Qui non mi trovate,
io qui non ci sono.
Sto nella stanza accanto
dove non c'è nessuno.

22.2.11

A che cosa serve la poesia



A che cosa serve la poesia? Può servire.
Vi faccio un esempio.
Prendete una coppia che va abbastanza bene:  


due o tre lustri di convivenza


casa figli interessi comuni.
I coniugi però, non essendo nè sordi nè orbi
nè privi di altri sensi
naturalmente non immuni
dal notare che il mondo è pieno di persone attraenti
dell'altro sesso

di cui alcune, per circostanze favorevoli,
sarebbero passibili di un incontro più ravvicinato.
***
Sorge allora un problema che propone tre soluzioni.


La prima è la tradizionale repressione:
non concupire eccetera

non appropriarti dell'altrui proprietà
per cui il coniuge viene equiparato a un comò
Luigi XVI o a un televisore a colori


o a un qualsiasi oggetto di un certo valore
che non sarebbe corretto rubare.




La seconda soluzione è l'adulterio
altrettanto tradizionale

che crea una quantità di complicazioni



la lealtà (glielo dico o non glielo dico?)
la desolazione di motel occasionali

la necessità di costruire stratagemmi di copertura
che non sopprimono la paura
di scoccianti spiegazioni.


La terza soluzione è senz'altro la più pratica.
Si prendono i turbamenti e i sentimenti
le emozioni e le tentazioni
si mescolano bene si amalgama l'immagine

con una salsa di fantasia
e ci si fa sopra una poesia
che si mastica e si sublima
fino a corretta stesura sulla macchina da scrivere


e infine si manda giù
si digerisce con un po' di amaro
d'erbe naturali

e non ci si pensa più.


                                           da una poesia di Joyce Lussu


*

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