio quindi. mca

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