Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

15.2.09

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO

AUTORE Grossman, David
EDITORE Mondadori
ANNO PUBBLICAZIONE 1999

Queste pagine provano come sia possibile vivere proprio di ciò che non si ha e ci fanno scoprire come, per ogni cosa che ci è impedita, sia possibile inventarne tante altre di cui non ci credevamo capaci.

Durante un raduno scolastico Yair nota per caso Myriam: qualcosa nel suo atteggiamento lo colpisce e lo seduce. I suoi gesti gli rivelano una donna indifesa e ricettiva. Tornato a casa non riesce a togliersela dalla mente, ha la sensazione d’averla cercata per anni, gli sembra di avvertire un principio di disgelo che preannuncia l’innamoramento. Che fare? Yair è un raccoglitore di libri rari, lei è insegnante al liceo locale, entrambi sono sposati e hanno un bimbo piccolo da accudire; la possibilità che lei possa accettare una relazione con chicchessia sembra piuttosto improbabile. Ma Yair è un uomo volitivo, ha risorse intellettuali da vendere e matura presto un nuovo progetto. Tentare con Myriam un tipo di relazione come lui stesso non ne ha mai avute prima: una relazione a distanza, esclusivamente epistolare, che sia condotta da entrambi col fermo principio di mai concedersi contatti fisici, “niente corpo né carne”, e la decisione di affidare alla casualità il compito sgradito di mettere la parola fine alla vicenda.
Non sarà facile convincere Myriam a dare risposta alle sue lettere; lui la sfida ad un gioco da giocarsi interamente al di fuori di qualsiasi realtà, dove potranno preservare più a lungo l’incanto e la bellezza di un legame costruito solo sulle parole e sul sogno, “gocce che stillano dalla glandola della solitudine”.
Rinunciando a qualsiasi contatto epidermico per non farsi contaminare dalle “molecole piccole e sudate del quotidiano”, le propone questa relazione come oasi di salvezza dalle schifezze del mondo circostante e la invita ad esplorare con lui un luogo dell’amore dove si possa arrivare a non capire più chi è l’uomo e chi la donna perché in esso sarà offerta la possibilità primordiale di essere se stessi e contemporaneamente anche l’altro. Myriam gli apre l’anima lentamente e col dolore di incominciare a capirsi mentre si racconta. Arrivano a scriversi anche più volte al giorno, per mesi, di notte, in ogni momento libero, trasformando i liquori corporei in inchiostro, aggrappandosi alla penna con la forza di un abbraccio che non possono concedersi, tutto diventa scrivere anche quando non c’è più penna né foglio, perché si scrive anche solo con la mente, quando si è ossessionati dall’altro. Con grande coraggio entrambi mettono in atto i loro giochi di seduzione, Yair rivelando aspetti di se stesso scomodi e imbarazzanti che potrebbero mettere in fuga Myriam piuttosto che attirarla a sé, chiedendole di essere per lui il coltello, affilato ma misericordioso, che farà stillare da lui la verità. Myriam, anziché ritrarsi, è sempre più ammaliata e vorrebbe sciogliere il loro patto e potersi finalmente incontrare.
David Grossman, scrittore israeliano di grande sensibilità analitica, si destreggia abilmente nella psicologia maschile e femminile, delineando due personaggi che, al di là della simpatia o dell’antipatia che ci possono suscitare, nelle loro poliedriche sfaccettature risultano veri pur nei loro comportamenti a volte assurdi, fino all’epilogo nel quale, molto onestamente, lo scrittore farà autocritica maschile sulla condotta finale di Yair, confermando, una volta di più, l’antico cliché secondo cui, se la donna è disponibile ad amare e a giocarsi tutto per i propri sentimenti, l’uomo cerca più che altro di farsi amare e celebrare da lei ma è assai poco propenso a sacrificare per lei qualcosa di sé. Anzi, ottenuto lo scopo, spesso perde l’interesse e cerca di ritrarsi dalla storia con la stessa determinazione con cui vi era entrato. La circolarità del comportamento maschile lo riconduce ogni volta al punto di partenza, quasi una coazione a ripetere all’infinito gli stessi sbagli, mentre gli slanci ascensionali che la donna compie nell’impegno che offre alla relazione, la portano a subire un’evoluzione positiva anche nel fallimento.
Una lettura che piacerà soprattutto a coloro che, nell’era delle chat e della posta elettronica, abbiano già sperimentato la ”corrispondenza d’amorosi sensi” che si può instaurare fra due persone nell’approccio virtuale e, prima di riuscire a vedersi e toccarsi, abbiano assaporato il gusto dolce del desiderio e dell’attesa di un evento che spesso resterà migliore del suo concretizzarsi.

1 commento:

  1. Ho letto questo libro durante il susseguirsi monotono di lunghe giornate estive.
    Ha riempito momenti all'apparenza tutti uguali, cambiandogli forma, colore, contorni.
    Disegnando un universo nuovo intorno a me.
    Sempre un libro, un buon libro, dovrebbe avere questa capacità.
    Di una cosa si può essere certi fin dalle prime righe.
    Fin da quando lo si apre per la prima volta, prima ancora di sfogliarlo, appena è nelle nostre mani.
    -
    Grossman ci parla di libri e dello scrivere.
    Scrivere (e leggere) è un atto d'amore. Si scrive sempre per qualcuno, a qualcuno.
    Scrivere (e leggere) è un atto d'amore. A volte ci si obbliga a distrarsi per prolungarne il piacere.
    -
    Ma fin dall'inizio si è consci che a un certo punto, dopo un certo numero di pagine, dopo un certo numero di parole e di emozioni scatterà inesorabile la ghigliottina.
    La pagina bianca dopo l'ultimo punto.
    La parola fine.
    E dopo, cosa rimane:
    .. un vuoto
    .. la paura di ricominciare
    .. la necessità di ricominciare
    .. la realtà
    E come ci si sente nel ritrovarsi, nei momenti a lui dedicati, senza più pagine da svelare?
    Può bastare avere un'alternativa pronta sul comodino?
    David Grossaman ci parla soprattutto d'amore.

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